Martedì 01 Giugno 2021 10:32 |
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Aosta: La giustizia minorile
negata a figli e genitori. Cosa fare?
Aosta, 31 maggio 2021- Conferenza -dibattito – relatore prof. Ubaldo Valentini – moderatore dott. Andrea Pieri
Antonio Sonatore, nella sua pubblica protesta contro il diniego dei tribunali aostani e piemontesi a fare il padre, portava un cartello con scritto “L’Ingiustizia della Giustizia”. Sono passati venticinque anni dal suo suicidio dinnanzi al Tribunale di Aosta, ma la sua lotta per la bigenitorialità e contro la ingiustizia delle istituzioni locali sembra essere dimenticata da chi ha il dovere della tutela dei minori e del genitore estromesso dalla vita dei figli. Le istituzioni valdostane, purtroppo, continuano a rendersi artefici di una assurda discriminazione tra i genitori, dimenticando il bene socio-psicologico ed affettivo di inerti minori a cui, di fatto, viene sottratta quasi esclusivamente la figura del padre.
Da anni denunciamo L’Ingiustizia della Giustizia in Valle d’Aosta con conferenze, convegni, dibattiti e comunicati stampa, ma nessuno presta attenzione alla nostra denuncia su questa drammatica situazione della quale sono vittime i minori e gli indifesi genitori non collocatari, che, sopraffatti dalla impotenza a far valere i propri giusti diritti di genitore, troppo spesso, in questa regione, si tolgono la vita, talvolta in modo palese mentre altre volte con discrezionalità, per non lasciare un brutto ricordo ai propri figli. Le istituzioni – e per istituzioni non intendo solo la magistratura e le forze dell’ordine – invece di aprire degli accertamenti sulla percentuale annuale dei padri, che, per disperazione, si tolgono la vita, si affrettano a tenere nascosti all’opinione pubblica questi assurdi episodi e a minimizzare l’accaduto con la facile giustificazione secondo cui in Valle d’Aosta i suicidi sono un triste primato. Dinnanzi alla constatazione che in Valle anche nell’ultimo anno molti padri si sono tolti la vita e nessuno ne parla, un noto esponente politico, negando la mia osservazione, mi ha risposto che la causa, eventualmente, è da ricercarsi nella pandemia in atto. Ancora una volta il cigno nasconde la testa sotto la sabbia.
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Venerdì 28 Maggio 2021 08:33 |
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Martedì 25 Maggio 2021 16:48 |
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Martedì 25 Maggio 2021 16:44 |
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Assegno unico per i figli ai genitori,
ripartito al 50% per quelli separati
avv. Francesco Valentini*
L'assegno unico e universale, approvato con la legge n. 46 del 01.04.2021, entrata in vigore il successivo 21.04.2021, è stato previsto per semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni di età (con accredito diretto allo stesso), aumentato dopo il terzo figlio e in presenza di disabilità. Il suo ammontare, partendo da una quota minima, è determinato dall’Isee, che attesta il reddito familiare (art.1, c. 2, lett. “a” e “b”).
L’assegno spetta al figlio maggiorenne, per altri tre anni, se è iscritto all’università; è un tirocinante; è iscritto a un corso professionale; svolge il servizio civile o un lavoro a basso reddito.
L’assegno “è pienamente compatibile con la fruizione del reddito di cittadinanza” (c. 2, lett. “d”) ed inoltre “è pienamente compatibile con la fruizione di eventuali altre misure in denaro a favore dei figli a carico erogate dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano e dagli enti locali” (c. 2, lett. “h”).
L’assegno unico – usato come credito d'imposta o erogato mensilmente in denaro - “è ripartito in pari misura tra i genitori ovvero, in loro assenza, è assegnato a chi esercita la responsabilità genitoriale”, mentre, in caso di separazione o fine convivenza dei genitori, di divorzio, con l’affido esclusivo dei figli ad un genitore, “l'assegno spetta, in mancanza di accordo, al genitore affidatario. Nel caso di affidamento congiunto o condiviso l'assegno, in mancanza di accordo, è ripartito in pari misura tra i genitori” (c. 2, lett. “g” ed “f”).
