Giovedì 19 Gennaio 2023 19:37 |
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Valle d’Aosta
Ora facciamo chiarezza su nomine e compensi di
mediatori familiari ed amministratori di sostegno
La mediazione familiare è un istituto che, se ben gestito, ha un ruolo importante nell’affido dei minori per ridurre la conflittualità tra i genitori, alimentata, purtroppo, da provvedimenti ingiusti e discriminatori dei tribunali nei confronti del genitore non collocatario e per la scarsa propensione dei giudici nel concedere l’affido condiviso paritario, che porterebbe al mantenimento diretto dei figli, eliminando le ingiustizie economiche.
L’utilizzo che ne viene fatto, però, spesso aggrava la situazione dei minori, quando finisce la convivenza dei genitori, poiché la nomina è politica e non tiene conto della reale (cioè, nei fatti) professionalità che dovrebbe avere chi aspira a ricoprire tale ruolo. Anzi, spesso, durante le sedute di mediazione – e senza alcun ritegno – si fa propaganda politica personale per ottenere un posto alla regione e/o all’ente locale.
Gli accordi raggiunti sono, quasi sempre, discriminatori verso il genitore perdente, leggasi il padre, obbligato sempre solo a pagare e, di fatto, senza la certezza del rispetto del suo diritto alla cogenitorialità e del diritto alla bigenitorialità per i figli. Gli accordi sono quasi sempre identici e in linea con la prassi giudiziale del tribunale.
Accade, soprattutto in passato, che, se un padre rivendicava i propri diritti genitoriali, veniva subito frenato dal mediatore familiare, spaventandolo per il fatto che se non avesse accettato le “sue” indicazioni, che sono quelle volute dai giudici, andrebbe incontro a pesanti conseguenze. Siamo in presenza di una condotta illecita (sia sul piano amministrativo che disciplinare che penale) e di possibili intimidazioni.
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Giovedì 12 Gennaio 2023 18:49 |
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Aosta
Una legge regionale sui minori, sulle case
famiglia e sulle comunità protette
La regione Piemonte, con l’approvazione della legge Allontanamento zero, ha deliberato il sostegno alla genitorialità in difficoltà e ribadito il primario interesse dei bambini a crescere nella propria famiglia, bloccando la collocazione - meglio sarebbe dire, sottrazione ai genitori naturali - dei minori con famiglia in difficoltà per collocarli in case famiglia e comunità gestite da cooperative sociali e/o privati. La rivoluzionaria decisione dei consiglieri regionali piemontesi non è stata, ancora, imitata da altre regioni. Nemmeno dalla Valle d’Aosta.
La stampa e le tv, con prevalenza di quelle locali, in queste settimane dedicano particolare attenzione alla lobbystica prassi dei servizi sociali, con l’acritico avvallo di molti giudici, di togliere i figli ai genitori con problematiche familiari per collocarli in strutture, quali case famiglia e comunità che gravitano attorno ai servizi sociali e al variegato mondo politico. A queste vanno aggiunte le strutture protettive che “ospitano” i minori e (quasi sempre) la madre per “sottrarli”, a loro dire, ai maltrattamenti familiari, dietro la semplice querela della madre e su disposizione delle autorità competenti (comprese le forse dell’ordine), che, ovviamente, non dispongono immediati accertamenti sulla attendibilità della denuncia materna. La stessa cosa non avviene se la querela viene fatta dal padre.
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Giovedì 12 Gennaio 2023 18:40 |
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Politiche sociali per i separati allo sbando
La responsabilità di Regioni ed enti locali
Non si può tollerare che la politica e gli amministratori da cui dipende la tutela dei minori possano legalizzare un conclamato abuso, quotidiano, dei diritti dei cittadini meno tutelati, denunciato da anni dalla nostra associazione e da quei legali che, prima di tutto, rispettano l’etica professionale. La giustizia (non solo quella dei tribunali), però, non sempre antepone il diritto ai solleciti richiami del mondo politico - falsamente proposti e ritenuti solo di natura culturale – che, troppo spesso, coincidono con fini puramente di convenienza, per tutti.
Meraviglia non poco la consolidata consuetudine degli enti locali, che, contravvenendo ai doveri istituzionali, ignorano gli abusi che avvengono nel variegato (leggasi clientelare) mondo dei servizi sociali, lasciati alla discrezionalità degli assessori alla Sanità, salute e politiche sociali.
Le rare eccezioni sono solo sporadiche rondini che non fanno primavera. L’arroganza del potere dei servizi sociali pubblici è notorio e l’apparato politico, con la sua prassi clientelare, che travolge anche l’opposizione, non ha mai messo mano (come chiede la legge) alla riforma di una struttura pubblica, discriminante nei confronti dei comuni cittadini che non hanno santi in paradiso. E’ il caso del vasto e drammatico mondo dei separati e dei minori, talvolta sottratti ai genitori per porli in “chiacchierate” e incontrollate case famiglia e/o comunità, talvolta gestite da strutture che di pubblico e sociale non hanno nulla.
