Attualità/news
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Era impossibile non conoscere il suo dramma


Un padre separato della bassa Valle, lunedì mattina 6 gennaio, si è tolto la vita.

Un gesto inquietante e, forse, meditato da tempo. Nessuno ne parla. Non sappiamo se questo silenzio significhi rispetto della sua disperazione o rimorso per non avergli prestato la dovuta attenzione; se manifesti rabbia contro chi si compiaceva delle sue difficoltà ad essere un padre a tempo pieno e delle sue problematiche economiche dovute alla drastica diminuzione dello stipendio di un terzo rispetto all’inizio dell’anno. Questa imponderata realtà non gli permetteva più di pagare puntualmente il mantenimento e le spese straordinarie dei figli, divenendo ciò fonte di discussioni e ritorsioni; di onorare i mutui a suo nome accesi per l’acquisto di due macchine per la famiglia e di versare il canone d’affitto per l’abitazione.

Tutto ciò, per una persona che da venti anni viveva e lavorava nella Vallata dove aveva fatto l’investimento affettivo della sua vita ed aveva costruito una famiglia, era una umiliazione che alimentava la sua solitudine, avendo genitori e parenti in altra regione.

Nel mese di ottobre aveva contattato il coordinatore regionale della nostra associazione e su sua indicazione mi aveva telefonato per illustrarmi questa sua difficile posizione di separato. Ci chiedeva chiarimenti legali per poter abbassare l’importo del mantenimento dei figli ancora piccoli, visto che lo stipendio non serviva nemmeno per versare alla loro madre gli assegni, e per pagarsi i mutui e l’affitto.

Gli consigliai di rivolgersi immediatamente al legale che lo aveva seguito nella separazione e fare ricorso al tribunale per chiedere una drastica riduzione dell’assegno di mantenimento, imponendo alla moglie di lavorare o, se benestante, di contribuire in modo prevalente al mantenimento dei figli. Mi rispose che era sua intenzione farlo, ma trovava una certa freddezza nel legale che avrebbe dovuto assisterlo. Riferiva, inoltre, che trovava pure difficoltà a relazionarsi con la controparte, a tutelare la sua persona e i suoi diritti di genitore per vedere i figli con regolarità e secondo i tempi stabiliti dalla separazione. Parlammo a lungo e chiese di poterci risentire verso Natale per l’effettiva revisione delle condizioni di separazione.

Era un padre addolorato, affranto e solo, che si sentiva affettivamente “emarginato” dai propri figli ma lucido, premuroso verso i figli e preoccupato per le conseguenze di una separazione non ponderata nelle sue condizioni economiche, consapevole dei spropri diritti e doveri coniugali e genitoriali.

Sotto le feste natalizie mi chiamò nuovamente per dirmi che la situazione stava peggiorando, che era stato denunciato e che doveva procedere alla riduzione del mantenimento dei figli. Non ricordo se passava un assegno anche alla moglie, nullafacente ma con familiari benestanti e conosciuti in tutta la Valle d’Aosta. Mi chiese di essere seguito dall’associazione e chiedeva anche come poter incidere e vegliare sulla educazione e crescita dei figli, essendo un padre a ore. Lo rassicurai che con la crescita dei figli le cose cambiano e gli chiesi che appena possibile doveva inviarmi in copia della sentenza di separazione e tutto il materiale inerente la separazione, la vita di coppia. Mi rassicurò che l’avrebbe fatto appena possibile e che una sera mi avrebbe richiamato al telefono per meglio informarsi sui suoi diritti e doveri di genitore e per concordare una data per incontrarci.

 

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... Altrimenti ci arrabbiamo ...

 

Il giornale Gazzetta Matin, a seguito di un nostro comunicato stampa, aveva dato notizia di una petizione popolare a favore di una bambina della Bassa Valle che, dopo aver vissuto nove anni con la nonna paterna e il padre prima e con la sola nonna dopo la morte del padre, veniva tolta alla nonna per riconsegnarla alla madre che, di fatto, l’aveva abbandonata al padre dopo la nascita.

La dirigente regionali dei servizi sociali convocò il giornalista per sostenere che la decisione era stata presa dal Tribunale dei Minori di Torino e che loro si erano limitati solo ad eseguire le decisioni dell’autorità giudiziaria.

