Attualità
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Assegno di mantenimento alla moglie:

la Cassazione ci ripensa


avv. Francesco Valentini*

L’assegno di mantenimento per la moglie è il cavallo di battaglia di molte associazione di genere che si avvalgono anche della collaborazione dei centri antiviolenza, che, troppo spesso, contribuisconoa diffondere la cultura delle rivendicazioni del tutto false, con argomentazioni coerenti, ma non vere. Da qui denunce mirate a smontare la credibilità del marito e gettare architettati dubbi su chi deve decidere, giocando anche sul fatto che difficilmente il tribunale dispone indagini sui redditi effettivamente percepiti dalla richiedente, che, come è notoriamente noto, compresi i giudici e i servizi sociali, lavora a nero e percepisce, per i figli, contributi vari da enti pubblici e privati. Ma, anche questa, è un’altra storia o, meglio, un’altra piaga sociale.

Il coniuge che sa di non dover pagare nessun mantenimento alla ex deve far valere le proprie ragioni tramite il proprio difensore, denunciando il sopruso delle istituzioni e pretendendo giustizia anche quando, come sostengono alcuni mariti, è proprio il legale da lui pagato a dissuaderlo a chiedere il pieno rispetto dei propri diritti.

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Antonio Sonatore, padre e maestro

testimone della Giustizia Ingiusta


Antonio Sonatore, laureato in psicologia e maestro, è il simbolo internazionale dei padri a cui le istituzioni hanno sottratto i figli e, per questo, lottano contro la giustizia Ingiusta. Talvolta, però, vengono sopraffatti dal fallimento delle istituzioni. E’ un testimone che la Valle d’Aosta ritiene scomodo e frettolosamente ha voluto dimenticare il suo dramma e il suo gesto, nonostante che, in questa piccolissima regione, ogni anno, c’è un numero preoccupante di padri che si tolgono la vita, perché ridotti in miseria e perché sono stati privati del loro diritto alla genitorialità, con meccanismi del tutto illeciti ed offensivi della dignità umana. I dati ufficiali volutamente non esistono per scelta “politica”.

Il giorno di Pasqua del 7.4.1996, il maestro e psicologo, nell’indifferenza della città, delle forze socio-politiche e della magistratura, si è dato fuoco davanti l’ingresso del tribunale di Aosta e, due giorni dopo, tra atroci dolori, muore a Torino. Il feretro, il giorno del funerale, è stato affiancato da bambini a testimonianza del rammarico per una indifferenza della città alle sue proteste pubbliche, tutte pacifiche, per denunciare quei giudici che gli hanno tolto il diritto di stare con la figlia, allora undicenne. Un funerale commovente, anche se “oscurato” da persone che non sono riuscite a dare risposte al suo dramma. Non era un pazzo e nemmeno uno stupratore, come qualcuno ad arte voleva accreditare per sminuire le proprie responsabilità in questa tragica vicenda. Ha pagato la giustizia ingiusta, sia in Francia che ad Aosta, senza mai rinunciare a proclamare pubblicamente il suo diritto alla paternità e il suo amore paterno per la figlia, che non poteva nemmeno avvicinare.

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