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Giovedì 29 Dicembre 2022 19:42 |
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“Giustizia” minorile: cambierà nel 2023?
Tanti cocci vecchi da buttare nella notte di San Silvestro per fare spazio a tante speranze che, poi, inevitabilmente, si trasformeranno in umilianti illusioni. La realtà non sembra cambiare ed illudersi fa parte del gioco della vita, poiché, almeno per qualche istante, ti puoi illudere che si possa compiere la magia della realizzazione di tutte le tue speranze. Preoccupiamoci di affrontare la realtà con onestà, ma anche con coraggio nel pretendere i fatti, ma non le chiacchiere. Il futuro dei minori non può essere oggetto di speculazioni socio-politiche e conseguenza di superficialità genitoriale. Il futuro, principalmente, appartiene a loro e noi tutti non possiamo ignorarlo per fini egoistici.
Garantire la giustizia minorile non spetta solo ai tribunali e alle istituzioni, il cui fine è – sempre – quello della tutela del superiore interesse dei minori, ma coinvolge, in prima persona, ciascun cittadino e, soprattutto, ogni genitore, anche quelli che, soprattutto nelle separazioni, confondono i diritti del minore con i generici affetti e con gli inalienabili diritti degli adulti alla loro libertà. La responsabilità delle ingiustizie fatte ai minori è maggiore in chi istituzionalmente è chiamato a tutelarli: politici, magistrati, servizi sociali, amministratori degli enti locali. Ci rivolgiamo, con le nostre considerazioni, a loro e a quei genitori evasivi per scelta dinnanzi ai doveri genitoriali.
I magistrati hanno una legge da applicare con equità per il rispetto del diritto alla bigenitorialità (condivisione della presenza di ambedue i genitori) dei minori e al diritto alla cogenitorialità (stessi diritti genitoriali nella loro gestione ed educazione) dei genitori. I vari protocolli - spesso anche in contrasto con le leggi vigenti sull’affido e sul mantenimento dei figli e/o con le sentenze della Suprema Corte di Cassazione (anche a Sezioni Unite) – sottoscritti dai giudici del tribunale e gli avvocati locali, non hanno alcun valore, anzi potrebbero risultare un abuso di potere, poiché non spetta loro legiferare, formulando e imponendo provvedimenti non vincolanti, applicativi della legge sui minori. Gli avvocati vendono la loro professionalità al genitore, ma non lo possono rappresentare al di fuori del procedimento per cui sono stati nominati procuratori o difensori di fiducia. I protocolli sono, di fatto, una vera e propria violazione del codice civile e non possono avere un carattere di universalità indipendentemente del singolo caso in cui i giudici sono chiamati a decidere.
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Venerdì 16 Dicembre 2022 17:18 |
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Almeno a Natale rispettiamo i bambini
Le feste natalizie suscitano inevitabilmente in tutti noi il piacere dei doni, la gioia di vivere un momento magico che si rinnova ogni anno, la ricerca di momenti da condividere con amici e familiari e alimentano il desiderio del rispetto dei bambini e delle loro aspirazioni. I bambini sono al centro dell’attenzione e i media contribuiscono a creare un clima tutto particolare, che, però, non sempre corrisponde alla realtà: tanti bambini privati della presenza gioiosa di ambedue i genitori sono dimenticati, perché disturberebbero la sceneggiata natalizia. Tutto è programmato, comprese le emozioni, e si deve parlare solo di cose belle, anche se queste, purtroppo, tali non sono per le situazioni familiari conflittuali, a causa di separazioni e affidi non rispettosi della bigenitorialità e della cogenitorialità.
Molte associazioni o enti nazionali ed internazionali, cd. umanitarie, utilizzano crudelmente i minori, in campagne pubblicitarie sulle televisioni e sulla stampa, per incrementare la raccolta di fondi per i bambini del mondo senza mezzi di sussistenza, destinati alla morte anche per la mancanza di medicinali. Le donazioni, di pochi euro, devono essere fatte chiamando i numeri della telefonia fissa e mobile. In realtà, essendo piccola la cifra richiesta e giocando su una emozione liberatoria suscitata da immagini di bambini denutriti e malati posti in primo piano, le somme raccolte sono elevate.
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Venerdì 16 Dicembre 2022 17:10 |
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Le separazioni: questione socio-politica
che le istituzioni non possono ignorare
Ubaldo Valentini *
E’ Natale, ma non per tutti i genitori poiché non possono rendere felici i propri figli facendo trovare loro l’atteso regalo sotto l’albero. E’ una delusioni per i figli e una dolorosa umiliazione per il genitore non collocatario. Molti genitori, inoltre, non possono vedere i figli e/o scambiare con loro una telefonata. La società, in linea di massima, dimentica tutto ciò. Nemmeno la chiesa cattolica, in questa fondamentale festa religiosa, parla dei tantissimi padri separati estromessi dalla vita dei propri figli e dell’indelebile danno psicologico che il fatto provoca in loro. Anche questo è un segno dei tempi? Forse è solo scarsa sensibilità verso il problema o una sudditanza alla imperante logica di genere e al principio cattolico che, da sempre, considera la madre “l’angelo del focolare”.
