Venerdì 22 Dicembre 2023 09:34 |
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Natale, una stanca ritualità
Non esiste più la magica atmosfera del Natale che parla di bambini, di genitori, di famiglia, di doni, di solidarietà e di attenzione verso gli ultimi. Non esiste più l’attesa delle sorprese che un possente Babbo Natale pone sotto l’albero o davanti al presepe. Non esistono più queste importanti figure che rendevano coinvolgente un momento unico, come il Natale. C’è chi dice che, per il rispetto di chi la pensa diversamente – che, però, vorrebbe imporci la propria convinzione e identità politico-religiosa - sarebbe opportuno non parlare più di Gesù bambino, di presepe, di Sacra famiglia, della famiglia che il giorno di Natale si riunisce per rievocare il rito della convivialità unita a sinceri sentimenti di appartenenza.
Manca quell’atmosfera di gioiosa attesa e di oblio, almeno per alcuni giorni, del proprio vissuto per far spazio alla speranza e alla festa. Anche la festa per eccellenza dei bambini e della famiglia è stata trasformata in un fatto consumistico, arrivando alla commistione del panettone con la disabilità, dell’accoglienza con la speculazione dei soccorsi e dei loro rapporti con i trafficanti delle vite umane. Anche l’istituzione religiosa occidentale non è più credibile per i troppi scandali, a cui non riesce o non vuole reagire in modo inequivocabile, all’uso non sempre coerente degli immani finanziamenti che riceve, sia dalle istituzioni pubbliche che dai singoli benefattori, e, di conseguenza, diventa meno credibile anche su ciò che dice su questa festa. In molti scindono il messaggio biblico che sta alla base del Natale dall’autorità che lo vorrebbe tutelare.
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Lunedì 18 Dicembre 2023 09:39 |
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Lunedì 18 Dicembre 2023 09:38 |
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Troppa Giustizia ingiusta resta impunita
La magistratura, quella deviata e tirannica, è un serio problema anche per i minori e per i loro genitori non più conviventi, che, sistematicamente, tarpa le ali al genitore emarginato, quasi sempre il padre. Lo diciamo da trent’anni, ma nessuno osa stoppare questi dispensatori di morte. Sì, di morte, perché centinaia di genitori, ogni anno, si tolgono la vita, spesso con discrezione, perché espropriati anche dei più elementari diritti e dei quali nessuna stampa ne parla. Nessuno ne parla, perché in troppi temono ritorsioni, soprattutto nei tribunali piccoli. Lo sanno anche i magistrati corretti del tribunale di appartenenza, ma rigorosamente tacciono e nemmeno, però, si lavano in casa i panni sporchi.
I mali della magistratura italiana sono tanti – e tutti lo sanno e vorrebbero denunciarli nella loro gravità - proprio per la presenza, al suo interno, di persone che, forse, non hanno mai avuto la predisposizione professionale necessaria per ricoprire certi incarichi e che sembrano non avere più la doverosa domestichezza nemmeno con il diritto familiare, la giurisprudenza e la dottrina. Se non fosse così, non si comprende come possano essere formulati certi provvedimenti, irrispettosi persino verso la dignità dei minori che dovrebbero tutelare. Non è questione di patriarcato, poiché la maggior parte dei giudici che trattano affaire de famille sono donne e madri di famiglia e si tratta, quindi, di invadente e mai morto matriarcato, sorretto consapevolmente da quei giudici uomini che considerano la donna intoccabile e il padre, che la contesta con i fatti, un disturbatore seriale.
I politici, quando intervengono, lo fanno con provvedimenti maldestri ed inattuali, che complicano la situazione di minori e dei loro genitori, e non toccano affatto il dittatoriale modo di fare di alcuni giudici (molti e devastanti) con le loro assurde sentenze, spesso coperte anche dalla rispettiva corte d’appello, che rigettano il ricorso e che negano l’esistenza del dovere, per loro giudicanti, di garantire a figli e ai genitori le pari opportunità genitoriali, la bigenitorialità e la cogenitorialità. Termini sostanziali, questi, che fanno la differenza tra provvedimenti imposti a prescindere dalla reale situazione genitoriale e provvedimenti frutto di rispettoso contraddittorio, dialogo e convincimento equo, che limiterebbe anche i costosi interventi della Cedu, che condanna l’Italia con consistenti penali economiche per il mancato controllo sull’operato di giudici inesperti e deviati dalla imperante logica di genere.