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Lunedì 24 Maggio 2021 15:30 |
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Anche la cattiva gestione degli affidi
è responsabile della crisi delle nascite
di Ubaldo Valentini
In Italia siamo in piena crisi delle nascite e la responsabilità, quando i genitori cessano di convivere, va ricercata anche nella cattiva gestione dell’affido dei figli da parte della magistratura chiamata a sentenziare sul loro affido, sul diritto di vista del genitore non più convivente con loro e sul loro esoso mantenimento, quasi sempre a carico del genitore estromesso dalla prole.
Compartecipi e responsabili dell’emarginazione di uno dei genitori (il non collocatario, cioè quasi sempre il padre) sono quei dipendenti degli enti locali che assolvono al proprio lavoro con molta discriminazione verso il padre, e di conseguenza verso i minori, quali gli assistenti sociali, gli psicologi, i mediatori familiari, gli educatori, i funzionari delle amministrazioni pubbliche, a cui compete il dovere del controllo sull’operato dei sopra citati dipendenti ma non lo fanno.
I politici, che, seppur conoscendo le pecche di questi “professionisti”, per finalità elettorali, non formulano leggi chiare e vincolanti sull’affido nelle separazioni dei genitori; non impongono un Regolamento ai Servizi sociali che trattano la delicata materia dei minori e dei loro diritti “negati”; non garantiscono trasparenza nei finanziamenti che gli enti pubblici elargiscono ai figli e al genitore collocatario (quasi sempre esclusivamente la madre) nonostante che da quindici anni sia operante la legge sull’affido condiviso; non permettono al genitore non collocatario l’accesso all’informazione sui finanziamenti percepiti in nome dei figli e/o in quanto genitore separato con figli presso di cui collocati. Anzi, questi enti pubblici, ignorando la legge sulla privacy rispondono che non possono dare informazione sui figli al padre, da loro ritenuto un “estraneo”!
Si assiste al rimpallarsi delle responsabilità tra questi operatori e i giudici, alla dilagante arroganza dei servizi a voler decidere sui minori, senza la dovuta e specifica competenza, spesso acquisita con corsi professionali farsa. Tutti ne parlano, ma nessuno interviene, nemmeno i legali, che ritengono, a ragione, l’intervento di molti servizi sociali dannoso per i minori stessi.
Il genitore estromesso dalla vita e crescita dei propri figli (la presenza saltuaria di alcune ore non incide nella formazione sociale ed affettiva dei minori) viene platealmente snobbato dalla stragrande maggioranza di magistrati ed operatori psico-sociali, riconoscendogli solo il ruolo di bancomat sotto-scacco della madre collocataria e, se non paga, gli si aprono le porte del carcere per aver fatto venir meno il sostentamento dei figli, anche quando la genitrice è facoltosa ed investe le proprie risorse, anche l’assegno di mantenimento per la prole che riceve dal padre, per viaggi e per una vita dispendiosa per sé, ma non per i figli.
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Lunedì 24 Maggio 2021 15:25 |
CONFERENA – DIBATTITO
AOSTA – Lunedì 31 maggio ore 20.30
Sala Conferenze (g.c.) CSV Rue De Maistre Xavier, 19
Aosta: La giustizia minorile negata
a figli e genitori. Cosa fare?
Introduce il dibattito il prof. Ubaldo Valentini – Moderatore: dott. Andrea Pieri.
La conferenza dibattito è aperta a tutti i cittadini.
Per informazioni:
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tel. 347.6504095
Ubaldo Valentini - pres.
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La situazione della giustizia minorile in Valle d’Aosta è critica e non esistono garanzie di tutela dei minori e del genitore “bancomat”, estromesso dalla vita dei figli. I genitori separati subiscono ed inutile è la loro protesta. I politici mettono la testa sotto la sabbia e fanno finta di non vedere e di non sapere.
