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Venerdì 26 Gennaio 2018 12:52

DIBATTITO: Affidamento condiviso: una promessa non mantenuta


Il contributo del presidente onorario dell’Associazione Genitori Separeati per la Tutela dei Minori, avv. Gerardo Spira

I minori sono oggetto di mercanzia tra più parti

 

Esimio dott. Quilici,

incaricato dall’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori, mi permetto di aprire una finestra di riflessione sulla lettera della Avvocatessa Gaetana Paesano.

Ho conosciuto la collega, per la serietà professionale, e conosco molto bene l’ambiente in cui opera il tribunale di Vallo della Lucania. Tribunale molto evidenziato con la stessa Procura della Repubblica che, resiste al sortilegio (si fa per dire) della soppressione, nonostante le dilaganti spinte di quanti lo vorrebbero lontano dalle beghe locali e territoriali

Vi sono certamente motivi nascosti di risentimenti che ne impediscono la caduta. Ma le congiure e gli intrighi fanno parte di quella cultura storica che ha visto il cilentano brigante “accovacciato” dietro la siepe.

Dopo la prima lettura ho pensato ad uno sfogo personale manifestato dal legale che opera in un contesto in cui le ragioni del diritto s’intrecciano con quelle di una cultura maliziosamente silenziosa.

Mi sono sbagliato, perché l’argomento è all’ordine del giorno e diffusamente anche nel nostro territorio.

Basta aprire un giornale per ritrovarci un articolo di cronaca.

In tutti i convegni ormai si parla di fallimento della Giustizia, di lobby e caste unite intorno alla materia della famiglia. Le accuse vanno dai protocolli di categoria alle direttive o linee guida scoperte più per rafforzare poteri ed interessi personali che per difendere diritti e interessi dei cittadini.

I patti servono a rafforzare le decisioni dei TRIBUNALI dove il DIRITTO , svilito e spogliato dei principi costituzionali del valore della famiglia, ne esce vistosamente sconfitto.

Lei sa, per aver presieduto un incontro a Perugia sul tema della famiglia, che da tempo insisto su di un argomento dimenticato o appositamente accantonato che mette tutto il sistema istituzionale italiano in cattiva luce, minando dalle fondamenta principi e valori della Giustizia.

La giustizia si conclude nelle aule dei tribunali, ma nasce, cresce e si sviluppa in tutte le sedi istituzionali coinvolte (dentro ci sono tutti: magistrati, operatori sociali, ordini professionali e anche la chiesa). Nessuno fa il proprio dovere. Nessuno aiuta La Giustizia a fare il proprio dovere. La collega Paesano definisce la legge 54/2006 “una promessa non mantenuta e lo dice dopo oltre 20 anni di professione. Ne aspetterà ancora se non viene guastato il gioco.

Ha scoperto quindi che la volontaria giurisdizione non esiste, che il giudice in questa materia non fa più il proprio mestiere, è divenuto uno pseudopsicopedagogo; che le decisioni del Tribunale vanno in una direzione sbagliata e che i minori sono oggetto di mercanzia tra più parti. Ha scoperto che nelle istituzioni italiane si perpetra il più grande tradimento della Costituzione e il più grande delitto contro la famiglia. Ha scoperto che la legge 54 del 2006 è carta straccia e che le sue norme sono fili strategici in mano al giocoliere di occasione. Eppure nei banchi dell’università ci hanno insegnato, almeno nella mia epoca i professori lo facevano, che i principi sono fondamenti insopprimibili se non adeguatamente modificati, che le norme impositive sono cogenti, di immediata applicazione e che la lettura della legge deve avvenire in modo sistematico. Che anche se applicata singolarmente la norma deve essere collegata alle finalità della legge.

 

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Venerdì 19 Gennaio 2018 18:01

Le responsabilità dei servizi socio-sanitari.