Le separazioni sono una questione sociale che la politica non può continuare ad ignorare e tantomeno può credere di risolverla con le elemosine che lo Stato e gli enti locali elargiscono per non rispondere ad un loro compito istituzionale. La povertà esiste per milioni di persone, ma i genitori separati chiedono lavoro e accesso paritetico alle agevolazioni. Il genitore non collocatario, spesso ridotto alla fame proprio dalla ingiusta e discriminatoria separazione, non chiede vie preferenziali, ma solo rispetto della propria dignità genitoriale, senza prevaricazioni di genere. Chiede un lavoro e l’accesso paritetico all’edilizia popolare, quando ne sussistono i presupposti, così come viene concesso all’affidatario e/o collocatario prevalente.
Non è così, purtroppo, e l’intervento pubblico riguarda esclusivamente quel genitore che tiene i figli per qualche giorno in più rispetto all’altro. Finanziamenti occulti, tenuti rigorosamente nascosti all’altro genitore, quello a cui viene imposto un esoso mantenimento dei figli, dimenticando che ogni figlio ha due genitori ed ambedue vi devono contribuire al suo mantenimento e alla sua crescita. Ma non è così.
Il giudice, nel determinare il mantenimento per l’obbligato, non scrive mai che la stessa somma deve essere spesa per il mantenimento degli stessi figli anche dal genitore collocatario e che per la casa familiare o coniugale in proprietà esclusiva o comproprietà deve essere previsto un canone di locazione a beneficio del proprietario o dell’altro comproprietario, poiché usata in esclusiva dal genitore collocatario. L’assegno di mantenimento per i figli e la corresponsione della quota di locazione da parte dell’assegnatario comporterebbe una drastica riduzione dell’assegno di mantenimento per i figli, oggi gravante solo sul genitore non collocatario, che, spesso, deve pagare (o si ritrova a pagare da solo, visto che l’altro comproprietario non paga, spesso, “per dispetto”) anche il mutuo sulla casa.
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Lunedì 12 Dicembre 2022 10:43 |
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La Bigenitorialità non si tocca!
Alcuni esponenti del M5S hanno depositato, con una farsesca premessa, una proposta di legge (n. 472 del 2.12.2022) per la modifica dell’art. 337 ter c.c., a firma di Stefania Ascari e altri suoi colleghi, perché, a loro dire, sembra “non garantire un adeguato ascolto del figlio minore nel caso in cui uno dei genitori sia effettivamente percepito dallo stesso figlio minore come elemento di turbamento rispetto al pieno soddisfacimento delle sue necessità affettive”. Occorre, dunque, non tutelare la bigenitorialità, ma salvaguardare “il diritto del bambino di esprimere le proprie remore, i propri timori e le proprie specifiche esigenze rispetto alla relazione con uno dei genitori”.
La proposta così recita: “Il figlio minore che manifesti in modo espresso la volontà contraria a incontrare il genitore non convivente o a permanere presso questo non può esservi obbligato per effetto dei provvedimenti adottati ai sensi del presente articolo. La manifestazione di volontà di cui al terzo comma non si presume indotta dal genitore con cui il figlio minorenne convive. Qualora tale manifestazione di volontà risulti viziata per effetto di una specifica condotta tenuta dal genitore convivente e accertata dal giudice, il figlio minore non può essere collocato in altro ambiente contro la propria volontà. In tale caso, su istanza dell’altro genitore, il giudice ordina al genitore convivente di cessare dalle condotte lesive della libera volontà del minore, assegnandogli un termine a questo fine”.
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Giovedì 24 Novembre 2022 10:06 |
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La Regione e la sanità valdostana:
un complice e inaccettabile silenzio
La denuncia di mal funzionamento della unità operativa di Psichiatria di Aosta, fatta dal padre, il cui figlio non era stato seriamente curato e si era preferito lasciarlo libero, si trova esposta, in modo dettagliato, nell’articolo “Aosta, un giovane ragazzo divorato dai suoi demoni e le strutture sanitarie immobili”,pubblicato su Aostaoggi.it del 21 c.m.
Nell’articolo è riportata questa inquietante conclusione: “è importante stabilire le responsabilità davanti al grido di un ragazzo che chiede aiuto, al pianto della sua famiglia che chiede aiuto e al silenzio di coloro che potrebbero e, a un certo punto, dovrebbero agire. In questo caso, e in tanti altri casi simili, non sarebbe più accettabile la solita litania del «non potevamo sapere» oppure del «non possiamo essere dappertutto».
Non si può non condividere lo sdegno dell’estensore dell’articolo sulle specifiche responsabilità dell’assessorato regionale alla sanità: “chi ha la gestione della sanità pubblica partecipa a incontri e inaugura statue, ma non riesce a risollevare una sanità pubblica ormai incapace di svolgere il proprio compito primario. Possiamo sperare che qualcosa cambi e le persone che possono fare qualcosa lo facciano. Un eventuale «mi dispiace» a disastro avvenuto non sarebbe accettabile”.
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