In realtà, il Tribunale aveva deciso in base alle relazioni dei servizi sociali del comune della bambina che ribadivano sempre l’urgenza di ridare la figlia alla madre che, nel frattempo, aveva compreso il proprio ruolo genitoriale e che non frequentava più il Sert.

Il centro di neuropsichiatria infantile, la pediatra della bambina (anch’essa neuropsichiatra infantile) e la psichiatra che seguiva la madre non erano concordi sul trasferimento della minore senza il suo consenso e senza averla preparata a questo profondo cambiamento di stile di vita, di amici, di figura di riferimento e della zona in cui era sempre vissuta e dove ora frequentava la scuola elementare.

Il consiglio dell’Ordine degli Assistenti Sociali della Valle d’Aosta ha inviato la seguente lettera alla redazione del giornale per contestare il loro operato informativo e per insegnare loro il mestiere di giornalisti. La presunzione, indubbiamente, non ha limiti.

 

Lettera del Consiglio regionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali alla redazione della Gazzetta Matin


In riferimento agli articoli pubblicati dalla Gazzetta Matin inerenti alla vicenda di una minore contesa dai familiari l’Ordine degli Assistenti Sociali della Valle d’Aosta intende far presente alcune considerazioni.

Innanzitutto dispiace ancora una volta constatare in merito, lo scatenarsi da parte di alcuni mass-media, che con il loro atteggiamento non fanno che acuire ulteriormente i livelli di conflittualità già presenti tra i diversi soggetti coinvolti nelle delicate situazioni che interessano i minori e le loro famiglie.

Le situazioni suddette infatti, proprio in considerazione della loro complessità, sono prese in carico da più operatori che hanno compiti di analisi e comprensione delle difficoltà dei minori, aiuto e sostegno, valutazione complessiva “dell’interesse del minore”interesse che non coincide spesso con quello dei suoi familiari e per tale ragione fonte di conflitto.

 

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Genitori e semplici cittadini offesi dalle istituzioni  si mobilitano

Petizione popolare per chiedere il rispetto di una bambina


Lasciatemi in pace: voglio stare con mia nonna” era il grido della bambina che ha vissuto i suoi primi nove anni con il padre, poi deceduto, e con la nonna paterna è caduto nel vuoto.  Una bambina costretta a lasciare il suo unico punto di riferimento affettivo e morale di tutti questi lunghi anni dove la presenza della madre sarebbe stata indispensabile ma che, invece, per anni non l’ha mai cercata ed è stata intromessa nella sua esistenza solo negli ultimi anni e senza la dovuta accortezza psicologica.

Oggi, salutati i compagni di scuola e i volti familiari degli abitanti, all’uscita da scuola viene prelevata e trasferita, come un trofeo, presso l’abitazione materna. L’indifferenza – se non l’oltraggio - dell’assistente sociale è arrivata al punto di chiedere alle maestre della scuola e alla scuola di danza di inscenare una festa di “addio”, sapendo che la bambina non vuole lasciare il suo mondo. Le due istituzione hanno risposto bruscamente ai servizi sociali che “non c’era nulla da festeggiare”! Il saluto c’è stato ma molto intimo e non certamente trionfante come avrebbero voluto certe strutture finanziate, purtroppo, con i soldi pubblici.

Proprio da questi volti a lei noti è partita una petizione popolare per chiedere che il suo desiderio di stare con la nonna non venga “ucciso” dalla indifferenza delle istituzioni che, nonostante il suo disagio a frequentare persone sempre diverse, hanno ignorato tutto: comprese le puntuali e professionali  valutazioni di coloro che la conoscono da sempre.

C’è tanta solidarietà con questa minore e con questa nonna sia da parte di chi le conoscono bene sia da chi, pur non conoscendole, chiede il rispetto della “Carta dei Diritti del Fanciullo”.

 

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LE RICHIESTE DEI SEPARATI AI POLITICI  PER LE REGIONALI

I separati della Valle d’Aosta esprimono precise richieste ai politici che si candidano per la gestione della regione. La preferenza, nel segreto dell’urna, andrà a quelle forze politiche che avranno fatto proprie e messe nei loro programmi alcune delle proposte formulate dai soci dell’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori poiché le drammatiche problematiche dei separati non possono continuare ad essere ignorate da chi amministra la cosa pubblica.