Inadempienze della legge 241/90. Reato di omissione di atti di ufficio. Accesso agli atti. Note di diritto.


Reato di omissione di atti di ufficio


di Avv. Gerardo Spira*

Siamo ad un punto nevralgico del rapporto-fiducia tra Pubblica amministrazione e cittadino.

Mentre il legislatore col decreto legislativo n.33 del 14 marzo 2013, ha rimarcato e riordinato l’obbligo per la P.A di dare, pubblicare e diffondere le informazioni sulle sue attività, vi è ancora una frangia dell’organizzazione burocratica degli Enti territoriali che resiste alla legge, impedisce l’accesso agli atti, e omette il procedimento amministrativo.

Già con la legge n.15/ del 2005, di modifica della legge n. 241/90, il legislatore ha ulteriormente superato il concetto di interesse legittimo ad accedere agli atti pubblici collocandolo nel mondo giuridico come “diritto”.

Con l’ultimo decreto n.33 del 2013 il legislatore è andato ancora oltre i dubbi e le incertezze burocratiche, parlando di obbligo della pubblicità, della trasparenza e dell’informazione, di diritto di accesso civico di chiunque, senza alcuna limitazione di legittimità, gratuitamente e senza alcun obbligo di motivazione.

In sostanza il legislatore ha aperto il diritto verso il coinvolgimento del cittadino in tutta l’attività pubblica, attribuendo alla normativa carattere cogente (imperativo), di immediata applicazione. Gli atti che si formano nel mondo della P.A. non possono essere negati a chi ne ha diritto e interesse; documenti e provvedimenti vanno pubblicati per consentire al destinatario di essere informato, di partecipare e manifestare il diritto di salvaguardare posizioni giuridicamente rilevanti, definite dalla legge” diritti soggettivi”.

 

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Venerdì 19 Gennaio 2018 17:54

Gli abusi dei Tribunali italiani


Quando si nega ai minori la presenza dei nonni


Avv. Francesco Valentini

I diritti dei nipoti a frequentare i nonni continuano ad essere sottovalutati o, spesso, omessi dai tribunali minorili e da quelli ordinari nelle cause di affido dei minori, nonostante la legge italiana sia molto chiara in merito e nonostante la stessa Italia sia stata pesantemente condannata dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (Cedu) per la violazione dell’art. 8 della Convenzione Europea da parte dei tribunali in materia minorile (sentenza del 20 gennaio 2015 - caso Manuello e Nevi).

La Corte Edu, accogliendo il ricorso di due nonni italiani condanna lo Stato italiano per non aver protetto il cittadino da interferenze arbitrarie da parte delle autorità pubbliche e per non aver adottato “misure concrete ed adeguate”, come suo dovere, per rendere effettivo il suo diritto alla vita privata o familiare. Dette misure – sottolinea la Corte europea – devono essere prese rapidamente perché, come in questo caso, le lungaggini burocratiche o le omissioni possono avere conseguenze irrimediabili per le relazioni nipoti-nonni.

La Corte europea afferma, in definitiva, che spetta allo Stato mettere a disposizione dei cittadini, soprattutto quando minorenni, tutti i mezzi giudiziari che consentono il rispetto dei loro diritti ed il rispetto dei provvedimenti giudiziari a tutela di tali diritti, anche prevedendo misure specifiche che si rendono opportune nei singoli casi concreti. Quando lo Stato italiano si sottrae a far rispettare i diritti di nonni e nipoti, come pure quelli di genitore e figli, si rende responsabile di omissione di controllo e la Corte europea – purtroppo ripetutamente – lo condanna, anche economicamente.

L’art. 8 della convenzione europea e le condanne inflitte all’Italia dalla Cedu sono ignorati da alcuni giudici del Tribunale per i Minorenni di Venezia che il 14.10.2016 rigettavano, con condanna al pagamento delle spese, la richiesta dei nonni ad avere una frequentazione autonoma della nipote in quanto, come sosteneva il padre, potevano vederla quando era con la madre.

