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Venerdì 15 Marzo 2013 18:36

19 Marzo: per non prendersi in giro!

Il 19 marzo è una festa assurda che penalizza i padri tutti, sia quelli separati che quelli semplicemente padri sereni di figli condivisi. E’ nata come esigenza commerciale e poi è divenuta una vera e propria offesa ai milioni di padri che quotidianamente vengono estromessi dalla vita dei loro figli con il consenso delle istituzioni.

Questa ricorrenza deve trasformarsi in un momento di lotta per rivendicare il diritto di ciascun padre ad esercitare liberamente la propria genitorialità e non essere un sorvegliato speciale dei servizi sociali che sempre più sostituiscono i tribunali che sempre meno decidono, caso per caso, nel supremo interesse dei figli.

La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per l’emarginazione della figura paterna nelle separazioni ed ha espresso severe valutazioni sia sulla “pigrizia” dei giudici che delegano proprie competenze ai servizi sociali sia su quest’ultimi ai quali non possono essere riconosciute competenze che non hanno. Il giudice deve sentire i minori, deve valutare le singole situazione e deve decidere senza il filtro non sempre opportuno e soprattutto non sempre competente e talvolta anche ideologicamente schierato con la madre. Mettiamo mano allo stuolo di giudici onorari il cui operato non è valutato da nessuno.

La condanna ha lasciato indifferenti le istituzioni che continuano ad operare come se la legge sul condiviso non esistesse, come se l’art.709 ter cpc non debba essere applicato abitualmente nei casi in cui il padre viene estromesso dalla vita dei propri figli ed infine non si dà vita alla sezione dei tribunali della famiglia.

Si parla di violenza degli uomini sulle donne ma nessuno dice che molte delle denunce di violenza sono funzionali alle cause di separazione e, troppo spesso, servono per battere cassa nei confronti dell’ex-coniuge o compagno. I media stessi non sembrano discostarsi dallo stereotipo mediatico dell’uomo violento e della donna vittima degli uomini. Cosa dire quando nelle separazioni emergono ben altre realtà ma che i servizi sociali negano perché altrimenti crollerebbe il dorato mondo delle Pari opportunità.

Ogni giorno arrivano novità dai servizi sociali: le loro plurifunzionali cooperative sociali sanno fare tutto e possono anche essere agenzie che ti insegnano a fare il genitore. Non importa, però, se manca trasparenza, se nella vita queste persone hanno fallito anche come genitori, se non hanno specifiche competenze, se non hanno figli, se non sono sposati o conviventi: insomma se conoscono il mondo dei separati solo dalle riviste, dalle trasmissioni televisive e dalle tante ed altrettanto inutili giornate di studio.

I servizi sociali sono autoreferenti di se stessi e nessuna verifica esterna ed improvvisa viene fatta sul loro operato e sulle loro competenze. Anzi è bene non contrastarli troppo perché altrimenti si arrabbiano e scrivono di tutto: anche che il vostro cagnolino ha il  vizietto di alzare la gamba e quindi l’ambiente del suo padrone non è opportuno per l’educazione dei figli!

I tribunali sono una emergenza che verrà risolta solo con la introduzione della responsabilità civile del giudice. Solo allora comprenderanno che il diritto di famiglia è una cosa seria e che non può essere affrontato rituale disinvoltura e, talvolta, anche con disinvoltura. Chi paga poi i danni fatti ai nostri figli? Chi paga quando le sentenza, i decreti e le ordinanze non rispettano il diritto alla bigenitorialità e alla uguaglianza di tutte le persone dinnanzi alla legge? Ma tutto ciò non si può chiedere perché destabilizza la Festa del papà.

