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Venerdì 16 Febbraio 2024 09:46

Il bonus genitori separati


C’è tempo fino al 31 marzo per presentare la domanda per il bonus genitori separati, contributo introdotto con il “Decreto Sostegni” per aiutare i genitori che, durante la pandemia del Covid, non avevano potuto assolvere al mantenimento dei figli a carico per gravi difficoltà economiche, a seguito della perdita o diminuzione del lavoro. La riduzione di reddito dell’obbligato deve essere inferiore almeno del 30% rispetto al 2019 oppure si deve essere ritrovato senza lavoro per un minimo di 90 giorni.

Ne possono beneficiare solo i genitori non più conviventi, collocatari o affidatari dei figli, che non hanno ricevuto l’assegno di mantenimento dei figli (minorenni o maggiorenni con gravi disabilità) dall’altro genitore durante il periodo della pandemia, dall’8 marzo 2020 al 31 marzo 2022. I genitori richiedenti devono vivere da soli con i figli e il loro reddito complessivo non deve superare gli 8.174 annui. I redditi devono essere quelli relativi alla pandemia, ma non quelli attuali.

Alla domanda vanno allegate le documentazioni attestanti il diritto all’assegno di mantenimento e la documentazione della disabilità degli eventuali figli maggiorenni conviventi e, in specifico, ci ricorda l’Inps “La procedura per la domanda di accesso al contributo del Fondo è stata dettagliata con il messaggio 614 del 9 febbraio 2024”.

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Giovedì 08 Febbraio 2024 09:52

Esiste solo un matriarcato di altri tempi!


 

Le ignobili accuse delle c.d. faccendiere da urlo verso l’uomo in quanto uomo che eserciterebbe il patriarcato per annientare la donna sono una vera e propria bufala sbandierata da coloro che sono insoddisfatte della vita e vogliono distruggere, forse per ragioni ignote pure a loro, il principio della diversificazione dei ruoli tra uomo e donna nella famiglia e nella società. E’ ignobile la campagna contro l’uomo, che sarebbe, a loro dire, artefice di un opprimente patriarcato, ed ancora più ignobile è sfruttare i casi di repellenti femminicidi, inaccettabili, ma da inquadrare in un contesto di false relazioni affettive e di rapporti sociali annullati da internet e, in particolare, dalle chat, che generano, in concreto, solo solitudine e incomunicabilità, per rivendicare una libertà che sarebbe stata soppressa per secoli e millenni dalla volontà del maschio prevaricatore.

Le ragioni delle false accuse di queste sirene, che, spesso, nulla hanno a che vedere con chi veramente lotta contro i maltrattamenti subiti dalla donna, ma, forse di più, dall’uomo, sono da ricercarsi nei generosi contributi economici, abbondanti e incontrollati, non essendo obbligatorio il rendiconto di questi soldi pubblici (controllo non voluto dai partiti che vivono alla giornata), cioè soldi dei cittadini che pagano le tasse e, spesso, hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese.

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Venerdì 02 Febbraio 2024 17:59

In Umbria, nelle separazioni,

predomina la giustizia ingiusta


Ubaldo Valentini*

Il preoccupante dilemma sul futuro dei figli dei separati non troverà soluzione fino a quando la giustizia sarà gestita con una discrezionalità tale che sconfessa la scritta che troneggia nelle aule dei tribunali: La legge è uguale per tutti. Se non si rompe la solidale alleanza e corresponsabilità dei servizi sociali con i giudici,in nome del tacito principio secondo cui la madre è sempre la madre ed ha sempre ragione,se i legali non torneranno ad essere i principi del Foro, cioè professionisti che tutelano sempre il cittadino “abusato” da una legge deviata, mettendo in secondo piano le “salate” parcelle a carico del cittadino, malmenato dalle istituzioni e dall’ex-coniuge, e se i politici continueranno a praticare la politica dello struzzo,la giustizia ingiusta, ormai, purtroppo, assai diffusa, finirà per trasformarsi in malagiustizia, cioè la giustiziacoscientemente manipolata, che, di fatto, distrugge, in primo luogo,i minori, che si vedono estromesso dalla loro vita un genitore e che,spesso, sono ostaggi del genitore collocatario, che non esita a plagiare, per condizionarli a rifiutare l’altro genitore, quasi sempre il padre e, in secondo luogo, nega al genitore estromesso dalla vita dei figli il diritto alla genitorialità.Il tribunale tace, sempre, dinnanzi alla indegna azione del genitore collocatario.

