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Giovedì 02 Novembre 2023 09:28

Patrocinio a spese dello Stato senza controlli


avv. Francesco Valentini *

Il patrocinio a spese dello Stato è una garanzia di difesa per coloro che non hanno un reddito (dichiarato) tale da permettere la possibilità di difendersi dinnanzi all’autorità giudiziaria civile, penale, amministrativa, contabile, tributaria e nonché nelle procedure di mediazione civile. L’avvocato viene pagato dallo Stato e non può chiedere compensi o rimborsi al cliente ammesso al gratuito patrocinio. Non sarebbe superfluo, però, un più attento controllo su mascherate richieste pecuniarie extra, da parte di alcuni legali, che costituiscono un illecito disciplinare deontologico (art. 85, c. 3, D.P.R. 115/2002 e art. 29, c. 8, Codice deontologico forense).

In caso di condanna al pagamento di somme a favore della controparte da parte del beneficiario del c.d. gratuito patrocinio, queste non sono a carico dello Stato. Infatti, il beneficio riguarda solo gli onorari e le spese dovuti al difensore.

Il limite massimo del reddito lordo per accedere al beneficio è di €. 12.838,01 e deve calcolare tutti redditi di ciascun componente del nucleo familiare (eccezione fatta per le indennità di accompagnamento), compresi quelli non sottoposti a tassazione, quelli percepito “in nero” e/o quelli provenienti da attività illecite (Cass. Pen. 23223/2016; Cass. Ord. 24378/2019; Cass. Civ. n. 46159/2021). Tra i familiari, sono compresi il convivente more uxorio, nonché tutte le persone che coabitano, anche se non legati da vincoli di parentela e affinità, con il richiedente e contribuiscono alla vita in comune.

Rientrano, indicativamente, nel calcolo del reddito imponibile per l’accesso al beneficio: le pensioni, l’assegno di separazione o divorzio a favore del coniuge, l’assegno a favore dei figli, benché non costituisca reddito (cfr. Cass. Pen. 18818/2016), gli interessi dei conti correnti e i proventi da fondi di investimento, gli interessi di Bot, Cct e Btp ed il reddito di cittadinanza.

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Giovedì 26 Ottobre 2023 10:36

Fermiamo i soliti e protetti furbetti


Un Registro unico regionale dei contributi

a difesa dei cittadini in difficoltà economica


Le regioni e gli enti locali dispongono di ingenti somme e benefici vari da elargire a cittadini bisognosi, ma anche a quelli (numerosi) che non ne hanno diritto. La raccomandazione fa chiudere un occhio agli amministratori, mentre il clientelismo li chiude tutti e due e, soprattutto, gli amministratori non amano essere denunciati pubblicamente.

Assistiamo allo sperpero del danaro pubblico per assistere persone che non ne hanno diritto – e tutti lo sanno – a scapito degli anziani e di coloro che non riescono ad arrivare alla fine del mese a causa di evenienze sociali, spesso non preventivate, per sopraggiunta malattia, per perdita di lavoro e per una vecchiaia con una pensione ridicola al termine di un lavoro logorante.

Il genitore separato, se padre, viene discriminato non solo nella concessione dei contributi, negli esoneri fiscali per i servizi previsti per i figli, nel diritto alla casa popolare, locata (cioè, data in affitto) gratuitamente o a cifre irrisorie, e in tante altre agevolazioni che i politici elargiscono, perché percepiti dalla madre collocataria, compreso il patrocinio a spese dello Stato, alla quale va anche l’assegno per i figli (spesso eccessivamente sproporzionato rispetto ai giorni che il genitore non collocatario tiene i figli sull’arco temporale di 14 giorni), che il padre mensilmente versa, senza che vengano verificate le somme effettivamente percepite dalla genitrice (poiché i figli continuano ad essere collocati presso la madre anche dopo 17 anni dall’entrata in vigore della l. 54 che istituiva l’affido condiviso), sia dai vari enti pubblici e privati, che dai redditi percepiti, ma non dichiarati, cioè dal lavoro a nero (questi principi valgono anche per la verifica che il giudice ha l’obbligo di fare per la conferma dell’ammissione al patrocinio a spese dello Stato).

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Giovedì 19 Ottobre 2023 08:47

Ricorso congiunto per separazione e divorzio


avv. Francesco Valentini

La Cassazione (Sez. Civ., sent. n. 28727 del 16.10.2023) mette fine alla discrezionalità con cui molti magistrati applicavano la c.d. Riforma Cartabia in merito alla separazione consensuale e divorzio congiunto, stabilendo che ”in tema di crisi familiare, nell’ambito del procedimento di cui all’art.473-bis.51 c.p.c., è ammissibile il ricorso dei coniugi proposto con domanda congiunta e cumulata di separazione e di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio“.