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Giovedì 07 Dicembre 2023 10:17 |
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Patti chiari sulle parcelle dei legali
I costi degli avvocati, nei procedimenti di separazione e di affido, sono una mina vagante che, nonostante il tariffario proposto dal CNF ed approvato dal Governo, viene applicato con molta discrezionalità dai legali e la sorpresa arriva al termine del procedimento. Se l’assistito chiede di conoscere, orientativamente, quanto gli verrà a costare il processo, il legale, con fare rassicurante, gli risponde “ora non è possibile prevedere la durata e complessità del procedimento”, “non ti preoccupare, ti prenderò il minimo, ora pensiamo a vincere la causa”. Chiede, invece, acconti che, quasi sempre, non sono tracciabili, perché pretesi in contanti, e il legale non rilascia alcuna ricevuta, perché, a suo dire, il cliente risparmierebbe l’Iva (22%) e, falsamente, anche quando il professionista ne è esente.
La “stangata” arriva a processo concluso, quando il difensore presenta una “salata” parcella – salata in base alle possibilità economiche dell’assistito – che mette in difficoltà chi è obbligato a pagare una somma che non era stata mai concordata e nemmeno prevista, soprattutto quando il genitore ha perso la causa ed è stato condannato a pagare anche le spese legali della controparte. Se l’assistito non ha possibilità di pagare la parcella, non può ricorrere al tribunale per derimere la vertenza, perché non ha i soldi per un nuovo avvocato e nemmeno può usufruire del c.d. patrocinio gratuito. Il legale, poi, si basa sulle tariffe ufficiali, che, fra l’altro, permettono tanta discrezionalità e tutto ciò che verbalmente aveva detto all’assistito viene sistematicamente negato, arrivando, in molti casi, a richiedere anche le somme già pagate sulla fiducia e mai rese tracciabili, perché altrimenti, non avendole fatturate, sono la palese prova di evasione fiscale.
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Giovedì 30 Novembre 2023 09:57 |
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A Natale la povertà è anche umiliazione
Le festività natalizie e di fine anno sono il simbolo della festa in famiglia, la festa dei bambini, dell’attesa per la sorpresa del regalo, dello scambio gioioso degli auguri, dell’albero di Natale con tante luci, del presepe che ricorda la ricorrenza religiosa e della presenza gioiosa dei figli, soprattutto se minori, con ambedue i genitori. Le cose, però, lentamente sono cambiate e per i poveri – e sono tanti soprattutto tra i separati con figli - l’emozione di queste feste è stata sostituita da un profondo senso di umiliazione per l’impossibilità di frequentarli liberamente e di manifestare loro il proprio affetto accompagnato da regali così come avviene tra la maggioranza di genitori non più conviventi.
Le feste natalizie si sono trasformate in un business economico sostenuto da una falsa cultura che pone al centro di tutto non la gioia del Natale ma il possesso di regali importanti, viaggi costosi e uno stile di vita che i genitori poveri e i loro figli percepiscono come umiliazione poiché il genitore non può permettersi regali impegnativi a livello economico e non può soddisfare le pilotate esigenze dei propri figli. E’ una umiliazione anche per i loro figli che si sentono privati di quelle cose che gli altri bambini hanno.
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Giovedì 30 Novembre 2023 09:47 |
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Famiglia patriarcale anche nell’affido dei figli?
Ubaldo Valentini
Si continua a parlare di patriarcato nella gestione della famiglia, mettendo alla berlina l’uomo (il padre nell’affido dei figli), ritenuto capace delle peggiori azioni delittuose secondo le facinorose congregazioni femministe e secondo i centri antiviolenza. Sia chiaro che la violenza delittuosa sulle donne, come pure quella meno appariscente e meno pubblicizzata delle donne sugli uomini o sugli inermi neonati, soppressi quasi sempre dalle madri, non va minimamente tollerata. Tutto ciò, però, non giustifica la irreale conclusione secondo cui la società italiana sia dominata da una cultura patriarcale. Nell’affido dei minori, quando i genitori non convivono più, è palesemente evidente, invece, che siamo in presenza di uno strisciante e mai morto matriarcato.