Il servizio sociale e i giudici lo sanno, ma preferiscono tutelare, senza i dovuti riscontri concreti e vincolanti, la politica delle scarpette rosse e dei prepotenti ed arroganticentri antiviolenza, che, molto spesso, sono la fonte delle false accuse di maltrattamenti in famiglia. Tra servizi sociali, centri antiviolenza, gestori di strutture di accoglienza di minori e madre esiste una ferrea solidarietà,quasi sempre a scapito del padre dei minori, e la propagandata tutela della donna dagli abusi del marito e/o compagno, quasi sempre inesistenti nelle separazioni,diviene, cometutti dobbiamo constatare, un vero e proprio abuso ad oltranza dei minori. Tutti lo sanno, ma nessuno attiva i politici per legiferare con leggi chiare, inequivocabili, per garantire la tutela delle donne maltrattate veramente, per tutelare il padre ridotto a bancomat,ostaggio dell’ex moglie e/o compagna, che,troppo spesso, usufruisce di un indebito patrocinio a spese dello Stato, cioè dei cittadini che pagano le tasse, per far pesare sui cittadini la difesa legale delle sue denunce false.

Le denunce, documentate, del genitore a cui il giudice - per fortuna non tutti - riconosce solo il ruolo di generoso bancomat, vengono quasi sempre archiviate e ritenute ostative delle libertà materne, soprassedendo all’inalienabile diritto dei figli alla bigenitorialità e del genitore alla co-genitorialità.

L’Umbria costituisce una pericolosa deriva al rispetto dei diritti dei minori e dei genitori, nonostante le tante roboanti iniziative a tutela dei minori, con, a capo, quella Corte di Appello che, abitualmente, rigetta i ricorsi del genitore penalizzato o emette sentenze copia di quelle di primo grado o aggrava la pena contro il genitore appellante.

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Venerdì 02 Febbraio 2024 17:47

Esempi di giustizia ingiusta e di malagiustizia


Il calvario di un padre umbro

ignorato dalla giustizia perugina


Innumerevoli sono i casi di giustizia ingiusta in Umbria da parte di istituzioni a tutela dei minori pagate con i soldi pubblici. Si ha pure la presunzione di parlare di patriarcato quando il 92% dei minori vengono affidati/collocati presso la madre e il padre viene ridotto ad un semplice e forzato bancomat senza diritti quali la bi-genitorialità e la co-genitorialità. A conferma, riferiamo del calvario di un padre umbro separato che una malagiustizia lo sta uccidendo come persona, come genitore e come cittadino. Non si può far finta di non vedere e di non sapere perché i minori di oggi sono i futuri protagonisti della società di domani.

La moglie (che nonostante i suoi quindici anni, ogni sera, veniva accompagnata dai suoi genitori a dormire a casa del futuro marito) lavorava a part-time sei mesi all’anno in una importante industria e percepiva un reddito annuo identico a quello del marito, anzi superiore, se lui non fosse stato costretto a fare tanti straordinari per mandare avanti la famiglia. Gli altri sei mesi, la intraprendente moglie, “trascorreva” presso una struttura privata di proprietà di un suo “amico”, che, una sera, in sua presenza e in presenza della figlia maggiore, aspettò per strada il marito dell’amica e lo malmenò. La moglie e la figlia, che erano in macchina con l’amico materno, sono tornate a casa con la macchina del marito e padre, abbandonandolo, dolorante, in aperta campagna, tanto che fu costretto a farsi venire a prendere da sua madre.

