PDF Stampa E-mail

Tribunale e Guardia di Finanza nell’affido dei figli


Tempi duri per i genitori furbetti


Il giudice - prevede il codice di procedura civile – in relazione alla richiesta di contributo economico per il mantenimento dei figli, può predisporre in modo autonomo e senza la richiesta delle parti e avvalendosi pure della polizia tributaria, ordinando anche l’integrazione della documentazione depositata dalle parti con indagini sui redditi, sui patrimoni e sull'effettivo tenore di vita, anche nei confronti di terzi (art. 473 bis 2, c. 2).

Il tribunale, pertanto, può avvalersi della Guardia di Finanza - che ha accesso alle banche dati riservate – per far effettuare accertamenti non solo relativamente alla parte finanziaria e/o patrimoniale di ciascun genitore, ma anche sulle richieste di affidamento dei minori, presentate in sede di giudizio di separazione, di divorzio o di semplice loro affido, attraverso l’acquisizione di atti di polizia giudiziaria e/o provvedimenti dell’autorità giudiziaria per verificare se il genitore ha mentito sul proprio patrimonio per essere obbligato ad un assegno di mantenimento più basso oppure ottenere dall’altro genitore un mantenimento più elevato per redditi bassi o, talvolta, addirittura inesistenti, mentre, in realtà, lavora – e tanto – a nero e percepisce somme non dichiarate anche superiori allo stipendio dell’obbligato.

 

Una indagine completa e approfondita potrebbe far emergere non solo la reale posizione patrimoniale di ciascun genitore, spesso non dichiarata del genitore collocatario, ma anche gli intenti ben nascosti che stanno alla base delle richieste di affido, che non sempre sono animati dal rispetto dei diritti dei minori alla bigenitorialità e del diritto dei genitori alla co-genitorialità. L’attività investigativa potrebbe portare a risultati rilevanti sia sul piano civile che tributario.

La collaborazione tra giudici e Guardia di Finanza renderà molto più difficile presentare false dichiarazioni sulla consistenza del proprio patrimonio oppure nascondere beni, denaro, capitali o altro all’altro coniuge - specialmente nei procedimenti incardinati prima della riforma Cartabia (cioè fino al 28.02.2023) – facendo emergere anche i beni e le risorse eventualmente detenute illecitamente.

Certo, l’indagine potrà essere azionata nei confronti di ambedue i genitori, sia che abbiano un tenore di vita ingiustificato (pochi) e che cercano di essere obbligati a versare un mantenimento ai figli molto ridimensionato, sia nei confronti di chi, nella quotidianità (tantissimi), cerca di fingersi disoccupato e povero, anche se il tenore di vita e ostentata disoccupazione li smentiscono, per meglio mungere l’altro genitore che ha un lavoro regolare dichiarato e che, di fatto, è ridotto alla miseria e, talvolta, è pure costretto a vivere in macchina o a chiedere aiuto a parenti ed amici, almeno per fare saltuarie docce o avere un pasto caldo.

Tutto ciò non è retorica, ma una triste realtà che tutti vedono, eccetto chi dovrebbe vederla e segnalarla alle competenti autorità (giudiziarie).

Combattere il lavoro nero è un dovere per tutti i cittadini ed è alla base nella determinazione dell’assegno di mantenimento per la maggior parte dei genitori non più conviventi e non collocatari dei figli. Un dovere che va preteso nelle aule dei tribunali e che dovrebbe portare i giudici a prevedere, nelle sentenze di affido dei figli, un adeguato e giusto mantenimento economico anche da parte del genitore collocatario, cioè per il 94% la madre, così prevedono l’art. 30 della Costituzione, il diritto italiano e le convenzioni internazionali sui minori, ratificate dal Parlamento italiano.

La trasparenza nei redditi e negli intenti genitoriali eliminerebbe le tante e pesanti ingiustizie a cui sono sottoposti i genitori comuni, che, a seguito di provvedimenti punitivi e non sempre giustificati, non riescono ad arrivare alla fine del mese e a garantire ai figli, quando sono con loro, una dignitosa accoglienza. La collaborazione tra Tribunale e Guardia di Finanza non deve essere auspicata, ma pretesa, perché solo così si eliminano (almeno si riducono) le ingiustizie imposte a un solo genitore e che sono causa di continui litigi, conflittualità e dell’emarginazione, di fatto, del genitore non collocatario. I primi ad averne salutari benefici sono i minori, che potranno, così, guardare al futuro con meno timori e potranno idealizzare un mondo futuro più sereno e rispettoso dei loro diritti e affetti.

In questa importante operazione i servizi sociali non possono continuare a dare informazioni non corrette e menzognere, quindi, per coprire la collocataria e tantomeno elargire loro contributi vari, anche non dovuti, degli enti locali e pagati da tutti i cittadini. Tutto ciò avviene, come sempre, per la inadeguatezza degli amministratori e dei politici, che, di fatto, non controllano quello che, istituzionalmente, dovrebbero controllare. La Corte dei conti, purtroppo, spesso non vede e dice di non sapere.

Non sperperare il danaro dei cittadini vorrebbe dire ridurre il debito pubblico e lasciare ai minori di oggi un mondo meno povero e sempre più rispettoso dei diritti di tutti, compresi anche quelli di chi ancora non vota.

 

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili. Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di più.

EU Cookie Directive Module Information