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Associazione “Giù le mani dai bambini” : San Benedetto del Tronto

8 marzo 2014


Abusi sui minori

 

come conseguenza della ordinaria violazione dei loro diritti e del diritto alla genitorialità nelle separazioni. Le responsabilità dei servizi sociali e dei tribunali. Oggi cosa fare?

 

di Ubaldo Valentini *

I relatori che mi hanno preceduto hanno evidenziato come i mali sociali quali plagio, pedofilia, violenze psichiche e fisiche, Pas, ecc..  e i conseguenti abusi sui bambini e sulle loro famiglie siano provocati, prevalentemente, dalla delinquenza comune ed organizzata e dalle sette pseudo-religiose abusanti che in Italia operano nella indifferenza di tutti e, troppo spesso, con la copertura delle istituzioni.

Per prevenire questi devastanti fenomeni, però, occorre andare oltre la “manovalanza” di persone senza scrupoli - strutturati in organizzazioni e/o potentati parareligiosi per meglio realizzare i propri fini abusanti - e ricercare anche coloro che, in modo più o meno indiretto, si sono resi responsabili del malessere dei minori e del genitore meno presente, mal gestendo istituzioni pubbliche evocate alla loro tutela: i tribunali e i servizi sociali.

Occorre,  altresì, premettere anche alcune considerazioni sulle responsabilità e/o sulle assenze della famiglia e degli stessi genitori nella crescita dei minori abusati.

Esistono responsabilità ed  inadempienze educative ed affettive dei genitori – non sicuramente di quello che subisce la violenza sui propri figli affidati o collocati presso l’altro - nell’abuso dei diritti dei minori che possono essere individuate - solo a titolo esemplificativo -  nella loro eccessiva litigiosità canalizzata prevalentemente su questioni di coppia; nel non continuare a rispettare la centralità dei figli quando finisce un amore; nella  scarsa considerazione delle ricadute sui figli che la separazione o la cessazione della convivenza conflittuale può avere; nella eccessiva preoccupazione degli adulti a ricostruirsi  subito una nuova convivenza e/o famiglia senza considerare le ripercussioni che tali scelte potranno avere nel minore in difficoltà; nella ricerca di nuovi figli con altre persone o nell’accettazione in casa di quelli dell’altro/a partner; nel rifiuto di qualsiasi confronto mediato da terzi professionalmente competenti; nel sottovalutare il possibile disagio del minore, talvolta ben celato per non urtare il familiare con cui deve vivere o per non procurare ulteriori dispiaceri all’altro genitore; la latitanza delle istituzioni nel non verificare adeguatamente  il contesto relazionale in cui il genitore affidatario e/o collocatario fa vivere il proprio figlio.

Accertata la situazione a rischio dei propri figli, il genitore meno presente (o talvolta  addirittura  estromesso) ha il dovere di chiedere immediati provvedimenti restrittivi nei confronti dell’altro genitore che non solo non tutela il proprio figlio, inserendolo in strutture plagianti e/o in sette schiavizzanti, ma che di fatto gli sottrae la figura insostituibile dell’altro genitore. Il padre, oltre ai minori, di fatto è la vittima di questi abusi che avvengono sempre, ripeto sempre, con il consenso, diretto o tacito, del genitore affidatario o collocatario.

Il fenomeno degli abusi psicologici sui minori, nelle famiglie separate o non più conviventi, non viene quasi mai preso in considerazione dai servizi sociali prima e dai tribunali poi, limitandosi a considerare, eventualmente, solo l’abuso sessuale.

 

Il plagio come reato non esiste più, ma le sue conseguenze nella formazione della personalità del minore sono deleterie e condizioneranno, più o meno marcatamente, tutta la sua esistenza con il rischio reale di divenire, talvolta, un disadattato sociale e  un emarginato. Tutto ciò ha un assurdo costo umano sulla vittima, adulto di domani, ed un elevato costo economico per la società. Di questi aspetti se ne parla poco.

Quando una situazione diviene scoop giornalistico, allora se ne analizzano solo gli aspetti “limite”, ma difficilmente ci si sofferma sul dramma esistenziale di chi ne è vittima nell’età minorile e, talvolta, lo continua ad esserlo anche con il raggiungimento della maggiore età.

