Valle d'Aosta

Entra

Chi è online

 17 visitatori online

Statistiche


TOTALE VISITE : 1271179

Login



Ultime notizie

5 per mille
Designed by:
SiteGround web hosting Joomla Templates

PDF Stampa E-mail
Venerdì 21 Dicembre 2018 10:57

Lettera aperta agli amministratori


La drammatica situazione dei genitori separati

Nostre richieste alla Regione Valle d’Aosta


La politica non può continuare ad ignorare: la drammatica situazione dei minori di famiglie separate che, per la colpevole indifferenza delle istituzioni, vivono in una condizione di ricatto perenne materiale e psicologico; padri che vengono estromessi dalla vita dei figli a causa di preconcetti ideologici di genere (i dati e le statistiche parlano chiaro); che i servizi sociali non funzionano e si rendono compartecipi delle discriminazioni nei confronti del genitore non collocatario con relazioni (tutte identiche contro la figura del padre, superficiali e generiche, ma con chiaro scopo di imporre le loro conclusioni) che enfatizzano le “lagnanze” materne, strategicamente orientate ad offuscare il diritto del padre a stare con i propri figli.

Ne consegue la frettolosa e solita decisione di affido a senso unico che penalizza solo e sempre il padre, con gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti: padri ridotti in miseria, a limite di equilibrio; madri che, con la connivenza istituzionale, sfruttano contribuzioni pubbliche e redditi nascosti o prodotti in nero e non dichiarati (permessi e tollerati da un sistema volutamente inefficiente). Modulo molto diffuso in Valle d’Aosta che consente alla madre favorita e privilegiata di condurre una “tranquilla” esistenza. Il genitore, privato delle risorse economiche per soddisfare il fazioso assegno di mantenimento, se non paga l’intero assegno di mantenimento e le spese straordinarie viene subito condannato “pesantemente” dal tribunale, con tanti dubbi applicativi della legge e senza le dovute verifiche tributarie (chi le richiede viene colpito da fulmini e saette). In qualche caso la richiesta di un padre è stata sonoramente redarguita, con avvertimento a “futura memoria”. Condanne penali, multe e quant’altro non solo mortificano il genitore già penalizzato, ma lo avviliscono nel bene più alto come cittadino, quello della fiducia e della credibilità nel diritto. Eppure a scuola, quella seria, ci è stato insegnato che il Tribunale è una Istituzione autonoma ed indipendente e che il Giudice è terzo, non di parte; che nei giudizi non può intimidire con il preavvertimento di un provvedimento conseguenziale. Il Giudizio non è il risultato di un pensiero di parte, bensì la conclusione di atti e fatti che trovano supporto nella legge.  Quello che accade da decenni in questa piccola Regione (dove c’è stato il primo padre separato suicida e dove molti padri separati, anche recentemente, continuano a togliersi la vita) è il segno del fallimento istituzionale e un monito per tutti coloro che coprono responsabilità pubbliche. I politici non possono dichiararsi esclusi e non affrontare il problema, divenuto una pericolosa piaga sociale. Essi hanno la responsabilità del funzionamento della macchina amministrativa. Il cittadino va sempre salvaguardato e accompagnato con la legge dinnanzi ai servizi sociali e alla giustizia. Riteniamo che i fatti della famiglia sono fatti dell’intera comunità e questi, per i diversi aspetti di danno, non esimono la P.A dal valutare la possibilità di attivare le dovute azioni nei confronti di responsabili. La Giustizia Europea ci ricorda che gli errori devono pagarli chi li ha commessi e non il cittadino. Anzi i responsabili, perché non ne commettano altri impunemente, vanno allontanati.

***

A nome mio personale, dell’Associazione che rappresento e, in particolare, della sede regionale VDA, porgo alla nuova Giunta regionale l’augurio di una proficua attività a favore della comunità valdostana. Spero che tra gli impegni politico-amministrativi trovino priorità anche i problemi da noi sollevati sui minori e sulle separazioni e sui genitori vittime delle disfunzioni del sistema. Problema questo che non può essere nascosto in una società che rivendica particolare attenzione ai diritti delle persone disagiate.

Leggi tutto...
 
PDF Stampa E-mail
Giovedì 20 Dicembre 2018 14:02

AUGURI


Si accendono le luci e si illuminano gli angoli più bui delle città del mondo. Per alcuni giorni tutti, sembra, ci sforziamo di apparire più buoni e disponibili. I volti e gli occhi si aprono nel vuoto immaginario di un mondo ipocrita. Perfino il razzista va in cerca del suo simile che fino ad ieri ha ricoperto di sputi e invettive.