Ubaldo Valentini

 
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Venerdì 15 Marzo 2013 18:32

Testimonianza

Riceviamo e pubblichiamo*

Festa del papà separato: una rituale farsa

Sono un papà che vedo i miei due figli di dieci e sette anni solo quando vuole mia moglie, la quale se ne frega delle disposizioni consensuali di separazione e bussa solo a cassa, nonostante stia economicamente meglio di me e viva nella casa che con anni di sacrifici mi sono costruito (lavorando sabato e domenica e aiutato da amici e parenti) prima del matrimonio. Come dipendente pubblico ho un reddito di 1.400 euro al mese, mentre lei arriva a quasi duemila euro e percepisce l’affitto di una sua casa (€. 530 al mese). Inoltre le devo passare – perché secondo il giudice non ho il mutuo sulla casa – €. 800 al mese per il mantenimento dei due figli che dovrebbero stare con me per 14 giorni al mese. Le spese straordinarie ( di tutto e di più) sono al 50% senza che possa avere il diritto di concordarle preventivamente. Mediamente le devo dare altre 150 euro al mese. Pago €. 350 al mese  per un piccolo monolocale, oltre alle utenze. I miei genitori e la famiglia di una mia sorella mi passano viveri, vestiario e benzina per andare a lavorare. Soldi per svaghi personali non esistono.

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Lunedì 04 Marzo 2013 12:14

Violenza sui minori e sui loro padri separati

Una verità volutamente negata in Valle d’Aosta

 

I politici hanno approvato una legge regionale per sostenere le donne vittime di violenza da parte dei mariti o dei compagni, ritenuta una piaga nascosta anche in Valle. Nel 2012 – secondo il procuratore capo, sig.ra Marilinda Mineccia - ci sono state 135 denunce e, guarda caso - diciamo noi - la stragrande maggioranza le hanno fatte donne al centro di separazioni o affido dei figli conflittuali dove il ricorso al pronto soccorso, ai servizi sociali con le loro costose strutture protette, alla forza pubblica, alla procura, alle associazioni femministe sorrette dal finanziamento pubblico servono fondamentalmente per chiedere più soldi all’ex-partner o marito o padre dei figli, per farlo condannare (cosa automatica in Aosta per una giustizia sollecita alle loro denunce), per giustificare il reato di  sottrazione dei figli ai padri, per la diffusa Pas (sindrome di alienazione parentale) e così per relegare il ruolo  paterno solo a quello di genitore bancomat. Talvolta, infine, queste denunce servono anche per coprire storie di tradimenti.

L’affido condiviso ormai non si nega più a nessuno, ma poi chi tutela i diritti inalienabili dei figli ad avere due genitori con pari opportunità genitoriali ed economiche?

La politica regionale non può ignorare la drammatica situazione delle separazioni in Valle d’Aosta e la discriminazione esistente, purtroppo con frequenza,  tra madre e padre, quasi sempre soccombente. La genitorialità non è ad esclusivo appannaggio della madre e l’istituto delle Pari Opportunità, gestito con soldi pubblici, non può operare con paraocchi, perpetuando sovente discriminazione  ideologica tra i due sessi. Pari opportunità sì, ma per gli uomini e per le donne!

L’uomo padre-padrone non ha più spazio in una società moderna e il voler perpetuare indistintamente schemi ideologici o fantasmi psichici di altri tempi è una offesa all’intelligenza umana. Oggi, come evidenziato in molti saggi, i padri sono genitori migliori delle madri.

Esiste la violenza sulle donne, quella vera, e la nostra condanna è netta e immediata ma altrettanto netta è la condanna della subdola violenza - psicologica e non solo - sui minori e sui padri che in Valle d’Aosta raggiunge percentuali elevate.

Nessuno ne parla perché il sistema valdostano politica-giustizia-servizi sociali-certi mass-media è blindato e la prassi dello scarica-barile conviene a tutti: sia a chi dovrebbe condannare la madre che estromette i figli dalla vita del padre e dovrebbe indagare sulle dichiarate violenze, sia a chi si ritrova al centro di un potere non sempre supportato anche da professionalità, sia da chi trae vantaggi economici dalla rete dei servizi privati ben pagati e sponsorizzati dalla politica e dagli stessi servizi sociali sia da chi non vuole dispiacere sia ai politici (che finanziano l’informazione con i soldi pubblici) che ai tribunali forieri di cronaca nera.

I padri vengono quasi sempre e comunque rinviati a giudizio per maltrattamenti in famiglia, per stalking, per aver fatto venir meno i mezzi di sussistenza all’ex-moglie o all’ex-compagna (anche se hanno perso il lavoro, se le spese straordinarie non erano state concordate, ecc.. ecc.. ). I ricorsi di modifica delle condizioni di separazione anche in presenza di serie motivazioni sono ritualità inutili. L’efficienza della giustizia valdostana si evince nei numeri dei decreti penali di condanna e nelle condanne emesse a ritmo elevato in rapporto alla popolazione e nella rapidità con cui si archiviano le denunce contro le madri presentate da padri che da mesi o anni  non riescono a  vedere i propri figli!