La situazione è ormai intollerabile: provvedimenti di affido contraddittori e non sempre comprensibili; lo stesso giudice è chiamato ad esprimersi, anche per quattro/cinque volte, sui ricorsi di modifica delle sentenze di separazione e divorzio da lui emesse (come relatore e come istruttore del provvedimento), con la conseguenza che le nuove istanze vengono velocemente rigettate, il padre viene condannato a pagare le spese legali di controparte e nessuno vuole smentire sé stesso; giudici inamovibili da decenni su un tribunale molto piccolo (corrispondente ad un territorio di un piccolo quartiere di Roma o Milano) e gestione della giustizia minorile e familiare affidata a giudici che da un decennio amministrano ed emettono decreti e sentenze spesso contraddittorie tra loro e con sempre garantiscono il contraddittorio e accertamenti sulla madre collocataria. Guai, poi, parlare di affido paritario, di Pas o di accertamenti sul rifiuto dell’altro genitore da parte dei figli, anche se piccolissimi, di trasparenza nei finanziamenti pubblici e privati e di lavoro nero dei genitori, di indebito patrocinio gratuito e tant’altro. La madre è intoccabile.
L’attività 2021-2022 ad Aosta (dedicata ad Antonio Sonatore, di cui è appena terminato il 25° anniversario dal suo gesto di protesta a tutela della sua negata paternità) sarà incentrata su questo grave problema che danneggia, di fatto, prevalentemente i figli privati di un genitore. Lo faremo con pubblici dibattiti, convegni, conferenze e tavole rotonde a cominciare da lunedì prossimo.
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Martedì 13 Aprile 2021 08:04 |
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Il “messaggio” di un padre suicidatosi per la negazione dei diritti genitoriali
“L’ingiustizia di una giustizia”
Il 9 aprile di venticinque anni fa il maestro e psicologo Antonio Sonatore moriva dopo essersi dato fuoco, il giorno di Pasqua, davanti al Palazzo di Giustizia di Aosta. E’ stato il primo padre italiano, estromesso dalla vita della propria figlia, a suicidarsi per rivendicare l’inalienabile diritto di ogni genitore all’affidamento dei figli e l’inalienabile diritto dei figli a frequentare in modo paritario ambedue i genitori. Nel corso degli anni, Antonio Sonatore è divenuto, a livello nazionale e mondiale, il simbolo dei padri che lottano per essere rispettati nei tribunali quando si decide l’affido dei propri figli e che combattono contro “l’ingiustizia di una giustizia”.
Nel cartello che portava al collo c’era scritto: “L'ingiustizia di una giustizia che costringeva un padre a vivere separato dalla figlia”, con il quale denunciava pubblicamente l’operato del Tribunale di Aosta e di quello dei minori di Torino che, a causa delle sue proteste, gli aveva vietato di poter frequentare la figlia, la quale, da parte sua, non voleva vederlo, a causa delle sue proteste pubbliche. La Pas esisteva anche allora e la madre, “notabile” del potere locale, sicuramente aveva un peso psicologico sulla figlia.
Antonio Sonatore è “volutamente” ignorato dai valdostani che sembrano vergognarsi del suo gesto di protesta. I politici non fanno nulla per rimuovere le ben note cause che, di fatto, contribuiscono in modo rilevante alla diffusa discriminazione istituzionale dei padri estromessi dalla vita dei figli e il cui ruolo è solo quello soccombente ad una giustizia che privilegia sempre la madre, anche quando i fatti confermano ben altro. I politici, come gran parte della “scrupolosa” informazione locale, si preoccupano non di rimuovere le ingiustizie, in parte dovute alla cattiva gestione dei finanziamenti verso i figli dei separati e verso le famiglie del genitore collocatario, ma di coprire il drammatico fenomeno dei padri suicidi che, ogni anno, in vallata, compiono il gesto estremo, poiché non accettano la loro estromissione affettiva ed educativa dai figli e nemmeno la persecuzione economica nei loro confronti.
