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Lunedì 03 Febbraio 2025 10:41

Il reato di mancato mantenimento della prole


Si torna a parlare dell’omesso mantenimento all’altro coniuge e ai figli e le recenti sentenze prese dalle sezioni della Cassazione, civile e penale, con le loro divergenze, evidenziano come la valutazione della violazione dell’art. 570 bis c.p. sia molto più complessa delle soluzioni salomoniche, che, invece, caratterizzano le condanne del mancato versamento dell’assegno di mantenimento, spesso giustificate da un diritto astratto che non pondera i fatti concreti che sono alla base della controversia tra obbligato e aventi diritto al mantenimento.

La sesta sezione penale, con la sentenza n. 32576/2022, nello specificare i presupposti nei quali si consuma il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare, introduce l’attenuante della sopravvivenza dignitosa per l’obbligato. Il giudice, recita la sentenza, nei provvedimenti di sua competenza, deve tener conto non solo dello stato di occupazione lavorativa del genitore inadempiente ma, anche della sua reale possibilità di accedere a risorse economiche ulteriori e/o diverse per bilanciare le reali possibilità dell’obbligato, quasi sempre il padre, con il diritto della prole e dell’ex a vedersi corrisposto il mantenimento stabilito dal giudice.

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Lunedì 03 Febbraio 2025 10:36

Finanziamenti e benefici pubblici per i minori:

l’erogatore deve informare ambedue i genitori


La Regione, con oltre settanta rivoli, spesso clientelari, ed altre istituzioni pubbliche elargiscono a gogò finanziamenti, benefici fiscali, agevolazioni varie, anche sull’edilizia popolare, senza renderne conto a nessuno, nonostante i soldi dati con molta generosità ad alcune madri ed evidente parsimonia ad altre, in nome della tutela dei minori, siano soldi pubblici ed esistono organismi amministrativi di controllo specifici, da nessuno attivati, seriamente. L’ente locale, la Regione in Valle d’Aosta, che gestisce direttamente o tramite deleghe ad altre istituzioni o enti locali erogano somme ingenti di beneficenza di alcuni miliardi di euro. E’ impossibile, per il cittadino, venire a capo dello sperpero dei soldi pubblici per mancanza di un unico registro dei finanziamenti e dei benefici fiscali delle persone che ne beneficiano. I servizi sociali gestiscono, pertanto, una somma di danaro pubblico con la massima discrezionalità, che, spesso, rasenta la discriminazione tra genitore e genitore, tra cittadino e cittadino. Il regolamento sul funzionamento dei servizi sociali in presenza di affido dei minori è quanto mai urgente per porre fine alla diffusa discriminazione di genere operata da un servizio sociale, privo delle dovute garanzie di oggettività e rispetto delle persone.

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Lunedì 20 Gennaio 2025 09:22

Discriminazione genitoriale.

La responsabilità dei giudici, del servizio sociale e dei politici

 

Timidamente qualche giudice incomincia a considerare il padre come possibile vittima di soprusi familiari da parte della moglie o della compagna e madre dei suoi figli e, rispettoso del proprio ruolo, si mette, così, al disopra delle parti per valutare complessivamente il loro comportamento familiare e genitoriale. Qualcosa sta cambiando in alcune aule dei tribunali italiani, ma la grande ingiustizia contro il genitore di sesso maschile permane grazie alla mancanza dei dovuti controlli istituzionali e al pernicioso rapporto tra giudice e servizio sociale, basato sul principio di coprirsi reciprocamente le spalle. Il giudice incarica gli assistenti sociali (sempre più spesso appartenenti a strutture private, esterne all’ente locale, e senza regolamento operativo) di analizzare il caso oggetto del procedimento di affido, senza minimamente regolamentare, in nome della trasparenza, la loro attività, a garanzia di ambedue i genitori.

Gli assistenti sociali, incuranti delle disposizioni di legge, orgogliosi dell’incarico, non si limitano a riferire al giudice la situazione dei minori e dei loro genitori, non rispondono alla legge 241/90 (disposizioni in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi) e non danno nessuna garanzia di oggettività del loro operato, estromettendo sempre il padre e, quando lo consultano, nelle relazioni, non riportano mai le critiche formulate contro l’ingiusto e arbitrario operato dell’altro genitore. Trasmettono illegittimamente al giudice le loro indicazioni per l’affido dei minori, azione, questa, non di loro pertinenza, ma di esclusiva competenza del giudice. Strasburgo ha sempre condannato l’ingerenza dei servizi sociali nel formulare ipotesi di affido, poiché privi della specifica competenza scientifica e professionale. Si veda, a tal fine, le condanne, anche pecuniarie, inflitte all’Italia per l’operato dei tribunali piemontesi.

 

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Lunedì 20 Gennaio 2025 09:13

Magistrati competenti nel diritto

minorile e di famiglia

 

Ogni tribunale dovrà avere una sezione per la famiglia e per i minori, con personale altamente specializzato sulle problematiche inerenti i minori, il loro affido, le separazioni ed i divorzi in vista della chiusura dei Tribunali per i Minori, giunti ormai al capolinea per la loro consolidata inefficienza nel tutelare, veramente, il bene superiore dei minori.

