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Tribunali piccoli solo se non antiquati


Troppi tribunali, anche se operano in aree con scarsa densità demografica, comportano elevati costi di gestione e presentono conclamate carenze operative non hanno ragioni di esistere in piccole regioni o città la cui popolazione è inferiore a quella di un quartiere metropolitano, soprattutto quando il loro modo di operare e di interpretare la legge è antiquato e, pertanto, dannoso per l’inerme cittadino.

Le strutture piccole hanno un fascino poiché sono facilmente controllabili e permettono, se c’è la volontà di tutti, di anticipare modalità operative che altrove, invece, sono condizionate dalla loro natura organizzativa: rigida e formale. Non è detto, però, che il piccolo sia sempre positivo poiché potrebbe essere condizionato dall’esiguità delle risorse umane e, quando il piccolo non è bello, non resta che porsi interrogativi sulla loro utilità per la società di riferimento geografico ed istituzionale.

Le alternative, drastiche, consistono nella loro soppressione con l’aggregazione a strutture più grandi e meglio organizzate di altre zone per tagliare costi economici che gravano sulle spalle dei cittadini. Altra soluzione potrebbe essere quella di continuare a vivacchiare in nome di zone periferiche in base al principio che si è sempre fatto così. La terza soluzione, quella più utile e funzionale per i cittadini, consiste nel trasformare la struttura esistente in un polo innovativo che sperimenti soluzioni che vanno ben oltre l’antiquata quotidianità.

 

E’ una rivoluzione indolore poiché guarda al futuro e tiene conto delle reali esigenze dei cittadini nel rispetto dell’evoluzione socio-culturale della società contemporanea e permette, a queste piccole istituzioni, di abbandonare schemi di altri tempi, di stampo medievale, e prassi “sbrigative” che risultano, spesso, dannose alla comunità di riferimento. Le strutture antiquate quasi sempre operano in un contesto sociale che non le comprende più e sono costrette a “mascherare” la propria incapacità e/o il proprio rifiuto ben presenti a chi opera in un ambito sociale piccolo.

Le aspirazioni dei cittadini, grazie al delimitato raggio di azione, possono divenire occasione di “saggie” sperimentazioni che, se correttamente motivate e guidate, potrebbero essere di esempio per tutti. L’essere piccole realtà - sia per il numero degli operatori che la contenuta entità del lavoro da svolgere - aiuta il dialogo con tutti, il confronto e agevola la comprensione dei segni dei tempi proprio perché sostenuta dalla puntuale conoscenza del territorio e della sua richiesta di rinnovamento per fare sì che la struttura non divenga una subdola sovrastruttura per la comunità.

Molti sono i tribunali piccoli ma, per queste istituzioni troppo spesso non vale il detto che “il piccolo è bello”, perché sono prigionieri legati ad una cultura giuridica di altri tempi, è antiquato e succube di logiche che mal si conciliano con ciò che è scritto nelle aule di udienza: la legge è uguale per tutti. Purtroppo non è così e lo sa bene chi sperimenta la giustizia ingiusta, concausa di tanti inaccettabili suicidi di padri estromessi dalla vita dei propri figli, come purtroppo accade ma la stampa tace.

Quando parliamo di tribunali piccoli ma antiquati ci riferiamo ai quei magistrati che troppo spesso, con le loro sentenze, creano sconcerto tra i padri separati e i loro figli, entrambi vittime dell’operato o, più realisticamente, dei provvedimenti discriminatori di quei magistrati che delegano le decisioni sull’affido dei figli minori ai servizi sociali, che negano la validità dell’affido paritario e, dinnanzi alle violazioni delle disposizioni del tribunale sull’affido dei figli e sulle spese straordinarie, pur di non condannare il genitore collocatario responsabile del mancato rispetto delle sentenze (al 94% la madre), si arriva a dire che per il bene dei figli il genitore può acquistare tutto ciò che vuole e l’altro deve pagare la propria quota senza battere ciglio. Se poi si oppone sono guai, per lui. Una cosa è certa: la conflittualità tra genitori, con questo modo di amministrare la giustizia minorile e familiare, diverrà incontrollabile a totale danno dei figli.