 

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Giovedì 04 Gennaio 2018 10:22

Riceviamo e pubblichiamo


Non basta il gesto di un giorno di festa

per tranquillizzare la propria coscienza

dai delitti che quotidianamente si commettono contro i minori.

 

Stimato prof. Ubaldo Valentini, vi è sempre un momento in cui l’uomo, nel corso della sua vita, si ritrova a fermarsi e a riflettere sulla importanza della scelta di cambiare il percorso della propria esistenza.

Ho conosciuto tantissime persone nella mia vita professionale, di ogni livello culturale e di qualsiasi “specie” politica, fino alla sommità dello Stato. La maggior parte di esse, perseguivano finalità spiccatamente individualistiche. Poche, pochissime spinte naturalmente e disinteressatamente verso il bene degli altri, degli ultimi, di quelli che in silenzio restano seduti ai margini del marciapiede. Eppure di ultimi e di invisibili questa società ne è piena, stracolma! Basta fermarsi durante il cammino e guardarsi intorno o nei luoghi di maggior incontri, dove frettolosamente si corre per fare acquisti o assistere ad abbaglianti rappresentazioni.

E’ accaduto anche a me! Vi è stato il momento in cui ho dovuto fermare la mia corsa per organizzare la mia vita professionale contro persone e istituzioni che tentavano di dare picconate alle fondamenta del mio progetto di famiglia, costruita con grande impegno solidale. Il tarlo della separazione era entrato anche in casa mia, con tutti gli effetti pericolosamente corrosivi. Armato di studio e penna, ho affrontato il “MOSTRO” comparso in questa società che si dichiara evoluta, fortemente corazzato dei principi e dei valori della logica del diritto, vera ed unica fiaccola della Giustizia, profondamente ispirati e sentiti.

Durante il percorso è spuntato un bel giorno di quasi 4 anni fa, tra i tanti che avevo visitato, il sito dell’“Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori”. Leggendo con attenzione ho compreso di trovarmi di fronte ad un livello culturale diverso, non il solito e non di genere, con un approccio libero da compromessi istituzionali, contro le sofferenze dei genitori colpiti dalla disgrazia della separazione, ma soprattutto contro il delitto verso i minori che si perpetra quotidianamente nelle aule della Giustizia italiana.

 

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Giovedì 04 Gennaio 2018 10:18

Riceviamo e pubblichiamo


Avete ascoltato la mia disperazione


Ricordo con tanta tristezza ma anche con un grande sentimento di gratitudine nei tuoi confronti, Ubaldo, quella notte di tanti anni fa, quando ormai disperato perché mi veniva impedito di vedere quello che io chiamavo "il mio patatino", (oggi un ragazzone grande e robusto), durante la quale alle dieci di sera, dopo tante ricerche di aiuto inascoltate rivolte ai servizi sociali e dopo le dichiarazioni di “arresa” senza combattere di avvocati che si rifiutavano di reagire contro "quel sistema", trovai sulle pagine gialle il numero dell’associazione.

Quella notte ti chiamai e tu, con grande umanità hai ascoltato il sottoscritto fino alle due di notte. Siamo stati al telefono quattro ore, hai raccolto la mia disperazione e mi hai dato speranza.

Se oggi ho un bellissimo rapporto con mio figlio, se sono riuscito in questi anni a stargli vicino, a crescerlo e a fare il genitore, forse ancora più presente rispetto a genitori che vivono in una condizione diciamo normale, è solo e soltanto grazie a te, all'Associazione e ovviamente al grande amore che ho da sempre nutrito nei confronti di mio figlio. Non finirò mai di ringraziarti. Auguri di buon anno. A presto.

