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Giovedì 05 Settembre 2024 18:15

La giustizia al tribunale di Padova


 

Espropriata la casa ad un padre cieco totale

per assegnarla ai figli e alla madre vagadonda


 

Sfrattato dalla casa coniugale (acquistata da lui, con mutuo che scade nel 2045) un padre non vedente per assegnarla ai figli e alla moglie, per anni nullafacente, che ha percepito, tra mantenimenti e sussidi, oltre 2.500 euro al mese nell’ultimo anno e mezzo.

Un padre, non vedente, dopo anni di matrimonio, viene accusato di maltrattamenti in famiglia dalla moglie, consigliata (o forse suggestionata) da un centro antiviolenza veneto, suggeritole dai servizi sociali, che, con i loro interventi a favore della madre, senza che esistesse la pur minima prova della violenza (tentativo di strangolamento), poiché il referto del pronto soccorso parla di ematomi nonvisibili ad occhio sul collo, che ognuno si potrebbe procurare da solo, hanno condizionato, senza alcun specifico riscontro, il tribunale che, comunque, dovrebbe essere autonomo nelle sue scelte sui minori. La vera violenza l’ha subita il marito poiché la signora è stata sempre violenta e irascibile col marito e con i figli, come dagli stessi dichiarato. Il marito solo dopo alcuni giorni è andato al pronto soccorso erano ancora visibili i segni della violenza della moglie.

Parte la denuncia e la sig.ra viene accolta in un centro protetto e, partendo la fase cautelare della procedura, al padre non viene permesso di sapere dove si trovino i figli e di avvicinarsi a loro, se non con incontri protetti, presieduti da una educatrice che non esita ad offendere il padre, ricordandogli bruscamente che lui è cieco e non può chiedere di andare con i figli, durante gli incontri, nel parco, come sempre faceva quando viveva con loro.

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Lunedì 02 Settembre 2024 09:32

Grazie ai servizi sociali impreparati


Emergenza Minori in Valle d’Aosta.

Chiediamo un pubblico confronto tra

genitori separati e Regione


 

Il tempo vacanziero ha portato a sottovalutare il fatto che, con la riapertura della scuola e con la ripresa dell’attività cittadina, l’emergenza minori, nella nostra Valle, è più che mai evidente a tutti, eccezion fatta per gli amministratori regionali, che continuano a recitare la solita litania, secondo cui va tutto bene, e che attaccare l’assessorato alle politiche sociali e gli operatori che gestisce (o, meglio, che non è in grado di gestire) è solo invidia di chi non vuole riconoscere le bontà dei servizi sociali, smentite quotidianamente, però, dai fatti. Le baby-gang sono una devastante realtà giovanile, la microcriminalità in Valle esiste ed è palesemente preoccupante per chiunque abbia a cuore il futuro della società valdostana, indipendentemente dalle sue simpatie o tendenze politiche, tanto è vero che il malessere sociale serpeggia ovunque ed è sotto gli occhi di tutti.

Possiamo parlare, ancora, di una amministrazione regionale attenta alle problematiche sociali e impegnata a dare risposte proporzionate ed attinenti alle emergenze che un amministratore responsabile non può ignorare, anche se ciò potrebbe rimettere in discussione le sue certezze di rielezione, con il godimento di una lauta pensione a spese dei cittadini.

A certe fonti di informazione viene chiesto, con metodi presumibili, di non parlare dei suicidi in Valle, soprattutto di quelli relativi ai padri separati, di non riportare i numerosissimi episodi di devianza giovanile, di non parlare di droga e di abbandono scolastico. Problematiche, tutte, che dovrebbero costituire la prima preoccupazione di un amministratore pubblico, ma che, invece, vengono celate dimenticando che la Valle d’Aosta è una regione piccola e, di fatto, tutti i cittadini si “conoscono” e i segreti voluti dal potere politico è difficile farli restare tali. Da qui la necessità di smascherare le bugie del potere e richiamarlo, come dovere di ciascun cittadino, al rispetto delle regole e della trasparenza.

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Giovedì 22 Agosto 2024 08:32

Come difendersi dalle parcelle irregolari

di molti legali


Molti sono i legali corretti nell’applicare le tariffe proporzionate al reale lavoro svolto, ma la stragrande maggioranza continua ad operare senza dare alcuna garanzia all’assistito, che, troppo spesso, si vede recapitare parcelle esorbitanti e fuori dalle sue possibilità economiche, soprattutto da parte di chi non può accedere al patrocinio a spese dello Stato. Controparte ne beneficia anche se, di fatto, nella maggior parte dei casi, non ne avrebbe diritto, perché lavora a nero oppure non dichiara tutti i redditi realmente percepiti dal nucleo familiare (a titolo di esempio, si considerino anche le linee guida dell’Ordine degli Avvocati di Roma al fine di verificare quali siano le entrate che possono essere sommate al reddito dichiarato, come, per esempio, eventuali bonus percepiti ed il contributo al mantenimento per i figli), la cui composizione sovente è manomessa, nascondendo i redditi, per potersi assicurare il privilegio che gli permette di accusare controparte, ricorrendo anche all’abusato maltrattamento in famiglia, e costringerlo ad affidarsi ad una difesa a pagamento.

