PDF Stampa E-mail

Separazioni: centralità delle problematiche minorili


di Ubaldo Valentini

Le problematiche psico-sociali dei figli dei separati devono avere il dovuto spazio nelle problematiche socio-politiche e culturali della società italiana e soprattutto in una regione che da sempre si è distinta per avere la percentuale più alta di genitori non conviventi e dove sono tangibili i fenomeni della devianza giovanile, l’abbandono scolastico e il suicidio di un genitore (il padre) dinnanzi a difficoltà ritenute insormontabili nella gestione della separazione e al diniego dei diritti paterni per colpa di un affido dei figli sempre umiliante il padre e volutamente sbilanciato verso gli interessi economici materni.

In Italia il 94% dei figli al termine della convivenza dei genitori sono affidati/collocati alla madre che li gestisce a suo piacimento e discrezione, poiché la collocazione prevalente presso di lei, in concreto, corrisponde all’affido esclusivo poiché quando vengono denunciati i suoi abusi sui figli, il padre viene quasi sempre dissuaso dal farlo dalle forze dell’ordine (e pure dal proprio legale) in nome di una farisaica prospettiva che le cose cambieranno se non ci sarà la guerra dei diritti, come se l’essere genitore non sia un diritto naturale e non una concessione della controparte e delle istituzioni.

Se poi il padre riesce a presentare la denuncia o il ricorso al tribunale – ma talvolta resta difficile – inaudito è, di fatto il comportamento di troppi giudici, che, se l’accusata è la madre l’archiviazione della denuncia o il rigetto dell’istanza inoltrata, con il dovuto riscontro documentale, diventa un rituale che abusa dei diritti del cittadino, nonostante si continui a lasciare, nei tribunali, la scritta vessatoria: la legge è uguale per tutti. Questo andazzo, in Italia ma soprattutto in alcune piccole regioni, è noto a tutti ma non per questo può essere permesso da un padre e da una società attenta agli inalienabili diritti dell’infanzia e da qui una concreta gestione comunitaria delle problematiche giovanili, incrementate dalle separazioni, per pretendere un immediato cambiamento della gestione delle politiche giovanili, comprese le prassi istituzionali che di oggettivo e scientifico spesso nulla hanno per l’iniqua e assurda gestione “allegra” o meglio non adeguatamente competente da parte di troppe strutture pubbliche che, dovrebbero costituire un baluardo contro gli abusi nella tutala dei minori. Ma, come tutti sappiamo, non è così e nulla si fa per pretendere il rispetto della legge e delle finalità delle istituzioni rigorosamente pagate con i soldi dei cittadini.

Entriamo nel vivo della questione poiché è innegabile la forte emarginazioni giovanile a cui va data una risposta concreta e attinente al dilagante fenomeno della violenza minorile, dell’uso indiscriminato di alcol e stupefacenti, della dequalificazione professionale, del diffuso vagabondaggio alimentato dal prepotente e invasivo apporto culturale di alcuni contesti familiari extra-italiani che, purtroppo, pretendono solo diritti, soprattutto economici, e che rifiutano qualsiasi forma di convivenza pacifica,  rispettosa degli usi e delle tradizioni della nazione ospitante o che ha dato loro la possibilità di acquisire facilmente la cittadinanza italiana, magari nemmeno parlando l’italiano. Con chi opera così non può esserci dialogo e tantomeno un progetto di futura convivenza.

La risposta non può essere data, dinnanzi alla profonda trasformazione socio-culturale della famiglia italiana, che dalle istituzioni pagate per ricoprire ruoli gestionali della formazione, crescita e inserimento sociale dei giovani. Poiché tale ruolo viene svolto sommariamente e talvolta anche in dispregio della legge da strutture inefficienti e autonome a causa della quasi totale mancanza dei controlli, così invece sarebbe previsto dalla legge sulla pubblica amministrazione e come dovrebbe fare anche il Csm, non resta che ripartire dall’esistente e pretendere che funzioni e che rispetti i diritti di tutti i cittadini e di tutte le persone che vivono in Italia, non disdegnando drastici provvedimenti per gli inadempienti o faciloni che spesso non conoscono nemmeno la psicologia infantile e il mondo sociale in cui i minori vivono.

I servizi sociali - che tanti soldi pubblici macinano senza alcun controllo dell’ente da cui dipendono e senza precise regole applicative sia dei servizi che dei lauti e incontrollati finanziamenti elargiti con tanta discrezionalità e discriminazione - si rifiutano perfino di concedere l’accesso del genitore al fascicolo che riguarda lui e i propri figli in base ad una loro privatistica applicazione della privacy. I servizi c.d. sociali non amano il doveroso confronto con tutti coloro che, a vario titolo, sono chiamati ad operare per tutelare i minori e, deus ex machina, se la cantano e se la suonano da soli, con molta superficialità ma anche con tanta presunzione, senza il pur minimo e indispensabile confronto con tutti coloro che si occupano dei minori e dei loro problemi sociali.

Parliamo di un confronto franco e approfondito con la famiglia, la scuola, le forze dell’ordine, le associazioni del volontariato di settore, escluse quelle che speculano prevalentemente sui finanziamenti pubblici, con le forze politiche tutte, la magistratura e il mondo forense, con le confessioni religiose, il volontariato sia per avere una valutazione il più possibile imparziale del variegato mondo giovanile, delle consolidate forme di devianza presenti sul territorio valdostano, delle cause (reali e non fittizie) che sono alla base di questo pericoloso disagio che se non gestito con estrema urgenza potrebbe divenire devastante sia per il mondo giovanile che per l’intera collettività.

Conoscere le cause del disagio vuol dire cercare soluzioni praticabili, vere e coinvolgenti l’intera società locale. Soluzioni protese verso il futuro che vadano ben oltre le strategie di convenienza che, di fatto, hanno segnato negativamente qualsiasi ipotesi di lavoro rendendo i possibili castelli semplici mulini a vento.

L’iniziativa con la ripresa dell’attività autunnale potrebbe essere presa proprio dall’ente locale tramite l’assessorato alla famiglia e alle politiche sociali che, ovunque, abitualmente non ama le osservazioni e che, come un disco rotto, continua a ripetere a sé e ai cittadini: Tutto va bene Madama la Marchesa. La realtà del paese, invece, è ben altra che i politici ben conoscono.

Ubaldo Valentini, pres. Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)

 

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili. Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di più.

EU Cookie Directive Module Information