Stefano Volpi

 
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Venerdì 29 Dicembre 2017 12:29

Buon 2018


Queste feste sono le più significative per i figli e per i genitori a cui è permesso di fare i genitori. Non è una frase retorica ma una realtà esistenziale non sempre tenuta nel dovuto conto da tutti coloro che rivendicano il loro esclusivo possesso dei figli, estromettendo dalla loro vita l’altro genitore. Un fenomeno questo sempre in crescita nonostante le belle parole che politici, magistrati, operatori sociali e società da alcuni anni stanno pronunciando. Parole a cui non seguono mai i fatti. Non si impedisce, infatti, che il genitore meno presente – non per sua scelta ma per castigo istituzionale – venga sempre più estromesso dalla vita dei propri figli.

Affetti traditi e figli resi orfani di un genitore per una cieca logica sessista che regna nella nostra società, nelle istituzioni e negli organismi che istituzionalmente dovrebbero tutelare il minore nel suo diritto ad avere due genitori. Le vere vittime della ingiustizia regnante sono principalmente coloro che non hanno voce in capitolo, i figli dei separati, e i loro genitori chiamati a svolgere solo il compito di bancomat.

La PAS (sindrome da alienazione genitoriale da parte del genitore affidatario) predomina in tantissime separazioni ma i giudici, i Ctu, gli psicologici e i servizi sociali la ignorano per non andare contro una cultura di genere, sostenuta da certe forze politiche e dalla maggioranza della stampa, che ritiene la donna sempre e comunque vittima dell’uomo.

In alcuni casi sì, ma non sempre. È bene specificarlo.

Nessuno parla delle centinaia di padri separati che nel 2016 si sono suicidati perché le madri non facevano vedere loro i figli. Questo dato proviene da fonti ufficiali ma non fa notizia perché oggi si parla solo dell’uomo artefice della inaudita violenza sulla donna e l’immagine della donna vittima non può essere messa in dubbio dall’altra dura realtà dell’uomo vittima della violenza psichica e fisica della donna moglie-compagna.

Sono tantissimi i padri picchiati dalle ex-partner che hanno dovuto far ricorso alle cure dei sanitari e, molto spesso, non denunciano nemmeno l’accaduto per timore di ulteriori ritorsioni sui figli. Il senso di responsabilità verso i figli, però, non può essere scambiato con l’inesistenza della violenza femminile sugli uomini. Della violenza sui minori, poi, viene evidenziata dalla stampa e dalle istituzioni solo quella attribuita al padre, mai quella riconducibile alla madre! Così vogliono le lobby di genere, compresi i servizi sociali, la magistratura e le forze dell’ordine che con molta facilità emettono provvedimenti restrittivi nei confronti dei padri basandosi sulla semplice denuncia della ex-moglie e/o amante mai verificata seriamente!

 

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Venerdì 10 Novembre 2017 10:25

Clamoroso !


Il Consiglio regionale della Valle D’Aosta con 32 voti favorevoli e un astenuto (praticamente all’unanimità) nella seduta dell’8 novembre ha approvato la mozione presentata dal Consigliere Roberto Cognetta del “movimento 5 stelle), intesa a regolamentare le attività dei Servizi sociali degli enti territoriali durante gli incontri protetti in favore dei minori e delle famiglie, nei casi di separazioni.

Quello della Valle d’Aosta è il primo consiglio regionale che si è riappropriato di una materia trasferita dallo Stato alle Regioni, province e Comuni sin dal 1977.

Fondamentale e determinante è stato il ruolo della nostra Associazione, la quale ha istruito la proposta in termini legali con la specifica competenza dell’avv. Gerardo Spira di Agropoli, che da oltre 4 anni, negli incontri e convegni nazionali promossi dall’associazione, in controtendenza, ha rilevato la disattenzione della P.A in una materia che la legge ne ha riservato la competenza esclusiva agli Enti Territoriali.

L’Associazione cogliendo il momento dell’intuito dell’avvocato Spira ne ha sposato la teoria portandola sul tavolo dei dibattiti pubblici e all’attenzione delle Istituzioni, abbandonando la  consueta e diffusa pratica degli inutili lamenti e dei ricercati compromessi.