Il diritto di famiglia va gestito con equità, professionalità, guardando più al futuro che al “facile” passato senza aver paura di emettere sentenze innovative a tutela dei minori e dei loro genitori. L’applicazione dell’affido paritario e una diversa determinazione dell’assegno di mantenimento e della ripartizione delle spese straordinarie (che vanno determinate di volta in volta, cioè in base alle possibilità economiche dei genitori e non in base di astratti tabulati non privi di palesi discriminazioni) potrebbe costituire la rottura con l’antiquato passato facendo divenire il tribunale piccolo un centro di progettazione e verifica di nuove strade procedurali e una diversa tutela dei minori e dei genitori, superando una volta per tutte le vergognose discriminazioni.

Ogni piccolo tribunale può contare su magistrati preparati che hanno dimostrato, in passato, una professionalità attenta al superiore interesse dei minori e un pieno rispetto dei diritti genitoriali.

Purtroppo esistono magistrati che arrivano persino a deferire all’ordine degli avvocati il difensore che, a loro parere, nel tutelare il proprio assistito intralciava la giustizia perché aveva osato criticare le relazioni dei servizi sociali. L’organismo disciplinare, al contrario, in varie parti d’Italia ha deliberato che il legale, nell’esercizio del mandato, svolge correttamente il diritto al contraddittorio. In altri casi si è arrivati a riformare le sentenze dei colleghi dello stesso tribunali di 1° grado sulle spese straordinarie – di spettanza della corte d’appello – condannando il padre – nonostante avesse ragioni ad opporsi alle ingiuste richieste della moglie - a pagare anche “esose” spese della difesa di controparte.

Ci sono magistrati attenti alle problematiche minorili e alle richieste dei genitori distinguendo il “giusto” dalle pretese discriminanti del genitore più “forte”.

Un tribunale a misura del cittadino costituisce una risorsa da difendere e valorizzare proprio per la celerità dei processi che per il rapporto istituzione-utente e, in particolare, per la possibilità di innovazione nell’applicazione della legge o meglio nella piena attuazione delle leggi stesse, come la legge sull’affido condiviso (54/2006).

Il tribunale potrebbe così divenire il punto di riferimento per una diverso rispetto della legalità, attivando un’opera di informazione o divulgazione e di educazione dei cittadini alla legge, assistiti da psicologi e sociologi (professionisti – purché indipendenti - che dovrebbero affiancare i giudici anche nell’affido dei minori) per meglio cogliere le esigenze e le dovute aspettative del cittadino e formulare risposte, caso per caso, senza far ricorso ad avulsi protocolli che, oltre a non essere vincolanti, spesso sono anche contraddittori e vanno contro il diritto.

La collaborazione con la società dovrebbe portare gli “affrettati” politici a rimuovere gli ostacoli che spesso alimentano la violazione della giustizia sociale, garantendo la indispensabile equità sociale che previene il ricorso alla illegalità. La stessa scuola dovrà affrontare seriamente certe problematiche familiari degli studenti se si vuole un cambiamento della società.

Ogni piccolo tribunale potrebbe avere un futuro positivo se i magistrati, tutti e nessuno escluso, avranno il coraggio di progettare affidi più a misura dei minori nel rispetto della presenza inalienabile e paritetica di ambedue i genitori.

Se il tribunale continua ad operare con modalità non accettabili e si dimostrerà sordo alle denunce dei cittadini e se la politica continuerà a disinteressarsi totalmente di quanto accade in quel palazzo non resta che la drastica soluzione di porre fine a spese inutili.

Questa, però, non è la soluzione auspicabile. La nostra associazione, se richiesto, è disponibile a collaborare per cambiare questa precaria situazione con tutti i tribunali, convinti che il loro corretto funzionamento sia l’unica via per tutelare il superiore interesse dei minori.

Ubaldo Valentini,

presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)”, contatti: tl. 347.6504095, Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , www.genitoriseparati.it.

 

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