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Giovedì 07 Febbraio 2013 10:33

I padri separati, durante una partecipata assemblea, hanno esternato tutto il loro malessere verso le due istituzioni che  discriminano loro e i figli. Sono intenzionati ad attivare una azione collettiva – class-action – contro il tribunale penale e civile della Valle d’Aosta per non averli rispettati come persone, come cittadini e come genitori poiché le istituzioni parlando sempre al femminile. Chiedono reale tutela dei propri figli e, da parte dei tribunali,  condanna per quelle madri che dichiarano il falso durante la separazione e non fanno vedere i figli al padre. Dove sono i politici valdostani?

I separati contro il tribunale e servizi sociali

Durante un vivace incontro di genitori separati - tenuto presso il CSV di Aosta e a cui hanno partecipato anche alcuni esponenti politici regionali e nazionali - sono state analizzate le ripercussioni pratiche che la recente sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo – di condanna dei tribunali e dei servizi sociali italiani per le discriminazioni verso i padri separati - avrà nel contesto valdostano.

Da subito partiranno le class-action nei confronti del Tribunale penale e civile di Aosta per la troppa facilità di alcuni giudici (senza immediata prova e contraddittorio) con cui vengono emessi decreti penali, dietro la semplice denuncia della ex-moglie o compagna o segnalazione delle forze dell’ordine per maltrattamenti in famiglia e per stalking a cui seguirà condanna penale certa nei confronti dei padri.  Tutto ciò comporta immediato allontanamento dalla casa familiare, spesso di loro esclusiva proprietà, assegni di mantenimento, visite contenute e protette ai figli, educatore (tra i piedi), mediazione, psicoterapia e quant’altro il buon mondo dei servizi sociali propina per giustificare l’ingente utilizzo di danaro pubblico.

Un pool di legali di fuori regione – che fanno capo alla nostra associazione - seguirà i separati che aderiranno alla classaction. I costi saranno fortemente contenuti e accessibili a tutti, contrariamente a quanto avviene, invece, oggi dove molti padri devono solo subire l’”esproprio” dei propri figli da parte delle istituzioni.

I figli sono dei genitori e non delle istituzioni pubbliche o private – leggasi tribunali, servizi sociali, forze dell’ordine, cooperative sociali, professionisti, ecc.. e  il cui operato non viene mai sottoposto a verifica – e i genitori non possono essere espropriati del loro diritto alla genitorialità e i figli non possono essere privati di un genitore. I genitori si aiutano seriamente a fare i genitori ma quando i figli sono assenti perché altrimenti ai minori si trasmette il messaggio che il suo papà o la sua mamma o entrambi non sono capaci a fare il genitori, creando in loro confusione e sfiducia. L’affetto di cui i figli dei separati necessitano non può essere fornito “meccanicamente” da una figura terza.

Al centro delle contestazioni legali ci saranno anche le procedure collettive con cui si “consigliano”, nelle separazioni giudiziarie, i genitori a raggiungere ad ogni costo un accordo, con cui si impongono in modo generico gli interventi- anche quelli meno opportuni – dei servizi sociali designati a divenire i veri “gestori” dei figli. Si contesterà anche il modo con cui si determina l’entità degli assegni di mantenimento e la ripartizione di indefinite o omnicomprensive spese straordinarie, l’assegnazione della casa familiare, la ripartizione equa dei tempi di permanenza dei figli con ambedue i genitori (garantendo le pario opportunità genitoriali e prevedendo anche l’affido condiviso alternato), la obbligatorietà di drastici provvedimenti del tribunale civile e penale nei confronti del genitore che non rispetta le disposizione del tribunale.

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Giovedì 07 Febbraio 2013 10:29

Un grande passo, utile e ricco di speranza
per un cambiamento

di Marina Vergoni*

Vorrei anch'io commentare e porre delle riflessioni sulla sentenza di Strasburgo.

Spesso ho sottolineato quanta incompetenza ci fosse nei servizi sociali e nel loro operato e che questa viene confusa con mala fede da parte del singolo.