La gestione della separazione non è solo un affaire dei tribunali e dei servizi sociali, ma investe pienamente tutta la comunità locale a cominciare dalla politica a cui compete progettare e trasformare la società, tutelandone la parte più debole e indifesa e renderla, così, sempre più a misura d’uomo.

Le separazioni sono una emergenza sociale che, continuando ad ignorarla come si fa oggi, procurerà danni sui nostri figli e comprometterà il futuro stesso della società. La maggioranza dei  minori di oggi vivono direttamente, o di riflesso, la scissione della famiglia con tutte le conseguenze che ciò comporta soprattutto per il venir meno della bigenitorialità come valore insostituibile nella formazione dei futuri cittadini.

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Violenza sui minori e sui loro padri separati

Una verità volutamente negata in Valle d’Aosta

 

I politici hanno approvato una legge regionale per sostenere le donne vittime di violenza da parte dei mariti o dei compagni, ritenuta una piaga nascosta anche in Valle. Nel 2012 – secondo il procuratore capo, sig.ra Marilinda Mineccia - ci sono state 135 denunce e, guarda caso - diciamo noi - la stragrande maggioranza le hanno fatte donne al centro di separazioni o affido dei figli conflittuali dove il ricorso al pronto soccorso, ai servizi sociali con le loro costose strutture protette, alla forza pubblica, alla procura, alle associazioni femministe sorrette dal finanziamento pubblico servono fondamentalmente per chiedere più soldi all’ex-partner o marito o padre dei figli, per farlo condannare (cosa automatica in Aosta per una giustizia sollecita alle loro denunce), per giustificare il reato di  sottrazione dei figli ai padri, per la diffusa Pas (sindrome di alienazione parentale) e così per relegare il ruolo  paterno solo a quello di genitore bancomat. Talvolta, infine, queste denunce servono anche per coprire storie di tradimenti.

L’affido condiviso ormai non si nega più a nessuno, ma poi chi tutela i diritti inalienabili dei figli ad avere due genitori con pari opportunità genitoriali ed economiche?

La politica regionale non può ignorare la drammatica situazione delle separazioni in Valle d’Aosta e la discriminazione esistente, purtroppo con frequenza,  tra madre e padre, quasi sempre soccombente. La genitorialità non è ad esclusivo appannaggio della madre e l’istituto delle Pari Opportunità, gestito con soldi pubblici, non può operare con paraocchi, perpetuando sovente discriminazione  ideologica tra i due sessi. Pari opportunità sì, ma per gli uomini e per le donne!

L’uomo padre-padrone non ha più spazio in una società moderna e il voler perpetuare indistintamente schemi ideologici o fantasmi psichici di altri tempi è una offesa all’intelligenza umana. Oggi, come evidenziato in molti saggi, i padri sono genitori migliori delle madri.

Esiste la violenza sulle donne, quella vera, e la nostra condanna è netta e immediata ma altrettanto netta è la condanna della subdola violenza - psicologica e non solo - sui minori e sui padri che in Valle d’Aosta raggiunge percentuali elevate.

Nessuno ne parla perché il sistema valdostano politica-giustizia-servizi sociali-certi mass-media è blindato e la prassi dello scarica-barile conviene a tutti: sia a chi dovrebbe condannare la madre che estromette i figli dalla vita del padre e dovrebbe indagare sulle dichiarate violenze, sia a chi si ritrova al centro di un potere non sempre supportato anche da professionalità, sia da chi trae vantaggi economici dalla rete dei servizi privati ben pagati e sponsorizzati dalla politica e dagli stessi servizi sociali sia da chi non vuole dispiacere sia ai politici (che finanziano l’informazione con i soldi pubblici) che ai tribunali forieri di cronaca nera.

I padri vengono quasi sempre e comunque rinviati a giudizio per maltrattamenti in famiglia, per stalking, per aver fatto venir meno i mezzi di sussistenza all’ex-moglie o all’ex-compagna (anche se hanno perso il lavoro, se le spese straordinarie non erano state concordate, ecc.. ecc.. ). I ricorsi di modifica delle condizioni di separazione anche in presenza di serie motivazioni sono ritualità inutili. L’efficienza della giustizia valdostana si evince nei numeri dei decreti penali di condanna e nelle condanne emesse a ritmo elevato in rapporto alla popolazione e nella rapidità con cui si archiviano le denunce contro le madri presentate da padri che da mesi o anni  non riescono a  vedere i propri figli!

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