Venerdì 23 Maggio 2025 16:30 |
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La legge c’è e va applicata sul serio
Si è papà tutti i giorni e nella quotidianità dei figli
Il Tribunale di Verona (ordinanza del 7.4.2025), codice di procedura civile in mano, applica l’art. 473-bis.39 e condanna una madre per aver violato le decisioni del tribunale sul diritto del minore di stare anche con il padre, perchè si era trasferita all’estero con il figlioletto e, nonostante venisse spesso in Italia per i processi in corso, non lo portava con sé per farlo stare con il padre. Per questa sua condotta ostruzionistica, era stata condannata, nello scorso autunno, ad una multa di €. 3.000 euro dallo stesso tribunale scaligero per il mancato rispetto del diritto di visita padre-figlio. Nei primi mesi del 2025, anche il tribunale del paese estero in cui si trovava l’aveva condannata disponendo di riportare il figlio in Italia per rispettare il diritto di visita del minore con il padre.
Il tribunale, con questa ordinanza, affronta la questione della violazione del diritto di visita da parte del genitore collocatario/affidatario con chiarezza (rispetto della legge) e con determinazione, in base alle leggi vigenti, poichè ha ritenuto che la condotta materna fosse “gravissima” e non ha avuto remore nell’applicare alla madre una multa di 200 euro per ogni giorno di inadempienza. La riforma Cartabia, del 2022, prevede, infatti, che il giudice possa intervenire d'ufficio, cioè anche senza denuncia (o ricorso) specifica, nei confronti del genitore che non rispetta le regole dell’affido del minore, ma che, purtroppo, i giudici ignorano ed evitano, salvo poche eccezioni, di applicarla, perché colpirebbe, principalmente, le donne inadempienti.
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Venerdì 23 Maggio 2025 16:25 |
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Corsi sulla genitorialità non condivisa
Esiste, tra i genitori non più conviventi, una forte preoccupazione per non poter più esercitare il loro fondamentale diritto ad essere educatori dei propri figli, a causa della imposizione di un distorto loro affido, penalizzante milioni di padri, non tutelati giuridicamente dalla superficiale applicazione della relativa legge, sia con l’“invenzione” della collocazione prevalete dei minori ad un genitore (leggasi la madre, che significa anche non riconoscere il diritto alla bigenitorialità dei figli), sia per l’incomprensibile ritrosia dei giudici a concedere il condiviso in modalità paritaria, sia per l’influenza (o, meglio, prepotenza) dei servizi sociali, sempre più coinvolti dai magistrati a mansioni che non competono loro per la mancanza della necessaria competenza culturale e giuridica.
Si è padri ogni giorno, ma non solo di tanto in tanto, a discrezione (più che altro a discriminazione) di chi è chiamato a tutelare il superiore interesse del minore. Le preoccupazioni di tantissimi genitori, che non rinunciano al proprio ruolo, sono più che comprensibili alla luce delle crescenti devianze (o potenzialmente tali) giovanili e al loro ruolo marginale nella crescita dei figli.
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Venerdì 23 Maggio 2025 16:20 |
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La Giustizia responsabile
delle discriminazioni sui minori
La Giustizia, così come opera, non è affatto rassicurante per i cittadini che hanno a cuore il futuro dei propri figli e, purtroppo, devono rassegnarsi ad un modus operandi che in nome dei minori penalizza proprio quelle persone che dovrebbe tutelare. La discriminazione è la conseguenza di una cultura che non vuole e/o teme i movimenti che, in nome di una arrogante superiorità di genere (matriarcato), finiscono per sacrificare i minori, togliendo la insostituibile presenza del padre, con la complicità di un servizio sociale spesso impreparato e quasi sempre incontrollato dai dirigenti.
La Giustizia, così, si rende responsabile di provvedimenti che non hanno nulla a che vedere con il superiore interessi dei minori, di cui i giudici, a parole, si fanno paladini. La situazione sociale giovanile, anche nella Valle, rivela che la mancata presenza paritaria dei genitori nello loro crescita operata dai giudici che amministrano separazioni, divorzi e affidi con troppa leggerezza e, spesso però, alcuni anche con scarsa conoscenza della legge stessa. Non è più tollerabile la giustificazione, quasi sempre non disinteressata, che le sentenze non si criticano ma si accettano. No, perché la cronaca ci dice che la giustizia molte volte è ingiusta e che la sua applicazione provoca tante sentenze di condanna su cittadini innocenti.