Di fronte a tanti racconti e a tanta sofferenza mi sono soffermata più ad ascoltare che a esprimere giudizi. Accertare che non sempre c'è mala fede quanto ignoranza certo non mi fa stare meglio. Siamo veramente all'apocalisse perché affidarsi, anzi, per meglio dire, doversi affidare a persone incompetenti non è una piacevole scoperta. Realizzare che le tue azioni future sono legate a persone incapaci non ci può che far preoccupare ulteriormente.

Memore di quanto detto, penso che forse combattere" l'ignoranza " risulti un po’ meno complesso.

Mi illudo che prima o poi possiamo far leva sull'oggettività, sull'ottenere ciò che ci spetta di diritto e, in questo caso, semplicemente fare il genitore-educatore del proprio figlio, di quell'essere che si è messo al mondo con la speranza di vederlo crescere con serenità. Questo spesso non avviene. Siamo e viviamo nell'era dell'incomprensione e scarsa comunicazione umana, questo è il nostro pegno da pagare.

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Giovedì 31 Gennaio 2013 10:18

CONDANNATA LA GIUSTIZIA MINORILE ITALIANA

e L’INEFFICIENZA DEI SERVIZI SOCIALI

di Ubaldo Valentini*

 

Allegata sentenza

La tutela dei minori con genitori separati non sempre esiste nei tribunali italiani (sia ordinari che minorili) e non tutti i giudici che – a rotazione – si susseguono nell’affido dei minori si pongono il problema della vera tutela dei futuri cittadini.

 

La giustizia minorile

Assistiamo a sentenze scandalose dove si tocca con mano la discriminazione tra i due genitori: il padre è sempre meno attendibile della madre. L’inesistenza delle pari-opportunità genitoriali nei tribunali e nei servizi sociali mette in moto una serie di meccanismi psicologici nel genitore emarginato e nella società che hanno inevitabilmente una ricaduta sui minori stessi. Le vere vittime di questa consolidata prassi sono i figli ancor prima dei genitori espropriati del loro diritto-dovere alla genitorialità.

Non occorrono nuove leggi, occorre solo che l’uguaglianza dei genitori sia sancita nelle ordinanze presidenziali che emettono provvedimenti “provvisori ed urgenti” e nelle sentenze e che le disposizioni del tribunale, quando disattese da uno dei genitori, vengano fatte rispettare dal giudice.

La costituzione nei singoli tribunali delle “Sezioni della Famiglia” - presiedute da persone competenti e sensibili alle problematiche minorili e genitoriali – è quanto mai urgente assieme alla contemporanea e immediata chiusura dei tribunali minorili.

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Giovedì 31 Gennaio 2013 10:16

“L’Italia non garantisce  i padri divorziati”

di Sara Ricotta Voza


Milano -Raffica di condanne all’Italia, in un solo mese, da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. Dopo le dure sentenze sul sovraffollamento delle carceri piombate nei primi giorni del 2013, ieri ne sono arrivate altre due. Una riguarda ancora la violazione dei diritti di un detenuto, l’altra «la violazione del diritto al rispetto dei legami familiari» di un padre separato.

Quest’ultimo, dopo la separazione, non ha potuto incontrare regolarmente la propria figlia per oltre sette anni nonostante così fosse previsto negli accordi. La madre, infatti, aveva ottenuto l’affido esclusivo della bambina ma il tribunale di Roma aveva poi deciso che il padre potesse vederla due pomeriggi alla settimana, un weekend su due, sei giorni a Natale, tre a Pasqua e dieci durante le vacanze estive. Ma tutto, a detta del padre, sarebbe rimasto lettera morta, perché in un mese non sarebbe riuscito a vedere la figlia se non per pochi minuti e sempre in presenza della madre o dello zio materno. E questo all’inizio perché le cose, poi, sarebbero solo peggiorate.

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Giovedì 31 Gennaio 2013 10:15

Quei papà privati del diritto all’affetto

di Carlo Rimini*

Non è la prima volta! Non è la prima volta che l’Italia viene condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per non avere garantito ad un padre separato il diritto ad un rapporto stabile, duraturo e intenso con suo figlio.

Essere condannati per aver violato i diritti fondamentali di un uomo è assai grave: significa essere usciti dal confine che segna la civiltà.

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