L’ipocrisia è il peggiore dei sentimenti che cova nell’animo umano. Compare travestito, per l’occasione, da falsa umanità.

Una buona azione, una volta tanto, ci salva da penna e calamaio, mentre quel roditore cattivo, frattanto sopito, già fa la posta per dopo le feste.

Poiché l’usanza ci trascina nel clima della grande illusione, anche noi vogliamo rivolgere un pensiero di buoni auspici a coloro che sono impegnati a tenere ben separata la famiglia dai figli. Un pensiero ed un augurio, nonostante ciò, va a tutti coloro che si sono impegnati e si impegnano a far stare male i figli degli altri.

Auguri a Magistrati e Giudici, agli alti dirigenti dello Stato e degli Enti territoriali, ai collaboratori degli apparati, a tutti quelli che si prodigano nel grande impegno della famiglia separata, affidando, con destrezza giuridica, i figli ad uno e sottraendoli all’altro genitore; permettendo ad uno di vivere serenamente, mandando l’altro a vivere in luoghi di fortuna; chiudendo un occhio sulle dichiarazioni reddituali di uno, riducendo l’altro a cercare un pasto in una mensa occasionale.

Auguriamo che i loro figli non abbiano mai a patire il dolore e le sofferenze della ingiustizia.

Auguri infine, dal più profondo del cuore, ai figli di tutti, ovunque e comunque, nella buona e nella cattiva sorte. A loro va il nostro pensiero, per un futuro senza diversità e disuguaglianze, ma soprattutto senza questa burocrazia, questa politica e questa Giustizia.

E ricordiamo il proverbio: è del buon pastore tosar le pecore, ma non portar via la pelle!”.

 
PDF Stampa E-mail
Venerdì 30 Novembre 2018 16:51

Valle d’Aosta: la Guardia di Finanza smaschera i ladri


Lavoro in nero e tante false dichiarazioni

Per ottenere il patrocinio a spese dello Stato, i contributi pubblici,

gli assegni più alti per i figli: sempre sulla pelle dei padri

 

In tempi non sospetti avevamo chiesto alle istituzioni a cui compete il controllo una indagine a tappeto in Valle d’Aosta sulla gestione del patrocinio a spese dello Stato, sulla segretezza dei contributi elargiti dagli enti locali al genitore collocatario e sull’esteso fenomeno del lavoro nero, poiché troppe persone usufruiscono di benefici economici a cui non hanno diritto. Fenomeni, questi, che creano inaccettabili discriminazioni nei confronti di tutti coloro che hanno realmente un basso reddito ma, operando nella legalità, si vedono estromessi dai benefici di legge per loro previsti.

E’ di questi giorni la notizia che dai controlli effettuati dalla Guardia di Finanza di Aosta sulle prestazioni sociali agevolate (P.S.A.), cioè sui contributi economici erogati dallo Stato e dagli enti locali alle persone con basso reddito, risulta che le dichiarazioni, compreso l’Isee, non sono veritiere, cioè sono false. I casi analizzati sono stati solo 46, su centinaia e centinaia, e tutti hanno avuto esito negativo. Ciò dovrebbe portare alla restituzione delle somme “truffate” con false dichiarazioni e all’applicazione di una salata sanzione amministrativa (cioè una “multa”). Chi elargisce i contributi ha l’obbligo di effettuare rigorosi controlli sia sulle richieste che sull’utilizzo delle somme percepite. Tali controlli, però, non vengono fatti in modo sistematico e con modalità “a sorpresa”.

I genitori separati valdostani da decenni si scontrano su questo modo di gestire i contributi pubblici e sul mancato contrasto e repressione del lavoro in nero. I patrocini a spese dello Stato vengono concessi sull’autocertificazione della dichiarazione dell’avente diritto, cioè sulla “parola” del dichiarante, mentre l’Agenzia delle Entrate, prima di concederli, ha l’obbligo di predisporre i dovuti e approfonditi accertamenti su tutte le dichiarazioni e la Corte dei Conti, essendo soldi pubblici, dal canto suo ha il diritto-dovere di verificare la gestione dei contributi pubblici e di chiamare i dirigenti dei vari settori alle proprie responsabilità amministrative e penali.