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Lunedì 12 Maggio 2025 16:16 |
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Assurdità del Tribunale di Aosta
Devi mantenere i furbetti figli,
da tempo maggiorenni
Un vecchio adagio recita che la legge è uguale per tutti, salvo quando non disponga diversamente, e la nostra trentennale esperienza nel mondo delle separazioni e dell’affido dei figli conferma la validità della filosofica sentenza dei nostri antenati anche se basata sul vissuto quotidiano. La costituzione (art. 3) sancisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” e, di conseguenza, ribadisce che, in nome del principio di uguaglianza, la legge deve regolare in maniera uguale situazioni uguali ed in maniera diversa situazioni diverse, bandendo, nei tribunali, la disparità di trattamento tra i cittadini che si trovino in situazioni simili.
La giustizia ingiusta è fonte di emarginazione dei minori, di conflittualità genitoriale, di discriminazione tra i genitori e causa del preoccupante disagio sociale giovanile, che mina le basi della società stessa.
Già nel 1996, Antonio Sonatore, protestava contro i provvedimenti del tribunale di Aosta e di quelli torinesi, che, invece di aiutarlo a fare il padre, gli avevano sospeso la potestà genitoriale e vietato di avvicinarsi alla adorata figlia, arrivando, la mattina di Pasqua, in preda alla disperazione, a darsi fuoco a fianco dell’ingresso del tribunale. Un suicidio che poteva essere evitato e che non ha insegnato nulla alle istituzioni della minuscola regione autonoma italiana. Ad Aosta, si continua ad amministrare la giustizia con una modalità non sempre comprensibile e percepita da tanti genitori come formale, ingiusta e discriminante quasi sempre il padre.
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Lunedì 05 Maggio 2025 08:35 |
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Il problema minori va affrontato con serietà
di Ubaldo Valentini
L’informazione, spesso pianificata, mentre ci ricorda continuamente l’inaccettabile violenza minorile e giovanile, che coinvolge anche i ragazzini nel manifestare la loro arroganza e prepotenza, frutto di un opprimente stato interiore di inferiorità, con coltelli e rivoltelle, segnala l’indifferenza delle istituzioni nel risolvere il problema, limitandosi al pianto di circostanza. Il problema esiste ed è grave, ma la politica volge lo sguardo altrove e cerca di scrollarsi le proprie responsabilità in iniziative diversificate e inutili. Non ha il coraggio di affrontare seriamente la questione per la paura di dover affrontare le conseguenze delle sue specifiche responsabilità. La violenza esiste, perché la società è violenta e la politica nulla fa per prevenirla, non con leggi speciali (applicate sempre con la solita discrezionalità), ma con una diversa cultura del rispetto e della vita delle persone.
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Giovedì 24 Aprile 2025 17:10 |
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Aosta
Concertazioni sulle criticità minorili
I tempi dei compromessi politici sulle criticità dei minori valdostani non possono avere proroghe, poiché, ormai, le problematiche presenze giovanili non possono essere ignorate, facendo finta che non esistano quartieri dove la tutela dei minori sia latente e dove mancano serie iniziative per affrontare l’abbandono scolastico, le baby-gang, l’uso costante di stupefacenti e di alcol, il rifiuto di qualsiasi responsabilità sociale. Tutto ciò, e dell’altro, è noto alla società valdostana e precisamente ai servizi sociali, alle forze dell’ordine, ai politici, alle organizzazioni di volontariato e soprattutto al variegato, e abbondante, mondo delle strutture ideate e protette dai servizi sociali e dai politici, perché sono sempre collettori di voti.
La preoccupazione dei voti è impellente, perché, nei prossimi mesi, si andrà al rinnovo del consiglio regionale e del consiglio comunale di Aosta. Appuntamenti che potrebbero riservare anche amare sorprese a chi da sempre è ancorato a poltrone pubbliche, rendendo la vita politica una ben retribuita fonte occupazionale. C’è chi esercita, da sempre, il mestiere di politicante e non esita a cambiare repentinamente la propria collocazione politica (cd. casacca) quando annusa che potrebbe perdere certi privilegi. Questa è solo malapolitica, permessa dai cittadini, che continuano ad eleggere politici non in base alle loro testimoniate capacità amministrative, etiche e sociali, ma tenendo presenti i propri vantaggi per un consigliere amico nel Palazzo regionale o comunale.