Operando nel mondo delle separazioni, si ha la netta sensazione che gli abusi sui minori siano da considerare solo quelli sessuali, raramente ci si sofferma su quelli fisici, su quelli dell’estromissione di un genitore o su quelli relativi al non rispetto del diritto di visita. Mai si presta la primaria attenzione a quelli psicologici.

I servizi sociali, dove gli psicologi dell’età evolutiva e gli psichiatri infantili dovrebbero essere di casa, nelle loro relazioni ai tribunali si limitano quasi sempre ad una elencazione di cose importanti sì, ma non impellenti come la violenza perpetuata nel tempo sulla psiche dei bambini e sul genitore estromesso dalla loro vita. A nulla valgono le rimostranze del genitore che denuncia abusi sui propri figli ad opera di strutture delinquenziali che si rifanno a pseudo-teorie vitalistiche, magico-esoteriche, intimistico-religiose, al satanismo e/o teosofie in genere. Prevale - negli operatori dei servizi sociali - la tesi che il tempo farà rimarginare le ferite interiori provocate nel minore. Nulla di più falso!

Certe lacerazioni interiori provocate subdolamente nella fase in cui si forma la personalità del minore difficilmente verranno sanate, anzi finiscono quasi sempre per condizionarne e comprimerne la loro esistenza, facendo fallire anche i progetti di famiglia e di genitorialità.

Non parliamo poi degli assistenti sociali, psicologi, insegnanti che spesso condividono certe teorie pseudo-religiose o, ancora peggio, loro stessi sono coinvolti direttamente, facendo parte di queste strutture delinquenziali e devianti. Anche questo è un tema tabù di cui i media  non vogliono parlare.

Il plagio dei minori è un male assai diffuso nel mondo delle separazioni ad opera di genitori senza scrupoli e sorretti da strutture delinquenziali e la contestatissima “sindrome da alienazione parentale”, la PAS, ne è un palese esempio. Psicologi, giudici, assistenti sociali  si dichiarano scettici verso questa teoria formulata decenni or sono. Si teme di riconoscerne la sua esistenza poiché - in una società che accetta acriticamente il femminismo e che lo vuole imporre a tutti i livelli, andando anche contro le libertà del cittadino – si verrebbe a colpire la madre, quasi sempre affidataria o collocataria.

Cosa dire degli abusi sessuali praticati in certi contesti in cui i minori sono indotti e spesso costretti a vivere? Non mi soffermo perché l’argomento è stato già affrontato da altri relatori.

Per comprendere come mai l’abuso psicologico dei minori, e non solo, sia così diffuso e presente nelle famiglie in crisi occorre analizzare come funzionano, oggi, le istituzioni che sono deputate a tutelali.

La scuola

è, dopo la famiglia,  la principale agenzia educativa con possibilità di individuare la natura del disagio dei bambini e degli adolescenti, valutandone la portata devastante, ma raramente lo fa perché è distratta da tante tematiche extrascolastiche – alcune delle quali imposte - che non le permettono nemmeno di dare la dovuta informazione-formazione disciplinare.

Non tutti gli operatori scolastici sono preparati ad andare oltre la semplice registrazione  del manifestarsi del disagio nel minore e spesso non viene data nemmeno la dovuta importanza ai minori che vivono il disagio della famiglia scissa. Talvolta si afferma che il bambino va bene a scuola e quindi non ha problemi esistenziali, mentre proprio la riuscita scolastica può costituire la compensazione di un forte disagio interiore. L’offerta educativa di ogni scuola non può prescindere da ciò che accade nella società in cui lo studente vive e non può sottrarsi al dovere di garantirgli  il suo star bene con se stesso: stato d’animo che nel minore non è misurabile solo con il suo rendimento scolastico.

I tribunali

sovente sono i responsabili  dell’emarginazione di un genitore e del malessere dei minori poiché, con le loro decisioni o non decisioni, perpetuano una ordinaria violazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti e del diritto alla bigenitorialità nelle separazioni.

I giudici non decidono caso per caso, secondo equità,  ma deliberano secondo schemi generici spesso calati in un contesto sociale e familiare del tutto diverso.