Altra realtà su cui nessuno vuole aprire una seria indagine è il lavoro in nero che penalizza il padre, essendo quasi sempre la madre la collocataria dei figli, la quale non dichiarando redditi, nonostante lavori ed abbia un reddito identico a quello del padre, beneficerà di un assegno di mantenimento per i figli più alto, perché dichiara di essere disoccupata. Non ci deve meravigliare, poi, se questi genitori vivono al margine della povertà ed alcuni di loro sono sopraffatti dalla disperazione.

Leggi tutto...
 
PDF Stampa E-mail
Mercoledì 21 Novembre 2018 17:21

In Valle d’Aosta


Il cittadino non deve partecipare

alle questioni che lo riguardano


L’intervento dell’avv. Spira, noto esperto di diritto amministrativo e dei diritti dei cittadini, è una doverosa riflessione sull’inaccettabile atteggiamento delle istituzioni valdostane (regione, Ausl, dirigenza servizi sociali, altri) che si rifiutano di applicare la legge 241/1990 e s.s.m. sostenendo tesi che non hanno alcun riscontro nel diritto italiano e nella giurisprudenza vigente e lo fanno per motivazioni lobbystiche e, forse, per scarsa domestichezza con il diritto amministrativo. Ciò li porta a negare i diritti fondamentali dei cittadini, quali la trasparenza e la regolamentazione delle strutture dell’apparato amministrativo.

Le linee guida non è un “affaire” dei diretti interessati cioè i servii sociali e dell’assessorato regionale alle Politiche sociali, e non possono essere deliberate dalla giunta regionale per lasciare fuori le commissioni consiliari, l’assemblea consiliare e i genitori, cioè i diretti interessati. I giudici, facenti anche loro parte della pubblica amministrazione, in merito, devono applicare la leggi e non esprimere valutazioni di merito per giustificare linee guida che tutelano solo i servizi sociali e non i minori e i loro genitori. Il controllato non può fare il controllore di sé stesso!  Ben vengano i commenti dei lettori e gli interventi dei diretti interessati (uv).

avv. Gerardo Spira*

Ricordate la questione dei Servizi sociosanitari in Valle d’Aosta? E il problema della mancanza di regolamentazione, dei rapporti tra genitori e tra questi e i figli durante la separazione?

I recenti eventi, sempre più crescenti, riaprono ferite di episodi finiti nel tunnel della disperazione senza soluzione. Intanto studiosi e stampa si affannano dietro teorie, le più astruse che non trovano rispondenza e collegamenti con la realtà ambientale. Vero è che le cause possono essere tante, ma certamente tutte prodotte da una società in cui i cittadini vivono condizioni di disagio, di diversa natura, non approfondito e quasi sempre male interpretato.

Ricorderete anche che la nostra Associazione, da moltissimi anni ha puntato l’indice su uno dei problemi che toccano i genitori separati, costretti e soffocati da provvedimenti ingiusti e intollerabili? Abbiamo segnalato la gravità della situazione, riconducibile, per quanto ci riguarda, alla protervia istituzionale di andare per una strada isolata e senza argini di prevenzione, sconnessa e contraria a facilitare la vita comunitaria.

Il cittadino è solo, senza alcuna protezione legale o di giustizia. Piani e programmi diventano un adempimento istituzionale, imposti dall’alto senza il coinvolgimento e la partecipazione del cittadino.  Questo è incanalato in un percorso imposto contro le sue ragioni e diritti. Corsi, incontri e convegni servono e sono utili a chi li promuove ed organizza, ma non al cittadino, soggetto-vittima del problema.

I progetti e i programmi vengono studiati e stesi a tavolino e poi calati nella realtà. I problemi della famiglia nascono nella vita di tutti i giorni, maturano in silenzio (per dignità) tra vicoli, strade, piazze e nel chiuso delle ville. E da qui deve cominciare la ricerca, lo studio, tra la gente e nel silenzio premonitore di eventi imprevedibili. Qui si scoprono motivi e cause del malessere.

Una decisione o sentenza espressa con le carte e sulle carte, senza alcuna verifica ambientale risulta sempre lo stravolgimento della verità. La Giustizia e la verità sono diversamente sinonimi, ma con lo stesso significato e valore. Capire la verità significa penetrare nei problemi dell’uomo, nella sua vita reale, nel mondo in cui egli progetta il suo futuro con gli altri, insieme alla sua famiglia. Qui si misura la capacità istituzionale di organizzare un mondo sociale possibile, aperto e affrancato, senza divisioni o persecuzioni, un mondo di diritti riconosciuti e sostenuti, un mondo in cui il tanto decantato principio di sussidiarietà ha pervaso ogni angolo e spazio di vita del singolo cittadino. Lo Stato, le regioni e i comuni sono stati chiamati dalla legge a garantire questo mondo.