Il Consiglio Regionale della Valle d’Aosta ha riempito un vuoto amministrativo lasciato dal 1977 alla competenza generica e discrezionale dei servizi sociali.

Da questa decisione riparte il nostro impegno come associazione di stimolo perchè gli effetti producano una reazione a catena in tutto il Paese, per ridare fiducia alle coppie che affrontano la Giustizia e credibilità ai Tribunali che decidono in siffatta materia.

Il lavoro di oltre venti anni ci ha portato a confrontarci sul piano del diritto e a chiedere con insistenza che i Tribunali e gli Enti territoriali debbano restare ciascuno nel proprio ambito di competenza, senza invasione di campo o confusione di ruolo. Il processo giudiziario deve osservare le leggi in materia di separazione e gli Enti territoriali devono disciplinare le attività dei propri servizi sociali, in via autonoma ed indipendente.

Abbiamo sollevato questo problema e preteso che venisse regolamentato, per evitare abusi e comportamenti illeciti.

Nel rispetto della legge 241/90 ed in osservanza del principio stabilito dall’art. 97 della costituzione abbiamo formulato e proposto un Regolamento tipo posto a disposizione degli Enti, al fine di perseguire l’obiettivo di salvaguardare il superiore interesse del minore e di porre la discussione sul piano dei giusti ed equilibrati diritti e doveri.

La legalità è garanzia di giustizia e questa può essere garantita solo se le procedure vengano svolte nel rispetto della legge e le relazioni e pareri dei servizi delegati vengano formulati nel rispetto della Regolamentazione, del programma o protocollo a cui obbligatoriamente devono partecipare i soggetti interessati.

La giustizia e i servizi sociali devono restare fuori dai conflitti e quando questi insistono o perdurano, le istituzioni devono mantenere equilibrio equidistante e fermare le azioni speculative.

Per meglio comprendere il significato della nostra azione vi rimandiamo alla mozione approvata che alleghiamo.

Ubaldo Valentini

 

MOZIONE


VALUTATO che il problema delle separazioni ha inevitabilmente e profondamente colpito anche la nostra comunità, le cui conseguenze oltre che sulle istituzioni si sono riversate, in particolar modo, sui minori in tutti gli aspetti, morali e sociali;

PRESO ATTO delle tristi vicende, spesso raccontate dai media, che hanno coinvolto Autorità pubbliche, professionisti, famiglie e associazioni che da oltre 20 anni discutono, senza peraltro trovare una soluzione pacifica e serena soprattutto nel superiore interesse di soggetti violati nella persona e nei diritti;

CONSIDERATO che da tempo ad Aosta l’associazione nazionale “Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori”, con sede regionale anche nella nostra regione, ha posto il problema, segnalato in qualche caso anche per l’aspetto drammatico, richiamando l’attenzione dell'amministrazione regionale sulla competenza ad intervenire nella fase in cui la Giustizia minorile e altri soggetti assegnano ai servizi sociali il compito di valutare, dirimere o trattare il caso, nel rispetto della legge e della scienza, con equilibrio e correttezza procedimentale;

CONSIDERATO che il confronto con i responsabili del servizio regionale ha effettivamente messo in evidenza l’assenza di linee guida chiare e definite relative alle modalità di svolgimento degli incontri con i genitori e gli operatori sul territorio;

LETTO che la nostra Regione con la legge costituzionale n. 4 del 26 febbraio 1948, aggiornata con la legge di riforma costituzionale n. 3, tra le funzioni previste all’art. 2, ha assunto, all’art. 3, il potere di emanare norme legislative di integrazione e di attuazione delle leggi della Repubblica, anche nella materia “assistenza e beneficenza (lett.i);

VISTO la legge regionale n. 19 del 6 agosto 2007 che detta “Nuove disposizioni in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi”;