L’affido condiviso – che mette sullo stesso piano ambedue i genitori – non viene applicato nella sostanza e ciò provoca una conflittualità tra i genitori a scapito dei figli. Tale conflittualità è fondamentalmente dovuta alla mancanza delle pari opportunità genitoriali. Basti pensare che:

  • si continua a collocare il minore solo presso la madre e quasi mai presso il padre;
  • il mantenimento economico dei figli grava – talvolta anche in modo inaccettabile – sul genitore non collocatario come se l’altro fosse esonerato dal dovere di provvedere economicamente alla propria prole;
  • in situazioni familiari e reddituali simili, lo stesso tribunale quantifica in modo del tutto diverso l’assegno di mantenimento della prole, operando una inaccettabile discrezionalità;
  • non si verifica mai l’esistenza del lavoro a nero e, talvolta, si leggono in modo distorto le dichiarazioni dei redditi, soprattutto a favore del genitore collocatario;
  • la proprietà della casa familiare e il tempo di permanenza dei figli con il genitore che paga il loro mantenimento non incide mai sulla sua quantificazione;
  • gli assegni familiari sono prerogativa del collocatario e mai vengono calcolati sull’assegno di mantenimento e divisi a metà;
  • la non ferrea delimitazione delle spese straordinarie, con la obbligatoria autorizzazione preventiva, generano conflitti e condanne penali;
  • i tempi di permanenza dei figli con il genitore non collocatario – ripeto quasi sempre inspiegabilmente il padre – sono sempre contingentati e di fatto lasciati  all’assurda discrezionalità dell’altro genitore che, se donna, raramente viene sanzionata a norma del 709 ter cpc, mentre se un padre – anche per reali difficoltà economiche - ritarda il versamento dell’assegno di mantenimento – e talvolta anche le spese straordinarie – viene condannato penalmente “in modo esemplare”;
  • non si concede l’affido condiviso alternato cioè la possibilità per ogni genitore di restare con i propri figli in modo e in tempi paritetici con l’altro, provvedendo al loro mantenimento quando sono con lui;
  • se  poi l’affido dei figli viene fatto in modo consensuale, può crollare il mondo ma difficilmente il tribunale concede la modifica delle condizioni sottoscritte, non tenendo conto del fatto elementare che i figli crescono, le loro esigenze interiori ed esteriori cambiano e i provvedimenti di affido necessariamente devono essere aggiornati alla situazione attuale;
  • permane il pregiudizio che non conti la quantità del tempo che un genitore trascorre con il figlio, ma la qualità dell’incontro. Altra assurdità!
  • ad un genitore che denota situazioni poco chiare nel figlio non è permesso di farlo incontrare con uno psicologo di sua fiducia senza l’assenso preventivo dell’altro genitore: assenso che, in fase di conflittualità, difficilmente verrà concesso;
  • la mediazione familiare imposta e troppo spesso condotta anche in modo superficiale da persone che hanno scarsa conoscenza psicologica, raramente attutisce la rabbia tra i genitori mentre con troppa frequenza amplifica, al contrario, la conflittualità ed incrementa il numero dei genitori non affidatari che, scoraggiati, rinunciano alla genitorialità.

La mancanza di equità giudiziaria alimenta ulteriormente la conflittualità tra i genitori, porta il genitore più debole o emarginato dai figli a rinunciare al proprio ruolo genitoriale. I figli sono vittime delle ingiustizie delle istituzioni.

Si chiudono in se stessi, spesso diventano abulici e, mancando la presenza rassicurante e protettiva dell’altro genitore, si sentono indifesi e costretti a subire il “fascino”  di quello presente che, senza tanti scrupoli cerca di plagiarli ed introdurli in un mondo per loro pericoloso.

Le strategie dei manipolatori psicologici, dei movimenti settari e dei truffatori che adescano,  abusano e sfruttano giovani e giovanissimi e che depredano i genitori di patrimoni affettivi ed economici sono programmate per colpire i minori e i loro genitori proprio nel momento di loro maggiore debolezza interiore  e di incapacità a reagire proprio per le inadempienze, per le contraddizioni e per le genericità dei provvedimenti dei tribunali

I servizi sociali

non sempre tutti gli operatori sono professionalmente all’altezza del compito a cui sono chiamati e finiscono per creare disorientamento nel genitore più debole e l’emarginazione dei minori che dovrebbero tutelare.