Abbiamo insistito perché le attività dei servizi sociali, posti all’avanguardia dei problemi sociali venissero regolamentate e disciplinate, in un processo di collaborazione partecipativa dei genitori messi in difficoltà, spesso da una cultura risentitiva, quasi vendicativa in nome di diritti interpretati e applicati contro l’altro. I preconcetti culturali, trovano ancora una inaudita resistenza e contrarietà. Forse per non ammettere di avere sbagliato si continua a sbagliare. E intanto i fatti, come le alluvioni, lasciano lungo il percorso danni e vittime. Disfunzioni e irregolarità procedurali accrescono il malessere. Il patto istituzionale, firmato una specie di protocollo assume più valore e forza della vita e dei diritti della persona umana, della famiglia e dei figli.

Il cittadino, si dice, non deve partecipare alle questioni che lo riguardano.

Leggi tutto...
 
PDF Stampa E-mail
Venerdì 09 Novembre 2018 18:03

Sulla proposta di modifica del condiviso della Lega e 5 Stelle (DDL735/18)

 

Le sterili e anacronistiche argomentazioni

delle lobby femministe e dei centri antiviolenza

 

Non si comprende con quale sfacciataggine si possa sostenere che la prassi dell’affido condiviso dei minori nelle separazioni e nei divorzi, così come avvenuto fino ad oggi, tuteli i minori e il genitore più debole, cioè, a scanso di equivoci, il padre bancomat quasi sempre estromesso dalla vita dei propri figli. Il genitore più debole è il padre e non la madre!

Femministe. centri antiviolenza, associazioni di genere, sindacati, Telefono rosa e sinistra forcaiola sostengono che il ddl ” parte dal pregiudizio che le donne siano avvantaggiate rispetto ai padri dall’attuale legislazione nell’affido dei figli, non a caso si introduce il concetto di alienazione parentale che presuppone donne manipolatrici intente a mettere i figli contro il padre … tutte le misure proposte calpestano i diritti dei minori e del coniuge economicamente più fragile, senza tener conto né delle scelte familiari fatte in precedenza, né di procedure in atto di denunce di violenze familiari. Diciamo no alla mediazione obbligatoria, al mantenimento diretto dei figli, a un piano genitoriale che non tiene conto delle esigenze dei ragazzi”, ma non dicono che

- La Pas non è una invenzione diabolica dei padri ma una pratica assai diffusa con la quale il genitore collocatario, quasi sempre la madre, arriva a condizionare i figli al punto di far loro rifiutare qualsiasi contatto con l’altro genitore e le cui denunce in tribunale e presso i servizi sociali restano inascoltate perché queste due istituzioni tutelano quasi sempre la madre e non i figli privati della bigenitorialità.

- La violenza fisica e morale è, per queste figlie dei fiori, di esclusiva appartenenza all’uomo, dimenticando che centinaia di padri ogni anno, nell’indifferenza della stampa e delle istituzioni, si tolgono la vita proprio a causa delle discriminazioni subite nella separazione e nell’affido dei figli minori. Tantissimi padri subiscono dalla ex partner ricatti economici, violenza morale e fisica con cure dei sanitari ma che non denunciano per non inasprire i già difficili rapporti con il genitore collocatario e per non portare i figli nei tribunali quali testimoni, essendo quasi sempre presenti alle violenze subite.

- Il genitore in difficoltà economica, nella maggioranza dei casi, è quello che deve abbandonare la casa familiare, anche se è di sua proprietà, deve spesso pagare il mutuo sulla sua casa assegnata per i figli al genitore con loro convivente che vive agiatamente con il suo nuovo partner, mantenuto dall’ex-marito e/o compagno; deve trovarsi una nuova abitazione, spesso piccola e non sempre idonea per accogliere degnamente i figli; deve versare alla madre l’assegno di mantenimento per i figli e per sé, visto che la ex al lavoro preferisce fare la disoccupata o lavorare a nero: circostanza questa che le permette di avere un assegno più consistente per i figli ed anche per sé, quando dovuto, e di ottenere contributi pubblici e, inoltre, di accedere al patrocinio a spese dello Stato, cioè a spese di noi contribuenti.