VALUTATO che il quadro normativo di riferimento risulta concentrato all’art. 1, commi 2, 3 e 4. in cui sono posti a carico degli Enti pubblici non economici precisi obblighi, tra cui l’adozione di regolamenti, entro un anno dall’approvazione della legge, nonché l’obbligo a carico dei soggetti privati preposti all’esercizio amministrativo di assicurare e rispettare i principi di cui all’art. 2;

CONSIDERATO che la Regione Valle D’Aosta svolge funzioni di programmazione, finanziamento, indirizzo e controllo di gestione in materia di minori e famiglia, nonché tutela diretta sui minori;

PRESO ATTO che gli interventi a favore dei minori e delle famiglie sono realizzati nei 4 distretti territoriali socio-sanitari e a livello centrale presso l’ufficio minori dell’assessorato Sanità, Salute e Politiche sociali;

PRESO ATTO che gli interventi di presa in carico a tutela dei minori sono direttamente realizzati dall’Amministrazione regionale attraverso i servizi sociali territoriali, le strutture comunitarie per minori, il servizio di assistenza e il servizio per gli incontri protetti in favore dei minori e delle loro famiglie sono gestiti per conto della Regione da soggetti esterni;

 

IL CONSIGLIO REGIONALE

IMPEGNA

la Giunta regionale

  1. a emanare, con urgenza, delle linee guida affinché soggetti esterni pubblici o privati delegati, svolgano i servizi di assistenza e di incontri protetti in favore di minori e delle loro famiglie nel rispetto della normativa di cui all’art. 1 comma 4 del Regolamento regionale n. 19, al fine di perseguire il dettato di cui all’art. 97 della Costituzione;
  2. a disporre affinché la competente struttura regionale, deputata alla vigilanza e al controllo, garantisca la effettiva attuazione delle linee guida, da parte degli enti - soprattutto quelli che su incarico dei Tribunali svolgono i servizi di assistenza e di incontri protetti in favore di minori e delle loro famiglie - e da parte delle strutture preposte all’esercizio delle attività amministrative, come previste dal Regolamento citato,  con l’avvio del procedimento, la partecipazione dei genitori e loro delegati, la semplificazione dell’accesso agli atti, la verbalizzazione e la redazione dei programmi e dei protocolli, la registrazione degli incontri tra strutture sociali e minori e tra strutture sociali e genitori e tra genitori e figli in presenza di assistenti sociali, psicologi ed educatori.

***

La mozione, presentata dal consigliere Roberto Cognetta (mov. 5 stelle), l’8 novembre 2017 è stata approvata con i voti favorevoli di 32 consiglieri, astenuto il consigliere Contoz  (UV), 2 assenti giustificati Ferrero (M5S) e Laniece (EPAV).

 
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Venerdì 03 Novembre 2017 10:39

Servizi sociali della Valle d’Aosta


La volpe cambia il pelo ma non il vizio!

 

La saggezza popolare ci ricorda che la volpe cambia il pelo ma non il vizio. Questo detto calza perfettamente con l’operato dei servizi sociali della Vda che si fanno paladini di una trasparenza e di una professionalità che i fatti poi sistematicamente smentiscono.

Nessuno - a loro parere - può mettere il naso sul loro operato e nessuno può chiedere trasparenza, protocolli operativi validi per tutti, rispetto dei minori e di ambedue i loro genitori per garantire oggettività nelle indagini socio-psicologiche sui minori richieste dai tribunali e permettere ai genitori di poter accedere al contraddittorio nel superiore interesse dei propri figli.

In definitiva si chiede, in fatto e in diritto, la fine della discrezionalità di un organismo pubblico che opera – sempre, anche quando riceve l’incarico dal tribunale – nell’ambito della pubblica amministrazione regolamentata dalla legge 241/1990 e successivi aggiornamenti.

 

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