I magistrati che verranno destinati a questa importante, meglio vitale, sezione della giustizia italiana dovranno avere competenza, essere trasparenti, imparziali e conoscere le dinamiche psico-sociali dei minori e dei genitori per contenere la diffusa conflittualità originata dalla eccessiva discrezionalità dei giudici, spesso influenzati da relazioni, superficiali e talvolta improvvisate, dei servizi sociali, notoriamente schierati con il genitore prevalentemente collocatario.

Occorre cambiare radicalmente la gestione degli affidi dei minori, ridimensionando l’uso eccessivo e, talvolta, addirittura, persecutorio verso il padre, quasi sempre immotivato, dell’affido esclusivo, del ricorso alle residenze protette, dell’affido extrafamiliare, tenendo conto che certe denunce per maltrattamenti in famiglia sono suggerite da associazioni consigliate dagli stessi servizi sociali, in cui operano persone senza scrupoli ed inebriate dal principio che l’uomo è sempre violento e incapace a crescere i figli. I fatti, invece, ci dicono il contrario e il ricorso sbrigativo al Codice rosso, preceduto da denunce che, in quasi tutta Italia, hanno troppi caratteri comuni anche nella formulazione e, soprattutto, mancano del dovuto riscontro probatorio, è azionato per tutelare la madre, ma non i figli, frequentemente privati del loro diritto alla bigenitorialità, estromettendo il padre dal loro mondo affettivo e culturale.

 

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Giovedì 19 Dicembre 2024 10:27

NON AUGURI, è il tempo di stare in silenzio!


Se CRISTO mi ascoltasse gli chiederei di cancellare questa umanità, lasciando in vita solo bambini, per cominciare dalla NATIVITA’. La civiltà, il progresso, le libertà, la democrazia hanno il suono di parole vuote, senza valore e significato. In nome dei valori di civiltà, di libertà e della democrazia apre conflitti e guerre infinite.  Nelle guerre e nei conflitti della SOCIETA’ CIVILE sono i bambini che pagano il prezzo più alto, di morti ammazzati con atrocità sconvolgenti.

Nessuno ascolta la disperazione infinita del loro pianto. La pietà si ammanta di orrore, di odio e di vendetta. Lo stesso fluido invade l’uomo e la donna nelle questioni di separazione. E le istituzioni non aiutano la Civiltà a superare la questa fase. Anzi qui entrano in gioco le Convenzioni, le leggi, le regole, la GIURISPRUDENZA con la casistica adattata, come se le questioni avessero lo stesso identico vestito, stessa cultura degli attori in scena. Ragioni diverse, con interessi diversi che non riguardano i figli, i minori, ma ragioni e interessi che riguardano due o più persone.

Comincia in questo momento la tragedia per il minore e per il genitore più colpito, meno protetto, o tutelato.

Comincia in questo momento la solidarietà di genere, accompagnati da atti, relazioni, di comportamenti di favore. Visite e incontri a tempo, in luoghi non protetti, condotti e diretti da personale e professionisti a pagamento, recintati da un circuito vizioso di termini, ordinanze fatte a posta, magistrati e giudici occasionali che rivedono il caso, lo rileggono, lo ricostruiscono secondo il rito e la prassi della giustizia lunga e stanca. I minori trascinati da un’aula all’altra, da un tribunale all’altro, per tempi biblici fino alla maggiore età.

In questo tempo il minore ha cambiato volto e voce, in questo tempo il minore ha visto il padre una decina di volte, in questo tempo il minore è entrato nella intricata giungla di una società in cerca della sua identità.

Gli AUTORI di questa Società ci consegnano il minore-cittadino, a loro immagine e somiglianza. Dei loro errori e responsabilità paga anche il genitore tenuto a pane e acqua.

Sono oltre 20 anni che richiamiamo le istituzioni coinvolte su questi problemi e fatti che riempiono pagine di cronaca giudiziaria in cui sono coinvolti minori e giovani senza più identità, vittime di una cultura di disprezzo dei valori.

Il pensiero della nostra Associazione va a tutti i minori esposti, abbandonati e ai genitori vittime di questa Giustizia.

Avv. Gerardo Spira, presidente onorario dell’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps), Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , tel.348.408.8690, Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , tel. 347.6504095

 
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Giovedì 19 Dicembre 2024 10:24

Non giova a nessuno mettere la testa sotto la sabbia!


E’ tempo di bilanci e non possiamo sottrarci ad analizzare la difficile situazione dei minori con genitori non più conviventi e la insopportabile condizione del genitore non collocatario vittima, di fatto, di servizi sociali incontrollati e sovente chiamati a svolgere ruoli sociali senza la consolidata competenza. La mancata speranza - da parte del genitore estromesso dalla vita dei propri figli - nel dovuto rispetto della bigenitorialità e della cogenitorialità può essere suscitata da una giustizia sbrigativa che finisce, a causa dei suoi consolidati convincimenti ideologici, per essere una giustizia ingiusta che sacrifica, in primo luogo, i minori e il genitore più debole ai condizionamenti di genere imposti dai potenti e onnipresenti centri antiviolenza che, come sappiamo e quotidianamente sperimentiamo, finiscono per condizionare la gestione degli affidi.