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Venerdì 18 Aprile 2025 11:37 |
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Utilizzo delle registrazioni telefoniche
senza il consenso
La Cassazione, con l’ord. 5844 del 3.5.2024, ritorna sulla liceità dell’utilizzo delle registrazioni di conversazioni telefoniche effettuate di nascosto e, quindi, senza alcun consenso di controparte, per esercitare il proprio diritto di difesa.
Il diritto di difesa, come si legge in una precedente ordinanza (Cass. civ. n. 27424/2014), inoltre, "non è limitato alla pura e semplice sede processuale”, ma si estende anche a “tutte quelle attività dirette ad acquisire prove in essa utilizzabili, ancor prima che la controversia sia stata formalmente instaurata mediante citazione o ricorso; non a caso, nel codice di procedura penale, il diritto di difesa costituzionalmente garantito dall'art. 24 Cost. sussiste anche in capo a chi non abbia ancora assunto la qualità di parte in un procedimento".
La Cassazione ribadisce che l’art. 51 c.p. e l’art. 24 del codice della privacy affermano che “non c’è violazione del diritto alla riservatezza, cioè la condotta di registrazione d'una conversazione tra presenti in mancanza dell'altrui consenso, ove rispondente alle necessità conseguenti al legittimo esercizio del diritto di difesa in giudizio ... purché l'utilizzazione di tale registrazione avvenga solo in funzione del perseguimento di tale finalità e per il periodo di tempo strettamente necessario”.
La giurisprudenza maggioritaria considera gerarchicamente superiore il diritto alla difesa di un diritto fondamentale rispetto alla riservatezza dei terzi, coinvolti a loro insaputa. Lo stesso Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR, regolamento europeo n. 2016/679, art.17 e 21), riporta/dice che il diritto alla difesa prevale sul diritto alla protezione dei dati personali. Senza il consenso, quindi, la registrazione è lecita e utilizzabile se chi registra è parte della telefonata o presente alla conversazione il cui fine è quello di raccogliere significativi elementi per un’eventuale separazione, con specifiche prove sia dei maltrattamenti in famiglia, che l’ammissione del tradimento o il disinteresse per i figli, che il lavoro non dichiarato. Chi parla in presenza di altre persone, di per sé, è a conoscenza e accetta, come afferma la giurisprudenza, il rischio di essere registrato e, di conseguenza, diventa superfluo il preventivo consenso.
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Giovedì 10 Aprile 2025 17:34 |
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VALLE AOSTA
Antonio Sonatore: il dramma di un padre disperato
Il 7 aprile è stato celebrato il 29° anniversario di quel lontano giorno di Pasqua del 1996 in cui un padre, che, da tempo, protestava contro la giustizia ingiusta, che non gli permetteva di vedere e stare con la sua adorata figlia, si è tolto la vita. Alla vigilia della festa cristiana, aveva salito le scale del tribunale per chiedere direttamente al presidente il diritto di poter vedere la figlia, nel giorno della festa cristiana, dato che gli era stata “tolta” la (allora) potestà genitoriale. Il presidente, che non si è rifiutato di parlare con lui, prima di accogliere la sua richiesta, dovrebbe aver telefonato, in sua presenza, alla madre della minore, chiedendole, presumibilmente, se poteva permettere l’incontro padre e figlia. La stessa dovrebbe aver risposto, in maniera presumibilmente negativa. Quindi, è crollata, per questo padre disperato, anche questa ultima sua illusione. Di conseguenza, ha ripreso a manifestare contro i dinieghi che non gli permettevano di stare con sua figlia in modo significativo, sia in piazza del comune che dinnanzi al tribunale, rispondendo con garbo, come sempre, anche a coloro che gli chiedevano le motivazioni della sua clamorosa protesta.
Ancora oggi alcuni cittadini continuano a chiedersi le ragioni per cui non venne accolta dalle autorità giudiziarie la sua richiesta di vedere la figlia, le ragioni della sua fuga con la figlia in Francia, il conseguente carcere e le ragioni delle denunce per stalking (poiché telefonava continuamente alla moglie per chiederle di fargli vedere la bambina). Non entriamo in merito alle scelte fatte dai vari giudici, ma diciamo solo che la legge dovrebbe essere applica nello stesso modo – sempre – per tutti. La giustizia ha seguito la sua via, che, allora come oggi, non sempre risulta essere rispettosa dei sentimenti di ambedue i genitori e del superiore interesse dei minori, che, comunque, non possono essere oggetto di vendette e di punizioni verso un genitore.
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