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Le variegate e indelebili violenze sui minori


Quando si parla di violenza sui minori si pensa subito alle violenze sessuali e a quelle fisiche, i c.d. maltrattamenti, che possono avvenire nel contesto familiare, scolastico e in quello amicale e del tempo libero. La violenza familiare è difficile da individuare per il clima di omertà che circonda i componenti del nucleo e per il timore nei minori, spesso giustificato, che la denuncia possa rendere ancora più pesante la propria condizione esistenziale per le inevitabili conseguenze punitive che una siffatta denuncia provocherebbe nei responsabili di tali gesti.

Assoluta l’omertà sulla violenza sessuale che vede i minori vittime di abusi di cui, purtroppo, troppo spesso nemmeno la famiglia sospetta a causa delle relazioni interne rese labili dalla scarsa e significativa compresenza partecipata alla vita del nucleo familiare e dal mancato dialogo genitori-figli e dalla scarsa propensione dei minori ad aprirsi con i fratelli e le sorelle. Una certa rilevanza ha pure la scarsa predisposizione e/o educazione dell’adulto a considerare il minore come una persona con tutti i suoi diritti e con tutte le sue esigenze che vanno rispettate, sempre, altrimenti si genera in lui un profondo senso di sfiducia nel proprio contesto abituale e preferisce, senza alcun controllo, il ricorso agli amici, talvolta anche loro molto problematici verso il mondo che li circonda. Si crea, in questo caso, una situazione pericolosa e deviante di cui oggi poco si parla e sulla cui origine quasi mai si effettuano valutazioni scientifiche approfondite. La incapacità di rapportarsi in modo corretto con i figli e i minori in genere è un vero e proprio problema sociale a cui devono dare una risposta anche le strutture preposta alla tutela dei minori e al controllo delle capacità genitoriali.

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I minori: con rispetto e senza pregiudizi


Con il pregiudizio non si garantisce la tutela dei minori nei vasti e complessi procedimenti legati al loro affido, dopo la fine della convivenza dei genitori, perché, senza la certezza delle pari-opportunità genitoriali, non ci può essere la bigenitorialità e la cogenitorialità da tutti invocata, ma, con altrettanta fermezza, ignorata anche da parte di chi dovrebbe imporla. Se, poi, tra i figli ed i loro genitori, subentrano le istituzioni con la pretesa di gestire la conflittualità genitoriale - ricorrendo a prassi del tutto discriminatorie nei confronti del padre, così come da decenni vanno predicando associazioni di genere e la miriadi di centri antiviolenza, che, di fatto, sponsorizzati dai sevizi sociali - finiscono per imporre tesi quasi mai supportate da riscontri oggettivi e senza, quasi mai, porsi il problema del fatto che scelte inique sono fuorvianti per l’equilibrio psico-fisico subite dai minori con l’allontanamento forzato della figura paterna e sono la fonte della loro mancata fiducia nelle istituzioni e, di conseguenza, sono la reale causa della scelta della illegalità come evasione e come ribellione ai comportamenti a cui sono sottoposti, che sono ritenuti da loro inaccettabili.

Ascoltiamo i minori e ci renderemo subito conto che la via intrapresa da decenni (triangolazione tribunale, servizio sociale e il mondo delle cooperative sciali) non avrà gli sperati successi, perché c’è un totale scollegamento tra minori e i loro genitori, servizi psico-sociali del territorio, i centri antiviolenza, che sono finiti per essere la fonte di discordia e manipolatori di consensi, troppo spesso, minorili per assistere persone che sono fonte di contributi pubblici in base alle campagne pubblicitarie di volta in volta programmate.

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