Il patrocinio a spese dello Stato non è più una garanzia per il cittadino a difendersi, comunque, ma è divenuto un abuso che, per i mancati controlli, si rivela un marchingegno per malmenare il già malcapitato genitore separato non collocatario dei figli. Tutti sanno, ma nessuno fa nulla per porre fine a questa giustizia ingiusta e, se lo si volesse fare, questo modo di operare delle istituzioni, che hanno il compito del controllo sui redditi dei cittadini, potrebbero arginare il fenomeno degli abusati patrocini se non ridurli drasticamente, anche mediante controlli fatti quasi in tempo reale, anziché qualche mese prima che scada il termine previsto per farli. E’ questione di volontà e di negligenze che non possono essere tollerate, perché si fa violenza sui soldi dei cittadini che pagano le tasse. La Corte dei Conti e l’Agenzia delle Entrate, nonché la Guardia di Finanza devono informare i cittadini onesti su cosa fanno per tutelarli e quali sono i doverosi e previsti provvedimenti emessi nei confronti degli inadempienti.

 

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Lunedì 19 Agosto 2024 16:34

Al Tribunale di Spoleto: succede anche questo


“L’affido paritario non rientra

nell’orientamento di questo tribunale”


Ubaldo Valentini*

Non è questione di discrezionalità nel giudicare, ma solo di giustizia ingiusta (meglio sarebbe definirla mala giustizia, imperante nelle separazioni e negli affidi dei minori), sempre riconducibile all’attività del giudice relatore, che, di fatto, formula la proposta di sentenza, spesso dimenticandosi del fascicolo relativo al procedimento e il collegio si accoda alla sua decisione, senza minimamente preoccuparsi (e, cosa più grave, spesso senza nemmeno conoscere il fascicolo del caso su cui è chiamato a decidere) del contraddittorio, quando tenuto, da cui emergono posizioni divergenti tra i genitori sull’affido dei propri figli.

Le relazioni dei servizi sociali, formulate secondo cliché “consolidati”, tanto che, nel fare il copia-incolla, talvolta, ci si dimentica anche di adeguare i nomi al caso di cui relazionano, così come accade anche in molte sentenze sovrapponibili e contenenti varie “versioni” dei nominativi degli stessi soggetti. Cioè, si adeguano i nomi nelle prime pagine della sentenza e poi, misteriosamente, ritornano i nominativi dei soggetti dell’atto del tribunale da cui è stata copiata, quasi per intero, riferendo anche episodi inesistenti, essendo i soggetti del tutto diversi tra loro. Certo, di questa mala giustizia nessuno parla, nemmeno le lobby dei magistrati, che si ritengono intoccabili nell’emettere provvedimenti sui cittadini secondo le proprie convinzioni ideologiche, indipendentemente dalla legge che dovrebbe essere uguale per tutti e che dovrebbe dare risposte specifiche al genitore sull’affido dei propri figli per cui il giudice è pagato per decidere. Ma questa è un’altra storia, su cui torneremo.

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Venerdì 02 Agosto 2024 11:25

Le spese scolastiche non sempre vanno rimborsate


Le spese scolastiche, classificate come straordinarie da un tendenzioso protocollo sottoscritto da giudici e avvocati locali – con valore indicativo, ma non impositivo (che spetta al Parlamento, ma non ai magistrati e tantomeno ai legali), perché le spese straordinarie devono essere determinate dal giudice, tenendo conto dei singoli casi – sono fonte di continue discussioni tra i genitori e, quasi sempre, il ricorso al tribunale è inevitabile. Tutto ciò potrebbe essere evitato se venisse rispettato il codice, cioè, se i giudici si limitassero ad amministrare la giustizia, caso per caso, per cui sono pagati con i soldi pubblici e gli avvocati si limitassero a tutelare il proprio assistito, ma non a sostituirlo come genitore, talvolta anche con informazioni non chiare ed esaustive.

Con la riapertura della scuola, si torna a parlare delle tasse scolastiche, che vanno ripartite al 50% tra i genitori e su ciò non c’è divergenza, anche se alcuni tribunali le considerano spese ordinarie, coperte dall’assegno di mantenimento, perché sono spese prevedibili, ma non eccezionali, come, invece, devono essere le spese straordinarie.

