L'ENNESIMA TRAGEDIA: FORSE EVITABILE? - 26 Febbraio 2009 PDF Stampa E-mail

26 Febbraio 2009

Leggere di tragedie come quella di San Donato deve far riflettere tutti; la follia non ha confini e solo questa “bestia della mente” può spingere un padre ad uccidere in modo così selvaggio suo figlio.
Ma se ci abbandoniamo al fatalismo, all’ineluttabilità dei cosiddetti “gesti insani frutto di improvvisa pazzia” continueremo a leggerne sempre di più, e già ora siamo in piena emergenza.

 A meno di non trovarci difronte a persone affette di reale insanità, quei “matti” che un tempo venivano opportunamente tenuti lontani dal resto della società per evitare che la danneggiassero, credo che si possa dire che certe privazioni spingono le persone meno forti verso la follia. L’articolo a firma di Patrizia Tossi (La Nazione del 26/02/09) riporta che le visite protette erano state decise sulla base della violenza, presunta o riscontrata non è dato di sapere, dell’uomo che aveva minacciato di portare via il bambino. Per un genitore, il 99% di queste situazioni il padre, poter vedere raramente e solo in situazioni protette il proprio figlio è molto più che frustrante. 


Come Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori assistiamo ad una casistica abbastanza ampia di questa tipologia di visite rare e protette. Molto spesso, anzi troppo spesso, abbiamo riscontrato che questa modalità viene prevista dopo che l’altro genitore abbia sporto una o più denunce di violenza ma senza che vi sia stata una sentenza, neanche di primo grado; eppure la Legge dice che siamo innocenti fino a quanto l’ultima sentenza, appello o cassazione, non sia passata in giudicato.
La violenza in famiglia è mostruosa e la relativa legge serve a difendere chi altrimenti sarebbe costretto a convivere col potenziale carnefice. Vorremmo però che il motto “la legge è uguale per tutti” oltre a campeggiare sulle aule dei tribunali campeggiasse nelle menti illuminate dei magistrati che usano due pesi e due misure a seconda se il “cattivo” di turno sia uomo o donna.
Chi scrive ha toccato con mano tale discriminante modalità e la vede perpetuare nei tanti casi che l’Associazione segue, segnalando un picco anomalo in Valdaosta dove pare esistere una vera emergenza.
In chiusura rivolgo una domanda a tutti coloro che leggeranno queste poche righe: se questo “operatore turistico con regolare permesso di soggiorno” non fosse stato messo in condizione di vedere il proprio figlio peggio di tanti carcerati, uomini e donne condannati con pene gravi, sarebbe arrivato a tanto? Coloro che si vedono applicare queste misure sapendo che non esiste altra motivazione del rancore del proprio ex partner, quanto possono resistere prima di diminuire/perdere la propria lucidità mentale?

Giovanni Montanaro

 

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