La moglie, per stare “comodamente” dal suo amico, lasciava un figlio di pochi mesi ai propri genitori e, quasi abitualmente, si dimenticava perfino di preparare i pasti al marito e ai tre figli. Il marito, rientrando a casa, doveva quasi sempre preparare la cena e, sempre, doveva provvedere alla pulizia della casa, soprattutto cucina e bagni, fare le lavatrici e sistemare la biancheria lavata, perché la moglie era stanca e l’arruffava nell’armadio!

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Giovedì 25 Gennaio 2024 16:50

Giustizia ingiusta o malagiustizia?


Non sempre la giustizia è ingiusta per i limiti giuridici o, meglio, per l’incompetenza di chi l’amministra, per gli interessi lobbystici o di casta, per le ingerenze della politica, per la superba superficialità degli operatori della giustizia e il pressapochismo delle istituzioni che dovrebbero tutelare i cittadini, ma è ingiusta soprattutto perché siamo in presenza di una vera e propria malagiustizia. Se i vari fattori che fanno sì che la giustizia sia ingiusta possono renderci partecipi di una inconscia compassione per tutti coloro che potrebbero non sapere quali danni provocano ai minori e al genitore abusato, in presenza di malagiustizia, c’è la consapevole volontà di limitare i diritti di un cittadino, sia lui minorenne che genitore, di usare il potere che il ruolo istituzionale permette loro di distruggere proprio chi la giustizia dovrebbe tutelare in modo trasparente al fine di garantire ad ognuno che la legge è uguale per tutti.

Non è tollerabile la giustizia ingiusta, tantomeno la malagiustizia che opera discriminazioni e abuso di potere per soddisfare logiche estranee alla legge, comprese quelle relative alla impunibilità di chi commette negligenze nell’esercizio del proprio potere istituzionale. La giustizia deviata non deve rimanere impunita e non può essere tollerata da chi la giustizia, al contrario, correttamente cerca di praticarla e, soprattutto, da chi la deve subire, senza possibilità di essere risarcito del danno subito. La malagiustizia, pertanto, va denunciata a voce alta per far sì che i cittadini, in nome dei loro inalienabili diritti, si ribellino e i politici siano costretti a mettere mano alla gestione dei tribunali, sempre, e non solo quando indagano sul loro discutibile operato amministrativo.

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Venerdì 19 Gennaio 2024 18:14

Aosta: separazioni senza garanzie


Pretendere gli accertamenti sui redditi

del genitore collocatario


Ubaldo Valentini

Per combattere la Giustizia ingiusta nell’affido dei figli di genitori non più conviventi occorre, in primo luogo, la volontà del genitore non collocatario e, quindi, obbligato al mantenimento dei figli e, se sposati, talvolta anche della moglie, a pretendere che il giudice, dinnanzi alla segnalazione dell’altro genitore, predisponga seri accertamenti sui redditi del richiedente l’assegno di mantenimento per i figli o per sé, da parte della Guarda di Finanza,  dell’ispettorato del lavoro e/o delle altre istituzioni competenti. Fare le indagini dinnanzi al computer non risolve il problema, perché l’accertamento (o l’indagine) va fatta sui redditi evasi, che, certamente, non si trovano nelle dichiarazioni dei redditi.

Bisogna lasciare il comodo posto dinnanzi al computer ed andare ad indagare sul tenore di vita tenuto dal genitore collocatario, sul vasto mondo del lavoro a nero, partendo dalle indicazioni che il genitore obbligato e/o i suoi figli possono fornire, e colpire chi dalla evasione fiscale ne trae veri vantaggi che offendono chi le tasse le paga (anche mandando personalmente i funzionari dipendenti delle istituzioni competenti a fare accertamenti sul posto).