La diversa interpretazione della legge da parte di alcuni giudici aveva creato disuguaglianza tra i cittadini, che chiedevano, in un unico atto e con domanda congiunta e cumulata, sia la separazione che lo scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio; costringendo, coloro che si vedevano rigettata la richiesta, a seguire la via dei due diversi procedimenti, come avveniva prima dell’entrata in vigore della riforma del codice di procedura civile (28.02.2023). Ciò voleva dire doppia parcella dei legali e doppio contributo unificato. Il chiarimento della Cassazione, finalmente, pone termine alla difformità di pronunce di merito, ristabilendo un criterio univoco di interpretazione dell’art. 473 bis – 49 c.p.c.

Con questa sentenza, la Cassazione ha chiarito i dubbi interpretativi cosicché la normativa vigente può essere applicata in modo univoco e senza disparità di trattamento su tutto il territorio nazionale" (O.c.f., Organismo Congressuale Forense). Oltre ai vantaggi economici per la riunificazione degli atti di separazione consensuale e divorzio congiunto, verranno snelliti i tempi del procedimento, eliminate le fastidiose lungaggini burocratiche penalizzanti il cittadino comune e ci sarà risparmio di tempo e di energie. Infatti, i giudici, restando invariata la richiesta congiunta, sei mesi dopo la sentenza di separazione, potranno emettere anche quella di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio.

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Giovedì 12 Ottobre 2023 09:14

Essere figlio di separati, oggi


La separazione dei genitori è una esperienza che segna la vita di tanti minori, che si trovano al centro di un vortice che non li tutela, nonostante si voglia far credere che tutto viene fatto per il loro superiore interesse. Attorno a questi figli di genitori non più conviventi si muovono tantissime lobby, il cui interesse è solo economico ed ideologico, e tante istituzioni, impreparate e pressapochiste, sentenziano sulla vita dei minori, senza conoscere minimamente le loro situazioni, caso per caso, leggendo, doverosamente, gli atti del procedimento di affido.

Documentarsi prima di decidere è un imperativo disatteso in troppi tribunali, forti dell’assurdo privilegio di non pagare, di persona, per i danni provocati ai cittadini. Tutto ciò, però, ha un grande costo sociale, che condizionerà la futura società e le cui responsabilità sono note a tutti, ma nessuno, seriamente, vi pone rimedio. I sindacati di categoria sono vere e proprie corporazioni protese a difendere operatori che, troppo spesso, non applicano la legge vigente e con i vari protocolli si sostituiscono al legislatore, a cui compete fare le leggi. Si parla quasi sempre di diritti della categoria e poco dei doveri verso i cittadini per far sì che la legge sia realmente uguale per tutti.

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Giovedì 05 Ottobre 2023 08:59

Lasciarsi pensando ai figli


Ci sono pervenute numerose considerazione sullo spot della pesca per sottolineare, in modo quasi univoco, la pretestuosità delle polemiche sul messaggio pubblicitario della Esselunga e, l’opportunità (sarebbe meglio dire l’urgenza) di un serio dibattito sulla possibilità di lasciarsi pensando ai figli, cioè di rimanere genitori, cercando di attenuare la rabbia che cova nella coppia dei genitori che non convivono più con i figli. La conflittualità, talvolta incontenibile, è un’arma che uno dei genitori, con la benevolenza di magistrati, psicologi e assistenti sociali, spesso sfrutta per combattere l’altro genitore, senza tener conto del danno, talvolta irreparabile, provocato nei minori che vengono utilizzati per rivendicazioni e/o vendette, che nulla hanno a che vedere con il benessere dei figli, che ogni genitore dovrebbe tutelare.

E’ possibile tutelare i diritti extra-figli, ricorrendo al tribunale per avere giustizia nei rapporti precedenti la fine della convivenza, tenendoli, però, ben separati dagli inalienabili diritti dei minori ai quali rimane integro il diritto alla serenità anche quando la famiglia si separa. I figli non possono essere utilizzati per dare sfogo ad una vendetta che, in quanto tale, non è mai giustificata. La vendetta strumentalizza la giustizia, ma non la rispetta.

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Martedì 03 Ottobre 2023 08:47

Abruzzo


Tribunali da “ansia e panico” … per i bambini


Abruzzo.web -L’Aquila, il 1 ottobre, ha pubblicato un interessante articolo dal titolo: “Assistenza Padri Separati Abruzzo. Busti:ansia e panico dei bambini”. La psicologa ha posto all’attenzione pubblica abruzzese la denuncia sulla situazione esistenziale dei bambini quando finisce la convivenza dei genitori, lasciati in preda dell’ansia e del panico. Abbiamo inviato il presente commento al quotidiano on line “Abruzzo web”.