Al genitore non collocatario dei figli, con sentenze non sempre chiare e appropriate, gli viene imposto di pagare le spese straordinarie non autorizzate ma che l’altro genitore puntualmente richiede. Qualche giudice, poi, anche quando è prevista l’autorizzazione preventiva ma che l’affidatario non rispetta, si permette di condannare il genitore non collocatario che si rifiuta di pagarle perché quando le spese sono per i figli sono sempre valide e devono essere sempre pagate da ambedue i genitori. Nemmeno il giudice, dunque, rispetta le sentenze di un altro giudice!

Leggi tutto...
 
PDF Stampa E-mail
Giovedì 08 Novembre 2018 10:47

 
PDF Stampa E-mail
Mercoledì 07 Novembre 2018 19:15

Ad AOSTA


L’affido condiviso.

Riflessione sulla proposta di modifica


Il disegno di legge n. 735/2018, meglio conosciuto come proposta Pillon, ha riacceso la discussione sull’affidamento condiviso, introdotto con la legge 54/2006. Gli aspetti critici della legge 54/2006, peraltro, emersi in seguito alla controversa applicazione da parte dei Tribunali e alle disfunzioni dei Servizi degli Enti territoriali, diventano, nella proposta Pillon, scusante per riesumare una ideologia contraria ai principi costituzionali e alla libera conquista del divorzio. La guerra politica rischia di affondare il diritto alla libera decisione e le garanzie sulla tutela dei minori.

Nella proposta si nasconde, attraverso istituti e nuove figure professionali, il filo conduttore che preannuncia la vera identità di una riforma che, nel caso di positiva approvazione, aggraverà la confusione istituzionale, con buona pace di tutti i soggetti coinvolti (professionisti e tribunali), responsabili del fallimento della legge 54/2006 che aveva introdotto l’affido condiviso. Invece di semplificare e snellire l’iter della separazione per un vero affido condiviso, così come prevedeva la legge, la proposta Pillon complica la vita delle coppie, che si vedranno spennare a tutti i livelli ed in tutti sensi.

Il novello legislatore ferma l’attenzione sui genitori e non sui minori che sono l’anima e il cuore della discussione. Così, a nostro avviso, muoiono i diritti e la giustizia diventa appannaggio di pochi (di quelli che hanno “facoltà economica” di agire).

Il disegno di legge introduce, a carico dei genitori (la cui maggioranza ha grosse difficoltà economiche), la mediazione obbligatoria e il coordinatore familiare quando permane la conflittualità fra di loro, senza prevedere una ferrea regolamentazione del loro operato e della loro professionalità. Non garantisce, nella realtà, l’affido condiviso alternato, il mantenimento diretto dei figli (i quali potrebbero trascorrere con un genitore solo i 2/5 del tempo (sempre il padre, come da abusata prassi del passato, rendendo, pertanto, ancora obbligatorio l’assegno di mantenimento) e sorvola sul ruolo, sulle responsabilità e sulla trasparenza dei servizi sociali e del tribunale.

Il fenomeno dell’alienazione genitoriale e parentale (Pas) nelle separazioni è trattato solo marginalmente mentre, al contrario, è diffusissimo è costituisce la principale causa della radicata conflittualità genitoriale che solo pochissimi tribunali incominciano ad indagare e condannare il genitore responsabile con pene severe, compreso l’affido esclusivo dei figli al genitore emarginato.

Ne vogliamo discutere in un pubblico incontro, attraverso una riflessione che toccherà tutti gli aspetti della proposta. Confidiamo nella partecipazione non solo dei cittadini, ma anche e soprattutto degli operatori del settore, senza alcuna esclusione. Il problema della separazione è ormai un seme messo a dimora in tutte le famiglie.

Sulle criticità del disegno di legge e sulle proposte dell’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori, pubblicate sul sito www.genitoriseparati.it, si terrà

 

Il dibattito sarà introdotto dal prof. Ubaldo Valentini che illustrerà la proposta di legge e le criticità evidenziate dall’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori, riportate nel sito web www.genitoriseparati.it, con la partecipazione del consigliere regionale Roberto Cognetta che riferirà anche sul Regolamento dei Servizi sociali che l’assessorato alle Politiche sociali deve predisporre da mesi.

Il dibattito è aperto a tutti. Per informazioni 347.6504095.