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Mercoledì 31 Marzo 2021 11:34 |
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Per ridurre i tempi di attesa dei processi
non per migliorare la Giustizia
Avv. Gerardo Spira*
Con il clamore della solennità più celebrativa, il Presidente del Tribunale e il Procuratore capo della Valle di Aosta hanno annunciato, nella ricorrenza della festa della donna, e quindi delle madri, 1'8 marzo, l'entrata in vigore di un protocollo d'intesa tra Tribunale e Procura per coordinare le rispettive attività nelle separazioni e negli affidi, al fine di ridurre i tempi dei procedimenti nel contenzioso familiare. "Il Tribunale — ha annunciato il Presidente dott. Gramola - in particolare chi si occupa di famiglia, venga a conoscenza dei provvedimenti emessi dal Gip su richiesta della Procura. ... abbiamo tutto l'interesse a sapere cosa è successo nel profilo penale … possiamo emettere provvedimenti che hanno fondamenti più solidi e precisi, con tutto quello che consegue in ordine alla qualità del pronunciamento".
Il P.M, titolare del Dipartimento d'indagini su Codice rosso, date le dimensioni e l'organizzazione dell'ufficio da lui diretto, propone di ridurre i tempi a tre mesi e, addirittura con udienze a 45 giorni, rispettando i termini necessari per le notifiche e per l'opportuna costituzione di tutte le parti del giudizio".
Non possiamo che congratularci con i buoni propositi della Magistratura di Aosta, ma non sappiamo se i propositi abbiano veramente svegliato l'interesse della Giustizia o se questa non nasconda gli effetti rimarcati dall' ispezione ministeriale avvenuta tra giugno e luglio 2018.
Conoscendo il passo e il tratto della Giustizia italiana pensiamo che la proposta del Protocollo sia invece scaturita dalla ispezione ministeriale che ha sottoposto ai raggi x l'attività del tribunale valdostano nel periodo I aprile 2013-31 marzo 2018. La relazione degli Ispettori, pubblicata sul web, conclusa tra giugno e luglio 2018 non appare "rosea". Di conseguenza appare presumibile che sia sorta la necessità di organizzarsi coerentemente con le esigenze di efficienza dei tempi al meglio dei risultati da certificare nella prossima visita ispettiva. E quale il settore da tenere sotto pressione? Per Tribunale e Procura risulta il contenzioso familiare, i figli, i padri violenti, le donne maltrattate, la famiglia. Qui si è appuntato l'impegno. Il solito Protocollo, divenuto ormai strumento di facile uso nelle pratiche giudiziarie, viene in soccorso delle manchevolezze, dei ritardi, il tappabuchi di occasione.
Tornano in mente i vecchi e cronici problemi della Giustizia valdostana la cui bilancia spesso, troppo spesso, non è immune da soluzioni di genere ed appare poco equa e rispettosa degli inalienabili diritti del cittadino. I diritti dei perseguitati, come sempre, entrano nella fucina di lavoro per essere sottoposti al ritmo alternato delle mazzate degli operatori che battono il ferro da temprare, appena estratto dalla forgia dei carboni accesi. In otto punti scritti Procura e Tribunale si accordano su metodo e azione per giungere ad una decisione rapida nelle questioni dei litigi familiari. Il Protocollo stipulato il I ottobre 2019, superato il periodo pandemico del 2020, vede la luce colorata 1'8 marzo 2021, giornata memorata con canti, suoni e fiore di mimosa. Con grande enfasi si annuncia l'accordo. Con tanti dubbi il cittadino interessato ne attende le conseguenze. La data dell'8 marzo non lascia dubbi! Il segnale di Tribunale e Procura preannuncia tempi peggiori per il genere maschile!
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