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Giovedì 24 Novembre 2022 10:06

La Regione e la sanità valdostana:

un complice e inaccettabile silenzio


La denuncia di mal funzionamento della unità operativa di Psichiatria di Aosta, fatta dal padre, il cui figlio non era stato seriamente curato e si era preferito lasciarlo libero, si trova esposta, in modo dettagliato, nell’articolo “Aosta, un giovane ragazzo divorato dai suoi demoni e le strutture sanitarie immobili”,pubblicato su Aostaoggi.it del 21 c.m.

Nell’articolo è riportata questa inquietante conclusione: “è importante stabilire le responsabilità davanti al grido di un ragazzo che chiede aiuto, al pianto della sua famiglia che chiede aiuto e al silenzio di coloro che potrebbero e, a un certo punto, dovrebbero agire. In questo caso, e in tanti altri casi simili, non sarebbe più accettabile la solita litania del «non potevamo sapere» oppure del «non possiamo essere dappertutto».

Non si può non condividere lo sdegno dell’estensore dell’articolo sulle specifiche responsabilità dell’assessorato regionale alla sanità: “chi ha la gestione della sanità pubblica partecipa a incontri e inaugura statue, ma non riesce a risollevare una sanità pubblica ormai incapace di svolgere il proprio compito primario. Possiamo sperare che qualcosa cambi e le persone che possono fare qualcosa lo facciano. Un eventuale «mi dispiace» a disastro avvenuto non sarebbe accettabile”.

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Venerdì 18 Novembre 2022 10:50

Il patto sui compensi tra avvocato e cliente

lo devono sempre rispettare anche i giudici


La Suprema Corte di Cassazione è tornata nuovamente sull’eventuale patto, che avvocato e cliente hanno stipulato e sottoscritto al momento del conferimento dell’incarico al professionista, per ribadire, con l’ordinanza n. 33053/2022 del 9.11.2022, la priorità dell’accordo sottoscritto tra le parti rispetto alle tariffe ed agli usi, così come sancito dall’art. 2233 c.c. Solo se l’accordo non è stato sottoscritto dalle parti, il giudice, nel liquidare il compenso del legale, può fare ricorso ai parametri stabiliti con decreto ministeriale e – ma solo in questo caso - può sindacare sul quantum in base all'importanza della attività svolta dal professionista e al decoro della professione.

Esistono le tariffe professionali, approvate con decreto ministeriale (il recente tariffario nazionale risale al settembre 2022), il cliente “contratta” con l’avvocato le tariffe al fine di evitare spiacevoli sorprese al momento della presentazione dei compensi richiesti. Il patto deve prevedere specificatamente i costi delle singole azioni che il procedimento potrebbe richiedere e verrà conteggiato, in base al tariffario dettagliato concordato, solo il lavoro svolto. Oltre alle amare sorprese, si evitano diatribe che vedono sempre soccombente il cliente e si opera nella massima trasparenza, poiché il legale deve, di volta in volta, elencare il lavoro svolto e far riferimento alle cifre pattuite nel patto sottoscritto. Il cliente, in qualsiasi momento, conosce con chiarezza quanto il legale ancora deve avere.

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Lunedì 14 Novembre 2022 16:52

Chi controlla le case famiglia

e le comunità per minori?


Quando la madre denuncia il padre di violenza su di lei e sui figli, con molta facilità i minori vengono allontanati dalla casa familiare assieme alla madre, all’insaputa del genitore accusato dall’altro (come esecuzione del provvedimento che dispone la misura cautelare), per essere collocati in casa famiglia (dove si ospitano, di solito, con la genitrice) o in comunità. Con molta superficialità, però, si evita di disporre severi controlli sulla gestione di queste strutture, che, troppo spesso, rispondono a sollecitazioni economiche piuttosto che ad una vera solidarietà sociale ed umanitaria.

Prima di tutto occorre precisare che l’allontanamento dalla casa familiare e dall’altro genitore viene disposto dalle autorità giudiziarie, senza aver prima attentamente valutato (in applicazione di procedimenti sommari, cioè superficiali, e con la possibilità, quindi, per le autorità giudiziarie competenti, di sbagliare, vista la celerità con cui devono decidere provvisoriamente e, quasi sempre, senza prove a disposizione), in tempi brevi, e sentito il genitore nei confronti dei quali viene eseguita la misura cautelare, la veridicità delle denunce materne, che, troppo spesso, sono strumentali e funzionali all’affido esclusivo dei minori al soggetto denunciante, come i fatti, purtroppo, con molta frequenza dimostrano.

 

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Giovedì 10 Novembre 2022 16:44

Attuativo il bonus per i genitori separati. Forse.


Il genitore separato o divorziato che, per il periodo dall’8 marzo 2020 al 31 marzo 2022, non è riuscito a versare il mantenimento per i figli minori (o maggiorenni portatori di handicap grave) conviventi, potrà richiedere il bonus statale.