Meraviglia, e non poco, che, stando a quanto è dato sapere, l’Agenzia delle Entrate, la Guardia di Finanzia e la Corte dei Conti della VdA lascino cadere nel dimenticatoio le denunce che, da anni, la nostra associazione sta facendo. L’evasione si combatte con il colpire chi la pratica, rendendo pubbliche le condanne (modificando la legislazione ed introducendo la regola secondo la quale dette condanne devono riportare le generalità complete del soggetto sanzionato) – se prese – degli evasori, a monito di chi si muove in questo perverso mondo.

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Martedì 16 Gennaio 2024 10:02

Gli assegni di mantenimento

se non dovuti vanno restituiti


Spesso il giudice, con rituale pressapochismo, stabilisce l’ammontare dell’assegno di mantenimento che uno dei due coniugi deve versare all’altro per il suo mantenimento ma la stessa cosa si potrebbe dire per il mantenimento dei figli economicamente autosufficienti, anche se lavorano a nero, affidati/collocati presso di lei (lei e non lui, perché a pagare è quasi sempre lui). La Cassazione (Cass. civ, sez. I, ord. n. 31635 del 14.11.2023) ha stabilito che, nella separazione dei coniugi, se l’assegno di mantenimento fin dal momento della sua determinazione, non era dovuto, il beneficiario (in questo caso una beneficiaria) deve restituire le somme percepite indebitamente.

La scoperta dell’inganno non è facile poiché spesso le dichiarazioni dei redditi sono incomplete, non risulta il lavoro a nero che il beneficiario nasconde per non perdere il mantenimento, si nascondono, con molta facilità perché non si dichiarano, tutti i redditi e gli investimenti finanziari. Il tribunale non fa nulla per verificare la veridicità delle accuse che l’obbligato rivolge al futuro beneficiario sulla incompletezza dei dati economici riferiti al giudice.

Questo comportamento, secondo i giudici della Cassazione, non solo non doveva avere accesso al mantenimento ma andava "censurato ex art. 96 c.p.c., per la malafede e il dolo processuale palesemente conclamati negli atti del giudizio e nella sentenza di prime cure".

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Giovedì 04 Gennaio 2024 18:35

Tragici silenzi istituzionali sui minori: ora basta!


Ubaldo Valentini*

Il 2024 dovrà essere l’anno della svolta nella gestione dei minori con genitori non più conviventi, poiché i tragici ed inquietanti silenzi delle istituzioni non possono più continuare impunemente. La giustizia ingiusta, che domina, da decenni, i tribunali, è un palese oltraggio alla persona, sia lei il minore che il genitore estromesso dalla vita dei figli, per sadici meccanismi interpretativi della legge, escogitati da chi dovrebbe dare risposte specifiche caso per caso, ma non escogitare procedure con prassi massificanti per economizzare gli impegni dei magistrati e dei servizi sociali a loro connessi. Per fortuna esistono magistrati seri e competenti che cercano di salvaguardare i diritti del minore, che sono, poi, anche i diritti del genitore emarginato.

La bigenitorialità e la co-genitorialità non sono espedienti formali, ma costituiscono la base della famiglia e sono le insostituibili condizioni da rispettare nella crescita e formazione dei minori. L’amore per i figli, a differenza di quello tra i genitori, non ha termine e non può essere sacrificato a ideologie o culture-non culture che vorrebbero il padre sempre perdente come genitore e ostaggio delle sofisticate (ma, molto spesso, anche semplicistiche) teorie di genere, che si concretizzato nelle svariate associazioni, centri antiviolenza e case protette per ospitare madre e figli vittime dei dichiarati abusi, che si spartiscono una rilevante quantità di danaro pubblico per tutelare la donna, vittima della violenza familiare. Per queste sacerdotesse esistono solo il patriarcato e gli abusi del maschio sulla femmina e la donna è sempre e comunque tollerante dell’uomo e rispettosa dei suoi diritti, anche genitoriali.

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