Attualità
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Quando la Giustizia minorile è solo una speranza!

avv. Gerardo Spira


E', questo, il caso emblematico di come la Giustizia minorile risulti un appannaggio di genere. Il caso, tutt'ora in corso, è trattato con le dovute cautele per la legge sulla privacy. Siamo a Roma, caput mundi e caput, almeno per quel che pensa la gente, della cultura e del suo concentrato burocratico, istituzionale e giurisdizionale. Nella Capitale il cittadino pensa di avere il massimo delle garanzie di diritto e la più elevata qualità della produzione giuridica, se non altro per le professionalità messe in campo e per la qualità delle competenze e del confronto. Invece proprio qui abbiamo visto una Giustizia a pezzi, con la testa abbassata e  nascosta tra le gambe. Ogni cittadino italiano ormai ne ha subito le conseguenze e si porta dentro lo sconforto di un sistema senza tutela. Quella minorile appartiene ad un mondo a parte, ad un mondo in cui non valgono più i principi e i valori del diritto, ma gli umori, le sensazioni, la cultura di provenienza e soprattutto  le conoscenze e la capacità di sapere adattarsi  con spirito servile.

Non sarà facile riformare questa Giustizia se non si avrà il coraggio di abbattere steccati e recinti, se non si inizia la rivoluzione cultuale dalla scuola che risente, purtroppo,  di vecchi influssi di vita di genere, di umori uterini, di risentimenti e frustrazioni che condizionano le interpretazioni e le decisioni.

 

La legge e la legalità sono bellissime parole, che però sono e restano  fondamento e valore ideale, solo di fede e di speranza. La nostra millenaria cultura è purtroppo ingabbiata in centri di poteri di casta che decidono delle sorti della società, calpestando diritti e leggi, in nome del popolo italiano. I principi di Giustizia sono invece un Valore che il cittadino sente come la  medicina che rasserena l'animo e la coscienza. Quando la giustizia produce stimoli di risentimento vuol dire che il giudice non ha colto la verità o l' ha stravolta con la logica di un ragionamento infedele. La coscienza pulita  mal digerisce una decisione ingiusta.

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TRA LA GIUSTIZIA MINORILE E I  SERVIZI SOCIALI

Avv. Gerardo Spira

Sono poche le norme a disposizione della Giustizia minorile, in materia civile e quasi inesistenti quelle che regolano i servizi sociali, quando questi vengono impegnati nei percorsi e nei provvedimenti disposti dall' Autorità Giudiziaria. Abbiamo già affrontato il problema a proposito degli incontri protetti e abbiamo rilevato che il mancato coordinamento  tra gli Organi di Giustizia e quelli dei Servizi Sociali  mette in evidenza  tutte le contraddizioni del sistema.

Il rapporto funzionale si esaurisce in una pura formalità burocratica, restando in capo al giudice il potere della decisione, anche contro  l'operato degli addetti sociali. In buona sostanza la competenza professionale dei servizi degli Enti territoriali e locali non ha alcuna forza di fronte al convincimento del Giudice. Ciò accade perché gli Enti pubblici, individuati dalla legge per la competenza esclusiva in materia, non hanno saputo disciplinarla con disposizioni, accordi o direttive, aventi forza contrattuale o di legge. Il giudice minorile quindi, nei casi dei percorsi imposti, affida il mandato ai servizi del Comune o dell'ASL  riservandosi la decisione in piena indipendenza ed autonomia.

Alcune Regioni e qualche provincia speciale, per altri aspetti della complessa materia,  hanno già fatto ricorso ai Protocolli, collaborando alla stesura ed alla specifica disciplina in accordo tra le parti interessate.  In tal modo  la materia specificata e  regolamentata viene sottratta ai poteri generici e discrezionali e rimessa sul piano delle distinte competenze ed attribuzioni. I Servizi Sociali e dell'Asl non fanno parte dell'organizzazione della giustizia, tant'è che la spesa per il personale ricade sui bilanci dei Comuni, dell'ASL e della Provincia.

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