***

Il riconoscimento del Registro per il diritto del minore alla bigenitorialità, in realtà, non cambia assolutamente nulla, proprio perché è un registro virtuale – non è dato comprendere chi lo possa consultare, di preciso, e per quali fini, visto che le comunicazioni cartacee vanno inviate (per legge) all’indirizzo di residenza, ma non al domicilio, di cui al registro sopra illustrato – e, a mio parere, inutile, perché la situazione dei figli dei separati e dei loro genitori, soprattutto di quello emarginato dalle istituzioni nell’affido dei minori, resta immutata.

L’ associazione Assistenza papà separati Abruzzo, radicata nel territorio, deve attivarsi per incidere nella gestione degli affidi e per porre termine alle troppe e assurde discriminazioni che coinvolgono tribunali, servizi sociali, ctu, avvocati, psicologi, pedagogisti, sociologi e amministratori locali che provocano tensioni tra i genitori e forte disagio esistenziale nei minori che, come sottolineato dalla dott.ssa Rona Musti, “loro hanno i diritti completamente violati. Sono loro che durante le separazioni di coppia ci vanno a rimettere in prima linea dal punto di vista psicologico ma di conseguenza anche dal punto di vista fisico”.

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Giovedì 28 Settembre 2023 12:11

L’emarginazione del padre e le baby-gang:

le responsabilità di tribunali e servizi sociali


C’è grande preoccupazione per il fenomeno delle baby-gang, in continuo incremento, poiché una grossa fetta della realtà giovanile è fuori controllo e mette a rischio la sicurezza dei cittadini. Tante sono le analisi e le soluzioni proposte dalla intellighenzia socio-psicologica sostenuta dal consenso politico, che, con poche idee e scarsa cultura giovanile, non ha proposto nulla di veramente serio per risolvere il problema. Ci sono stati tanti espedienti che lasciano il tempo che trovano e il fenomeno, nel frattempo, aumenta e diventa sempre più incontrollabile.

Gli esperti, salatamente pagati con i soldi pubblici per farci ripetere il solito “ovvio”, per spiegare il fenomeno, scomodano, ancora una volta, la scuola e invocano pene più severe, dimenticando che qualsiasi soluzione deve passare, prima di tutto, per la famiglia e che con le manette non si educa. Di questo triste e preoccupante fenomeno giovanile la famiglia ne è la principale responsabile, perché, di fatto, ha rinunciato al proprio ruolo educativo nei confronti dei figli, delegando, in sua sostituzione, la strada, i luoghi di aggregazione e la scuola, che a tutto dovrebbe dare risposta e, in genere, non fa più cultura e formazione nei giovani. La scuola, poi, in molti casi, è in balìa di improvvisatori culturali, scientifici e ad educatori con teorie stravaganti e, spesso, anche improvvisate per coprire la mancanza di professionalità, sia come educatori che come istruttori professionali.

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Giovedì 28 Settembre 2023 12:08

Comunicato stampa


La pesca della discordia


Una bambina, una madre, un padre e una pesca per sottolineare che la cattiva gestione della genitorialità nelle separazioni può essere superata con un gesto semplice, non intellettuale, come il dono di una pesca tra i due genitori separati attraverso la mediazione della figlia. Assurda la polemica ad arte montata attorno a questo spot pubblicitario intelligente e coinvolgente per chi constata o sperimenta i danni provocati da una perenne e assurda conflittualità tra genitori non più conviventi alimentata da interessi che nulla hanno a che vedere con la bigenitorialità e la cogenitorialità che sono punti fermi nella crescita dei nostri figli per garantire loro serenità ed equilibrio psico-fisico.

Il messaggio pubblicitario di Esselunga non piace a chi non è abituato a riflettere sui disagi provocati nei figli dalla conflittualità genitoriale e, di conseguenza, non accetta che vengano proposti alla nostra riflessione in modo diretto, seppur delicato, coinvolgente e, diciamolo pure, provocatorio. Si evidenzia la difficile situazione dei minori coinvolti nelle separazioni dei genitori, indicando, però, la soluzione: la pesca dell’amore filiale per superare le barriere psicologiche da troppe istituzioni innalzate contro quei minori che dovrebbero difendere. Costoro, forse, rigettano lo spot pubblicitario perché vorrebbero messaggi esistenziali meno chiari e meno propositivi e una pubblicità formale, quasi sempre vuota.

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