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DIVORZIO BREVE
“La volta buona” ... con tanta ipocrisia!
avv. s. Francesco Valentini
E’ una legge che era attesa da tanti anni ma che poteva essere più completa poiché aspettare sei mesi per divorziare non ha alcun senso, soprattutto quando il divorzio è consensuale, poiché questo lasso di tempo è funzionale solo alle varie lobby che speculano sulle separazioni. Il divorzio deve essere immediato sia quando è congiunto che quando è giudiziale. La doppia lettura della fine del matrimonio, con separazione e divorzio, è anacronistica poiché quando due persone arrivano allo scioglimento del matrimonio lo fanno a ragion veduta e a nulla servono le pause di riflessione. I divieti confessionali ed ideologici non hanno alcuna ragione di esistere in una società moderna e liberale poiché non si può chiedere al legislatore di porre in essere vincoli per “imporre” una unione che non esiste più. Si invoca la pausa tra separazione e divorzio come una questione di moralità di riflessione sull’atto compiuto con la separazione senza considerare che la legge non può andare contro la coscienza delle persone e che non può sostituirsi alla mancanza di una eventuale cultura “unionistica” della coppia; nemmeno si può pensare che coloro che si separano = divorziano lo facciano con superficialità ed inconsapevolezza. Un presupposto, questo, assai rischioso per le possibili conseguenze in tutti i campi sociali.
Il diritto di famiglia deve essere rivisto in modo radicale e i provvedimenti tampone servono solo per porre termine a certe contraddizioni della legge in vigore. La maggioranza dei figli delle coppie coniugate e di fatto hanno genitori che non vivono più nella stessa casa coniugale e la fine della convivenza, nella stragrande maggioranza, avviene in modo conflittuale: i provvedimenti dei tribunali spesso sono discriminatori tra padre e madre, negando di fatto le pari opportunità genitoriali - la cosiddetta bigenitorialità - con il conseguente incremento della conflittualità ad esclusivo danno dei minori coinvolti che si vedono privati della insostituibile figura di un genitore. Che senso ha parlare di divorzio breve - quando lo stesso dovrebbe essere immediato, con conseguente riduzione dei costi economici ed umani - se non si affronta il tema dell’affido condiviso (che di fatto la maggior parte dei tribunali ignora), se non si concede l’affido condiviso alternato, se non si prendono drastici provvedimenti nei confronti del genitore collocatario che estromette l’altro senza tanti scrupoli ed arrecando danni irreversibili nei figli, se si considera la Pas come una tesi assurda, se si affidano ai servizi sociali le decisioni sui minori - da tutti ritenuti inadeguati se non dannosi -, se non si predispone un Protocollo d’intesa nazionale o almeno regionale che regoli tutta la delicata materia delle separazioni e dei divorzi conflittuali, rispettando le reali situazioni dei minori e dei genitori sia nelle modalità di visita che nella equa determinazione degli assegni di mantenimento!
E’ intollerabile il comportamento di certi tribunali civili e quelli dei minori che operano senza minimamente tener conto nemmeno delle conclusioni delle stesse Ctu da loro richieste. Abbiamo casi in cui ai minori – che supplicano la presenza anche dell’altro genitore – non venga dato alcun ascolto. Questi tribunali arrivano ad emettere provvedimenti – sempre provvisori perché così non reclamabili e non producibili a Strasburgo - che penalizzano, con incontri protetti, proprio il genitore che reclama i diritti dei figli. Il “divorzio breve”, pertanto, non costituisce una vittoria, ignorando quanto sopra parzialmente enunciato, e nemmeno può essere considerato una vera riforma. E’ solo l’espressione di una radicata ipocrisia per fini propagandistici, che porta i legislatori a nascondere la testa sotto la sabbia e a non vergognarsi di approvare provvedimenti che, invece, dovevano essere presi, senza clamore, da tanti anni. E’ – tutto ciò - una ulteriore conferma del dilagante disinteresse verso i veri problemi dei minori ancora una volta non tutelati dalla politica e dalle istituzioni giudiziarie. Il “divorzio breve” è una vittoria, sì, ma di Pirro! |