All’importo mensile, pari all’importo dell’assegno di mantenimento non corrisposto dal genitore obbligato, con un massimo di 800 euro per 12 mensilità, vi può accedere chi, a causa della pandemia Covid 19, a partire dall’8 marzo 2020, è restato senza lavoro per 90 giorni o ha avuto, rispetto al 2019, una riduzione del reddito di almeno il 30 per cento. La somma stanziata ammonta a dieci milioni di euro all’anno.

 

 

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Venerdì 04 Novembre 2022 10:05

Per garantire il diritto di difesa di tanti genitori separati


Un patrocinio gratuito a spese della Regione


Il patrocinio a spese dello Stato, cioè pagato con i soldi pubblici, nell’ambito delle separazioni, favorisce il proliferare di denunce fasulle contro il genitore estromesso dai figli ed obbligato a pagare per loro, anche in modo sproporzionato, l’assegno di mantenimento e le spese straordinarie, quasi mai determinate caso per caso, come la legge vuole, ma vengono imposte al malcapitato genitore in base ad un arbitrario “protocollo d’intesa”, rigorosamente non vincolante, sottoscritto dai giudici e dagli avvocati locali.

Le denunce, quasi sistematicamente, vengono archiviate, eccetto quelle relative alle questioni economiche, dovute alle momentanee difficoltà occupazionali dell’obbligato, che, in alcuni tribunali, stranamente, non hanno alcuna rilevanza, nemmeno quando il genitore affidatario, circa il 94% dei casi, lavora a nero e percepisce contributi mensili pubblici e privati (leggasi Caritas e altro) per sé e per i figli. Purtroppo, il genitore collocatario ha quasi sempre una occupazione dichiarata e, pertanto, spetta a lui mantenere i figli dopo la fine della convivenza.

Il padre (cioè quel 94% dei genitori non collocatari) vive in uno stato di difficoltà economica – e, talvolta, di vera miseria – e non ha nemmeno la possibilità di difendersi dalle false accuse per mancanza di danaro. Non può accedere al patrocinio a spese dello Stato perché supera i limiti previsti dalla legge, a differenza della madre, che, invece, risulta disoccupata, nullatenente e senza un becco di quattrino anche quando, oltre agli assegni di mantenimento per i figli, può contare su un reddito mensile non dichiarato e finanziamenti che ammontano ad alcune migliaia di euro al mese. Nonostante tutto ciò e l’ostentato tenore di vita, che mal si addice a chi è senza soldi, la madre può contare su un c.d. gratuito patrocinio statale che le copre tutte le spese legali, anche per i procedimenti su querele per fatti mai avvenuti o per il ritardo nel versamento dell’assegno di mantenimento, a causa della momentanea disoccupazione.

La legge sul patrocinio a spese dello Stato è generica e, forse, volutamente vaga in merito alla certificazione dei redditi del richiedente, compresi quelli non dichiarati, proprio perché non si vuole dispiacere al legale che assiste la denunciante e perché non si vuole scoprire un mondo di illegalità a danno dell’erario pubblico, né, tantomeno e soprattutto, ha mai voluto prevedere meccanismi di controllo approfonditi, estremamente rapidi e preventivi sui redditi, prevedendo, magari, che l’ordine degli avvocati possa avere la riposta da parte dell’Agenzia delle Entrate e/o dalle altre istituzioni competenti nell’arco di qualche giorno soltanto da quando è stata interrogata. L’ordine degli avvocati ha il diritto di concedere l’ammissione a questo diritto alla difesa gratuita basandosi, senza alcun riscontro, sulle dichiarazioni del richiedente, avallate dal legale che lo assiste. Anche le false denunce, dunque, vengono protette e il malcapitato genitore che non riesce a vedere i figli, a versare per intero l’assegno di mantenimento e le spese straordinarie, che onestamente dichiara i propri redditi, viene escluso da questo beneficio.

 

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Venerdì 28 Ottobre 2022 09:30

Basta alla assurda sottrazione dei figli

per affidarli a comunità e case famiglia


La regione Piemonte ha approvato una propria legge, cd. Allontanamento Zero, che pone fine all’affido etero-familiare dei minori che vivono in una famiglia con difficoltà esistenziali ed economiche e stanzia una cifra annuale - di gran lunga inferiore a quella pagata attualmente – per assistere queste famiglie e i loro figli. La situazione minorile in Umbria è ancora peggiore, ma i politici e gli amministratori degli enti da cui dipendono questi “chiacchierati” servizi sociali, collettori di voti, non osano opporsi alle lobby che gestiscono il business dei minori in difficoltà e degli affidi nelle separazioni.

Occorre dire basta a questo abuso istituzionale poiché, invece di aiutare i genitori in difficoltà, garantire serenità ai minori e giustizia al genitore separato più debole, le istituzioni umbre preposte alla tutela dei minori rischiano di operare, di fatto, al di fuori della legge. La situazione sta peggiorando con la crescita del potere politico e “culturale” delle associazioni di genere e dei centri antiviolenza, con la conseguenza che sempre più diminuiscono i controlli – dovuti, per legge, da parte da parte degli enti locali, delle forze dell’ordine, della magistratura e delle Asl - sull’operato delle comunità e delle case famiglie, in cui vengono collocati i minori sottratti alla famiglia d’origine e sulla professionalità degli educatori. I sindaci, i dirigenti e tutti coloro a cui compete il controllo, infrangono la legge e nessuno li chiama, anche penalmente e disciplinarmente (quando previsto), alle loro responsabilità istituzionali.