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Venerdì 02 Agosto 2024 11:22

Violenza di genere

e sfruttamento economico del minore


Il genitore collocatario dei figli, molto spesso, troppo spesso, sfrutta la propria posizione per trarre profitti economici dalla collocazione dei propri figli. Lo fa in vari modi: ricattando l’altro genitore (94% delle volte il padre) sul diritto di visita, non rispettando le modalità sancite dal tribunale, poiché è consapevole che, in caso di contestazione del genitore non più convivente con i figli, tanto il tribunale, nella realtà, non muove praticamente mai un dito in sua difesa, anzi, potrebbe prendere lo spunto per ridurre addirittura i tempi previsti, aumentare il mantenimento e, di fatto, giustificando la violenza di genere in atto, poiché la madre è sempre la madre; sfruttando gli innumerevoli benefici pubblici previsti per il genitore singolo, separato con figli conviventi;

inducendo gli stessi a rifiutare l’altro genitore per poi, così, chiedere un incremento del mantenimento; con la pretesa di percepire il 100% dell’assegno unico, che, quando i genitori non sono più conviventi, dovrebbe andare in parti uguali ad ambedue; nell’imporre il protocollo delle spese straordinarie (concordato in combutta tra magistrati e avvocati, con l’inaccettabile esclusione dei diretti interessati, cioè i genitori) che riporta, come spese straordinarie, spese già coperte dall’assegno di mantenimento e, soprattutto, eliminando il preventivo consenso di ambedue i genitori, aggravando, così, ulteriormente la già precaria posizione del genitore obbligato, a differenza dell’affidatario, a pagare sempre e tutto, riducendolo in umiliante miseria; nel previlegiare la madre a non provvedere al mantenimento, parimenti al padre, dei figli, come, invece, obbligano sia l’art. 30 della Costituzione, che il diritto italiano che le Convenzioni internazionali, ratificate dal nostro Parlamento.

La violenza di genere, come tutti sappiamo, eccetto i servizi sociali di parte e discriminanti del genitore non collocatario, la magistratura e la stampa, che si disinteressano di queste impellenti problematiche, è una gola profonda che umilia ed emargina sempre il genitore estromesso dalla vita dei figli. La convivenza o matrimonio, spesso, si dissolve nel giro di poche ore con la fatidica frase non provo più nulla per te e, pertanto, considerato che i figli sono una proprietà della donna che li ha partoriti, l’altro genitore deve essere solo un inesauribile bancomat, mentre il collocatario è protetto, purtroppo, dalle istituzioni (servizi sociali e tribunali), che, invece, dovrebbero garantire con imparzialità le pari opportunità genitoriali, la bigenitorialità e la cogenitorialità.

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Venerdì 19 Luglio 2024 10:04

Aosta 14.09.2024 Convegno


Parliamo di violenza di genere

sui minori e sui padri separati


Parlare di violenza di genere sulla donna è una doverosa condanna di atti di violenza che, ovviamente, non trovano alcuna giustificazione, soprattutto quando siamo in presenza di barbari femminicidi sulle cui cause, però, ancora si è fatto poco per prevenire fenomeni che non si combattono con l’esecrazione di volta in volta manifestata e tantomeno con le panchine e con le scarpette rosse o con leggi “speciali”, che finiscono, spesso, per essere abusate da persone ed istituzioni di parte, poco scrupolose e che le rendono, di fatto, discriminanti per molti uomini.

I minori e i padri separati sono vittime di una subdola violenza di genere che nessuno – stampa compresa – sconfessa, per garantire le pari opportunità genitoriali e il rispetto della dignità dei minori, cittadini senza diritto di voto, e padri separati che i tribunali e i servizi sociali ignorano per scelta ideologica e/o cultura matriarcale, ancora imperante nella nostra società. La giustizia ingiusta è nota a tutti, non solo ai figli e al genitore estromesso dalla loro vita, ma, per una ingiustificata riverenza verso un sesso, non si mette mano a provvedimenti che tutelino realmente i minori e il padre separato, mettendo al bando decisioni che rispondono solo alla prevaricazione sui diritti inalienabili di coloro che sono vittime della violenza di genere.

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Giovedì 11 Luglio 2024 08:22

Tribunale e Guardia di Finanza nell’affido dei figli


Tempi duri per i genitori furbetti


Il giudice - prevede il codice di procedura civile – in relazione alla richiesta di contributo economico per il mantenimento dei figli, può predisporre in modo autonomo e senza la richiesta delle parti e avvalendosi pure della polizia tributaria, ordinando anche l’integrazione della documentazione depositata dalle parti con indagini sui redditi, sui patrimoni e sull'effettivo tenore di vita, anche nei confronti di terzi (art. 473 bis 2, c. 2).

Il tribunale, pertanto, può avvalersi della Guardia di Finanza - che ha accesso alle banche dati riservate – per far effettuare accertamenti non solo relativamente alla parte finanziaria e/o patrimoniale di ciascun genitore, ma anche sulle richieste di affidamento dei minori, presentate in sede di giudizio di separazione, di divorzio o di semplice loro affido, attraverso l’acquisizione di atti di polizia giudiziaria e/o provvedimenti dell’autorità giudiziaria per verificare se il genitore ha mentito sul proprio patrimonio per essere obbligato ad un assegno di mantenimento più basso oppure ottenere dall’altro genitore un mantenimento più elevato per redditi bassi o, talvolta, addirittura inesistenti, mentre, in realtà, lavora – e tanto – a nero e percepisce somme non dichiarate anche superiori allo stipendio dell’obbligato.

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