La lotta contro la giustizia ingiusta era stata l’invano impegno esistenziale del prof. Antonio Sonatore che, prima di darsi fuoco davanti al tribunale di Aosta il 7 aprile 1996, giorno di Pasqua, dinnanzi all’impotenza a far valere i propri diritti paterni negati proprio dalle istituzioni a cui si era rivolto, aveva pubblicamente denunciato la mancata di giustizia negli affidi dei figli (e anche per questo, forse, era stato privato anche della responsabilità genitoriale) ed ora è divenuto simbolo dei padri separati i cui diritti genitoriali sono relegati all’obbligo economico imposto, però, solo ad un genitore.

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Giovedì 19 Dicembre 2024 10:17

In Valle d’Aosta ingiustificati ritardi nell’affrontare

il malessere giovanile in Valle


Un fatto è certo: in Valle ci sono 35 consiglieri regionali per circa 123.000 abitanti (cioè un consigliere ogni 3.514), mentre in Umbria se ne eleggono 20 per oltre 856.000 abitanti (cioè un consigliere ogni 42.800 residenti) e in Lombardia, invece, circa 10 milioni di abitanti eleggono 80 consiglieri, cioè uno ogni 125.000 residenti. Ogni consigliere costa alla collettività che paga le tasse oltre €. 600.000 all’anno, oltre tre milioni a mandato, senza considerare la pensione che va anche agli eredi. Questi numeri evidenziano la costosa e assurda presenza, in Valle, di tanti consiglieri regionali, non più giustificabile, soprattutto perché non garantiscono una politica reale per i cittadini (la potrebbero fare, visto il rapporto di 1 ogni 3.500 abitanti, con il consolidato metodo di porta a porta), ma si rifiutano di dare una risposta immediata alle tante urgenti problematiche che assillano la regione, ignorando completamente quelle giovanili, cioè dei figli dei separati e degli immigrati, che, da decenni, risiedono in Valle.

L’interesse di chi amministra la Regione (che, come i fatti confermano, non ama osservazioni e tantomeno sollecitazioni su specifiche emergenze sociali) è rendere sempre più potente un potere politico che tutela solo se stesso e gli amici di turno, compresi quei partiti/movimenti che dimenticano persino quali siano la loro origine e le loro finalità statutarie. I cittadini (ad alcuni dei quali, economicamente meno fortunati, si elargiscono contributi, agevolazioni e prebende per accattivarsene il favore e per contenere possibili contestazioni da parte dei cittadini) non protestano in modo inequivocabile, perché sono sotto scacco economico e, in alcuni casi, anche lavorativo. La mancata protesta non significa, però, adesione alla politica regionale.

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Mercoledì 18 Dicembre 2024 17:23

Valle d’Aosta: la malapolitica al potere

soldi a gogò, ma solo alle madri!

 

 

Incontrollato è il flusso dei vari contributi che la Regione, tramite i suoi solerti e onnipotenti servizi sociali, elargisce alle madri separate, non più conviventi con il padre dei loro figli, senza il dovuto controllo per verificare se la stessa persona usufruisca di contributi finanziari, agevolazioni fiscali e, talvolta, pure dell’edilizia residenziale pubblica, oltre ai contributi di enti privati, come la Caritas. Si crea un vero e proprio mercato dell’assistenza, che finisce per aiutare, troppo spesso, le persone non bisognose, che usufruiscono del saporito assegno di mantenimento del genitore non collocatario, dell’assegno unico, dei vari benefici pubblici per la madre e per i figli presso di lei collocati prevalentemente e dello stipendio per il lavoro che, spesso, svolgono (anche o solo) a nero.

Le denunce del genitore obbligato a versare alla madre dei suoi figli l’assegno di mantenimento non vengono quasi mai prese in considerazione e nessuno si preoccupa di predisporre i dovuti controlli affinchè l’assistenza economica venga data a chi ne ha veramente diritto. Qualche genitore arriva ad accumulare, a vario titolo, anche decine di migliaia di euro all’anno, giocando sul fatto che decine e decine di persone che operano nel settore del sociale dispensano contributi ed agevolazioni, quali il patrocinio a spese dello Stato, oppure concedono le c.d. case popolari a canoni del tutto irrisori, senza conoscere se la stessa persona o gli stessi minori beneficiano di altri contributi e agevolazioni o dell’edilizia popolare. I redditi della madre non dicono il vero, perché vengono sottratti al fisco gli innumerevoli introiti non dichiarati oppure le dichiarazioni fatte per accedere ai contributi e ai benefici non riportano tutte le somme effettivamente percepite dal genitore richiedente per le strategie evasive messe in atto per poter accedere ai finanziamenti pubblici e per poter pretendere, per i figli, un mantenimento più elevato da parte dell’altro genitore.

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