Occorre una radicale trasformazione dell’ovattato e inquietante mondo minorile, gestito da servizi sociali, spesso incompetenti, arroganti, presuntuosi e perfino ostativi dei diritti costituzionali dei minori e dei loro genitori. Questi servizi sono pagati con soldi pubblici, ma non rispettano la legge che regola la pubblica amministrazione e, spesso, gestiscono i minori (anche nelle separazioni), arrogandosi competenze che appartengono solo alla magistratura italiana, come più volte ha sottolineato la Corte Europea per i Diritti Umani nel condannare, con pesanti sanzioni, il funzionamento della giustizia italiana.

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Giovedì 27 Ottobre 2022 11:11

Regione Piemonte


No alla sottrazione dei minori ai genitori


di Ubaldo Valentini

Finalmente, dopo tre anni, alle famiglie piemontesi in difficoltà non verranno più sottratti i bambini per collocarli in strutture che non li aiutano affatto a crescere serenamente e che, chi di dovere, quasi mai controllano, nemmeno a seguito di allarmanti segnalazioni.

In venticinque anni di attività, la nostra associazione ha assistito impotente all’allontanamento di tantissimi bambini dalla famiglia di origine, effettuato con le raccapriccianti modalità, descritte ai consiglieri regionali dall’assessore Chiara Caucino nel suo intervento conclusivo prima del voto della legge Allontanamento Zero: “bambini che urlano e piangono perché spesso con l'inganno vengono portati via da scuola e dai loro genitori” e con condivisibile soddisfazione l’assessore sottolinea: “mai più decreti di allontanamento perché il bambino è arrivato a scuola con un livido, a casa non c'è la televisione, vive a contatto con troppi animali e in una cascina, mai più (collocati) in posti con lucchetti alle porte e sbarre alle finestre o ragazzini che non possono mandare una e-mail alla propria mamma”.

Siamo in presenza di lager, altro che luoghi di tutela dei minori.

“In questi anni - continua l’assessore - visitando le comunità e le case famiglia mi sono sentita chiedere dai bambini ai quali parlavo e stringevo le mani di poter tornare dalla mamma e dal papà, dalla zia o dal nonno e ho assicurato loro che avrei fatto di tutto perché questo si potesse realizzare”.

In tutti questi anni di attività a tutela dei minori e dei loro genitori, soprattutto quello più debole, posso confermare sia l’attualità e veridicità di questa affermazioni sia che entrambi, minori e genitori, sono: ostaggi degli abusi istituzionali, a causa di una magistratura troppo spesso scarsamente sensibile alle reali problematiche dei minori e alle loro esigenze psico-fisiche; vittime di un servizio sociale saccente, presuntuoso, incurante dei propri limiti e del rispetto della legge sulla pubblica amministrazione; dimenticati dai politici; ignorati dagli amministratori locali, da cui dipendono i servizi sociali (sindaci, dirigenti e responsabili delle varie competenze comunali, provinciali e regionali, ecc.), che non controllano in modo sistematico e con personale competente ed indipendente l’attività dei servizi sociali, incaricati di occuparsi dei minori e delle famiglie; inascoltati dalle forze dell’ordine, che, troppo spesso, sottovalutano le loro denunce o li scoraggiano a presentarle, perfino quando siamo in palese presenza del mancato rispetto dei diritti dei minori e dei genitori.

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Venerdì 21 Ottobre 2022 10:14

La situazione dei genitori separati in Umbria


La tutela dei figli e del genitore più debole


Ubaldo Valentini

La giustizia umbra, al di là dei proclami di circostanza, non è particolarmente attenta alle problematiche dei genitori separati, che, inevitabilmente, ricadono sui figli minori. Non mancano esempi di giudici (pochi), aperti alle tematiche dell’affido condiviso paritario a tutela dei figli e di ambedue i genitori, che, in concreto, pone fine alla odiosa diatriba sull’assegno di mantenimento, sull’assegnazione della casa coniugale/familiare e sul diritto di visita del genitore estromesso dalla vita dei figli, abitualmente violato dal genitore collocatario, nell’indifferenza della magistratura e delle forze dell’ordine, che, molto spesso, non sempre, sono autonome dalle lobby di genere e non riescono a garantire il rispetto del diritto dei minori alla bigenitorialità e il diritto dei genitori alla cogenitorialità.

Su queste tematiche è indispensabile un pubblico confronto tra magistratura, genitori separati, servizi sociali che collaborano con i tribunali, ordine degli psicologi, forze politiche e sociali e ordine degli avvocati per determinare in modo inequivocabile i rispettivi ruoli nella “tutela del superiore interesse dei minori”. La nostra associazione propone un confronto franco e i genitori separati, soprattutto quelli più deboli, potrebbero riacquistare fiducia nelle istituzioni, che, troppo spesso, li hanno discriminati rispetto al genitore collocatario (la madre per il 94% dei casi).

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