Capita sovente  di doversi scontrare con la loro presunzione, con la loro arroganza e con la loro incapacità ad ascoltare i minori e il genitore non collocatario.

Spesso sono ideologicamente prevenuti nei confronti del padre, non accettano l’affido condiviso alternato ed hanno creato una rete di strutture che gravitano attorno a loro, quali: case famiglie, istituti “protetti”, cooperative sociali, educatori familiari, di mediatori familiari (spesso legali in cerca di lavoro!) che non conoscono la psicologia vissuta ma solo quella dei manuali. E’ un vero business.

E’ stata creata una struttura onnipotente – quasi sempre al femminile - che ritiene di potersi sostituire, sempre e comunque, al genitore naturale e che troppo spesso, nelle situazioni difficili, getta confusione per le sue contraddittorie prese di posizione ed imposizioni.

I tribunali, poi, delegando i servizi sociali del territorio ad esprimersi in merito all’affido dei figli e al diritto di visita del genitore non collocatario li inducano a ritenersi intoccabili. I padri, nelle loro relazioni, ne escono quasi sempre discriminati. La Corte Europea per i diritti umani di Strasburgo - non a caso - un anno fa ha condannato l’Italia per la discriminazione dei padri nei tribunali italiani durante le separazioni e per l’indebito ruolo decisionale riservato ai servizi sociali, impreparati a sostenerlo con competenza e scientificità.

I servizi sociali, con maggior frequenza,  operano sui minori estromettendo i genitori naturali e non garantiscono affatto indagini oggettive e la relativa trasparenza dei dati, togliendo al non collocatario ogni possibilità di contraddittorio e di tutela dei propri figli.

Le relazioni  - fatte con il metodo copia-incolla (dove talvolta non si cambiano nemmeno tutti i nomi) - sono quasi tutte identiche nella impostazione e nei contenuti  e non rispecchiano affatto la realtà singola e il contesto in cui il minore vive. Sono contraddittorie e invasive di campi professionali non di loro competenza.

Il lavoro dei servizi sociali sui minori e sul disagio dei genitori non più conviventi non individua quasi mai i minori abusati psicologicamente e fisicamente, plagiati, succubi di strutture devianti e  in balìa di genitori, deboli e incapaci ad educarli e proteggerli.

Tutto ciò provoca disorientamento nei minori, talvolta privi di punti riferimento veri e costruttivi, e li espone alla manipolazione psicologica, divenendo preda degli accattivanti movimenti settari ed abusanti.

Oggi cosa fare?

Occorre mettere in atto una inversione di tendenza che ribadisca:

  • la centralità del minore nelle separazioni e nell’affido condiviso
  • la chiusura dei tribunali per i minorenni
  • la riforma della Corte d’appello sez.  minori
  • l’abolizione dei giudici onorari che avrebbero dovuto aiutare il giudice togato a decidere nel superemo interesse dei minori, ma così non è stato e non sarà proprio per la impreparazione professionale degli stessi
  • l’istituzione di un Protocollo d’intesa che vincoli tribunali e i servizi sociali nella loro attività a tutela dei minori, prevedendo tempi e modalità degli interventi protetti dei servizi sociali, la trasparenza dei dati raccolti e il contraddittorio con i genitori
  • la inderogabile necessità di un continuo monitoraggio dell’operato dei servizi sociali per valutarne la scientificità dei loro interventi, fatto da personale competente esterno alla struttura e all’ambito politico di pertinenza
  • la presenza in ogni Tribunale di una sezione riservata alla famiglia con giudici esperti di diritto di famiglia e delle problematiche dell’età evolutiva, affiancati non solo da psicologi con esperienza, ma anche da pedagogisti e da sociologi
  • l’obbligo categorico al rispetto delle pari opportunità genitoriali nei provvedimenti presidenziali e nelle sentenze del tribunale
  • l’applicazione di un vero affido condiviso che preveda ordinariamente quello alternato quando ne sussistano le condizioni per la permanenza del minore nello stesso contesto sociale in cui è  vissuto e/o vive.

* presidente dell’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori tel 347.650.40.95347.650.40.95 www.genitoriseparati.itQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

 

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