La legge, in teoria, esclude sia il patriarcato che il matriarcato, ma, nella prassi quotidiana di chi la legge la interpreta con molta discrezione, il dominio della donna all’interno della famiglia è indiscutibile. Basta dare uno sguardo ai dati Istat per confermare che l’abuso c’è, ma è conseguenza della cultura matriarcale, ancora imperante.
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Venerdì 17 Novembre 2023 09:53 |
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Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo
Adolescenza ed infanzia negate dagli adulti
La Dichiarazione dei Diritti del Fanciulloè stata approvata a New Yorkdall’Assemblea Generale Nazioni Unite il 20 novembre 1959, integrata il 20 Novembre 1989; èentrata in vigore il 2 settembre 1990: è stataratificata dall’Italia con la legge n. 176 del 27 maggio 1991.
La Convenzione,nell’intenzione dei rappresentanti delle nazioni,avrebbe dovuto tutelare i diritti inalienabili dell’infanzia e dell’adolescenza in tutto il mondo. Non è stato e non è così perché la convenzione, da tutti citata e invocata, di fatto, non ha unapreminenza nelle istituzioni preposte alla tutela dell’infanzia e si invoca solo formalmente, ma, nei fatti, coscientemente non si applica.
Riportiamo solo alcuni articoli per sottolineare la responsabilità delle istituzioni nella tutela del superiore interesse del minore quando decidono il suo futuro, spesso senza nessuna garanzia per il fanciullo e per i suoi genitori, agenzia previlegiata per la sua formazione e per la sua crescita.
E’ scritto nella Convenzione del 1989, che aggiorna quella del 1959:
“In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private diassistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interessesuperiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente.” (art. 3, c.1);
“Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimereliberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendodebitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità.A tal fine, si darà in particolare al fanciullo la possibilità di essere ascoltato in ogni proceduragiudiziaria o amministrativa che lo concerne, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o unorgano appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale. (art. 12);
“Gli Stati parti faranno del loro meglio per garantire il riconoscimento del principio comune secondo il quale entrambi i genitori hanno una responsabilità comune per quanto riguarda l’educazione del fanciullo ed il provvedere al suo sviluppo. La responsabilità di allevare il fanciullo e di provvedere al suo sviluppo incombe innanzitutto ai genitori oppure, se del caso ai suoi rappresentanti legali i quali devono essere guidati principalmente dall’interesse preminente del fanciullo. Al fine di garantire e di promuovere i diritti enunciati nella presente Convenzione, gli Stati parti accordano gli aiuti appropriati ai genitori ed ai rappresentanti legali del fanciullo nell’esercizio dellaresponsabilità che incombe loro di allevare il fanciullo e provvedono alla creazione di istituzioni,istituti e servizi incaricati di vigilare sul benessere del fanciullo.Gli Stati parti adottano ogni appropriato provvedimento per garantire ai fanciulli i cui genitorilavorano, il diritto di beneficiare dei servizi e degli istituti di assistenza all’infanzia, per i quali essiabbiano i requisiti necessari.” (art.18); “Gli Stati parti adottano ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale, per tutto il tempo in cui è affidato all’uno o all’altro, o ad entrambi, i suoi genitori, al suo rappresentante legale (o rappresentanti legali), oppure ad ogni altra persona che ha il suo affidamento”(art. 19, c.1).
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Giovedì 09 Novembre 2023 12:51 |
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Violenza in famiglia: realtà e tanta speculazione
Ubaldo Valentini *
Non è facile, a prima vista, valutare e condannare la violenza familiare quando, nelle separazioni, sovente l’accusa non corrisponde alla verità e diviene uno strumento, un subdolo strumento, che, sull’onda dell’emozione collettiva e sociale, coniugi e genitori sfruttano per sopraffare la controparte. Per loro, la verità non vincola il comportamento di ciascuno di noi, ma è una vuota parola da invocare per avvalorare le loro menzogne.
Solo la pronuncia, magica, di questa parola evoca, soprattutto negli sprovveduti, una solidarietà sul nulla, poiché nulla è la veridicità della maggior parte delle denunce di violenza all’interno della famiglia, spesso non verificate, ma foriere di provvedimenti che limitano la libertà dell’accusato e gettano pubblico discredito sul malcapitato (talvolta accusato perfino di violenza sessuale sui propri figli), privandolo della dignità umana, della presenza dei figli e, quasi sempre, provocando in lui uno squilibrio psico-sociale ed economico nella generale indifferenza.
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