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Responsabilità anche del legale
nell’affido discriminante del padre
Il padre, o genitore non collocatario, viene discriminato dai servizi sociali e dai magistrati anche per responsabilità del legale di ciascun genitore, che, quasi sempre, non si batte, nemmeno pubblicamente, per un affido equo e paritario dei figli, soprattutto dove le distanze non sono proibitive o, comunque, relative rispetto ai benefici sui figli, ma, a lungo andare, anche sui genitori, da un affido che non penalizza nessun genitore. Il problema delle distanze può essere affrontato nel processo di affido, imponendo ai genitori di rispettare, prima di tutto, le esigenze dei figli, permettendo loro di rapportarsi con equità e con le pari opportunità con ciascun genitore.![](/a/images/stories/26_4_2024_01.jpg)
Nella maggior parte degli affidi si può applicare la forma del condiviso paritario, educando i genitori a non farsi la guerra su questioni futili rispetto al benessere dei figli, imponendolo quando i genitori (soprattutto la madre) non vogliono rinunciare all’assegnazione della casa coniugale/familiare, all’assegno di mantenimento per i figli e a tutti i contributi economici clientelari che gli enti locali elargiscono con molta generosità ai moderni cliens, cioè portatori di voti, di cui l’ente erogatore non permette all’altro genitore di venirne a conoscenza con il pretesto della inesistente privacy.
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