Avevamo predisposto una tavola rotonda su questo tema, resa impossibile dalla non adesione dei relatori invitati (o loro sostituti), eccetto il consigliere Cognetta, per motivi di lavoro (Presidente del Tribunale), per precedenti impegni (avv. Paolo Sammaritani per la Lega), per non adesione e partecipazione solo come uditori (Presidente Ordine Avvocati e il consigliere regionale Nasso per i 5 Stelle).

 
PDF Stampa E-mail
Lunedì 29 Ottobre 2018 09:41

L. 54/2006 e DDL. 735/2018


La legge 54 sull’affido condiviso

va applicata e non annullata!


di Ubaldo Valentini *

Il d.d.l. Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità“, a firma di alcuni senatori della Lega e del M5S, ha il preciso intento - poco attinente alla riforma della L.54/2006 che ha introdotto l’affido condiviso -:

  1. di eliminare alcune iniziative facoltative, riportandole in quelle obbligatorie a pagamento da parte dei genitori che intendono separarsi e divorziare, senza preoccuparsi di fissare le regole di comportamento agli attori (mediatori) che hanno operato per anni con risultati scadenti e spesso nocivi per i minori e per i loro genitori;
  2. di ridurre l’accesso all’istituto del divorzio alla maggior parte dei genitori, poiché solo coloro che hanno un discreto reddito possono accedere alla separazione/divorzio e pagarsi le spese per la mediazione obbligatoria e per  il coordinatore familiare, considerato che – come la storia giudiziaria ci insegna – la conflittualità nella coppia ha radici profonde che la mediazione non riesce mai a risolvere e che può essere contenuta solo con provvedimenti equi e vincolanti per ambedue i genitori;
  3. di prospettare un condiviso incentrato solo sulle esigenze degli adulti, considerando marginali quelle del minore. Il Parlamento - consapevole che i minori di età inferiore ai dodici anni possono già avere una capacità valutativa e, quindi, possono esprimere le loro esigenze e le loro aspettative nell’affido che li riguarda - ha abbassato l’età in cui il giudice ha il “dovere” di ascoltarli quando il loro parere può essere importante per un affido sereno e rispettoso, in primo luogo, della sua persona.
  4. di introdurre altre figure professionali, che possono essere recuperate nel vasto pantano della funzione pubblica. Nella proposta di legge non esiste alcuna garanzia sulla loro (mediatori e coordinatori familiari) reale professionalità e nemmeno sono previsti periodici controlli con personale terzo e specializzato per verificarne competenza e validità della loro attività.

Il nostro diritto è fondato sui diritti della persona e quindi sull’obbligo dello Stato di assicurarne l’esercizio attraverso le rappresentanze istituzionali.

Non occorre, pertanto, limitare la libertà del cittadino ed estromettere ulteriormente il minore da un processo che lo riguarda in prima persona facendo ricorso ad espedienti di dubbia natura etica.

Vanno disciplinati, invece, due momenti cardini della “questione Separazione”: la discrezionalità dei servizi e dei tribunali e il potere facoltativo attribuito agli stessi.

E’ fondamentale che i procedimenti amministrativi e civili si svolgano attraverso un percorso ben definito, individuato non solo dagli “addetti ai lavori” ma anche con i loro utenti (i genitori che hanno il dovere di tutelare i propri figli e se stessi) a garanzia in primo luogo del minore, assicurando, così, al figlio e ad ambedue i genitori, il pieno rispetto del diritto alla bigenitorialità.

La mediazione

Il sen. Pillon, che rivendica la paternità del ddl, enfatizza l’istituto della mediazione come la panacea di tutti i mali della separazione della coppia. Si preoccupa dell’albo dei mediatori, delle figure che dovranno svolgere la funzione, senza toccare ciò che è stato fatto finora, anzi recuperandolo nelle sue criticità e negatività. Per la stessa funzione ha accomunato figure professionali di cultura, competenze e capacità diverse.

Gli avvocati (art 1, c. 2, lett. c) possono avere la qualifica di mediatore familiare purché iscritti all’ordine professionale da almeno cinque anni ed abbiano trattato almeno dieci nuovi procedimenti in diritto di famiglia e dei minori per ogni anno.  La loro possibilità di iscrizione all’albo, pertanto, è subordinata a condizioni diverse da tutte le altre figure che hanno acquisito il titolo nei vari “diplomifici” italiani. Tutti insieme: diplomati da terza media, laureati e specializzati.

Leggi tutto...
 
<< Inizio < Prec. 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 Succ. > Fine >>

Pagina 37 di 60

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili. Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di più.

EU Cookie Directive Module Information